Bruno Miliadò era incandidabile? Esposto di tre cittadini, indaga la Prefettura
di Andrea Rifatto | 07/08/2019 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 07/08/2019 | ATTUALITÀ
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Il sindaco Bruno Miliadò
Le voci in paese, e anche oltre, si rincorrono da settimane. Il tema è lo stesso che ha tenuto banco nella campagna elettorale delle Amministrative, solo che adesso dal discuterne in piazza si è passati ad altre sedi, ben più rilevanti. La vicenda della presunta incandidabilità del sindaco di Forza d’Agrò, Bruno Miliadò, eletto il 28 aprile, che sollevammo già il 13 febbraio, potrebbe riservare altri sviluppi. Tre cittadini, Domenico Gentile, Alfio Russo e Antonino Lombardo, hanno infatti deciso di andare a fondo e il 5 giugno hanno presentato un esposto al prefetto per chiedere la verifica delle condizioni di incandidabilità del ragioniere Miliadò alla carica di sindaco e di assumere ogni utile iniziativa al fine di assicurare la corretta applicazione delle norme elettorali e, in special modo, dell’art. 10 del D. Lgs. 235/2012 (attuativo della Legge Severino) e se del caso anche promuovendo l’azione prevista dall’art. 70 del D. Lgs. 267/2000, ossia la decadenza dalla carica su azione popolare. Nodo del contendere è la riabilitazione, istituto che consente la cancellazione dei reati e che Miliadò, come ci dichiarò sei mesi fa, dice di aver utilizzato per estinguere le condanne e ricandidarsi. Nell’esposto i tre cittadini, assistiti dall’avvocato Antonio Saitta, ricordano come il sindaco abbia subito una condanna per falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale (definitiva nel 2006) che lo ha fatto già decadere dalla carica nel 2008, proprio su ricorso della Prefettura, e che il 15 maggio, “all’insediamento del Consiglio comunale e del giuramento del sindaco, i consiglieri di opposizione hanno presentato un’interrogazione chiedendo all’interessato di produrre agli atti del Consiglio il provvedimento dal quale risulti la concessione della riabilitazione o qualsiasi altro atto dal quale potesse essere comprovata la cessazione degli effetti della condanna penale”. Documenti e risposte mai forniti da Bruno Miliadò, tanto che nella seduta del 27 giugno l’interrogazione della minoranza non è stata neanche trattata perché secondo il presidente non era la forma corretta per chiedere accesso agli atti. Tra l’altro l’attuale sindaco, oltre alla condanna del 2006, ne ha riportata un’altra a nove mesi, definitiva in Cassazione nel 2013, per violazione del Dpr. 570/1960, avendo attestato falsamente nel 2006 di non trovarsi in condizioni di incandidabilità ed essendo recidivo potrebbe beneficiare della riabilitazione non dopo tre anni ma dopo otto, quindi nel 2022. Ma al di là di ciò perché Miliadò, se afferma di aver ottenuto la riabilitazione, non l’ha mai mostrata, neanche in Consiglio comunale, così da fugare ogni dubbio? “In assenza di sentenza di riabilitazione l’elezione del ragioniere Bruno Miliadò alla carica di sindaco di Forza d’Agrò è nulla ab origine – scrivono i tre – con la conseguenza di dover modificare l’esito delle elezioni con la proclamazione alla carica di sindaco della seconda classificata, Melina Gentile”. Dalla Prefettura le risposte tardano ad arrivare, anche se la consultazione del casellario giudiziale per verificare l’esistenza delle riabilitazione o meno dovrebbe essere operazione celere. E così l’avvocato Saitta il 26 luglio ha presentato un atto extragiudiziale per sollecitare l’esame della vicenda, “visto che è ampiamente spirato il termine previsto per la conclusione del procedimento (30 giorni, ndc) e la conseguente adozione di un provvedimento espresso” si legge nell’atto e “che le fondate argomentazioni illustrate dai sottoscrittori dell’esposto meritano una sollecita valutazione volta ad assicurare la corretta applicazione delle norme elettorali vigenti”. La Prefettura, con nota a firma del viceprefetto vicario Maria Carolina Ippolito, ha risposto mercoledì scorso spiegando che “Ufficio ha avviato le attività istruttorie finalizzate a verificare l’eventuale sopravvenienza di una sentenza di riabilitazione che costituisce causa di estinzione anticipata dell’incompatibilità e si riserva l’eventuale adozione dei provvedimenti di competenza all’esito delle verifiche”. Il paese attende adesso una rapida risposta.