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Comune unico Valle d'Agrò, i sindaci stoppano De Luca
di Andrea Rifatto | 22/04/2014 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 22/04/2014 | ATTUALITÀ
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L'incontro di oggi a S. Teresa di Riva
La corsa senza freni del primo cittadino di S. Teresa di Riva Cateno De Luca nel voler arrivare alla nascita di un unico comune della Valle d’Agrò subisce un brusco stop dopo l’incontro tenutosi oggi con i rappresentanti dei centri della vallata, invitati per avviare l’attività istruttoria finalizzata al progetto di fusione dei comuni di Antillo, Casalvecchio Siculo, Limina, Roccafiorita, Savoca, Forza d’Agrò, Sant’Alessio Siculo, Santa Teresa di Riva e Furci Siculo in un unico nuovo ente. Si sono presentati in sette (assente il Comune di Furci Siculo) e sin dalle prime battute si è intuito che la convocazione tout cort senza aver prima avviato un progetto su cui eventualmente discutere è stata interpretata dagli amministratori presenti come un azzardo. Alcuni di questi avevano saputo dell’incontro di oggi tramite la stampa, ancor prima che giungesse loro la lettera di invito, e ciò, anche alla luce delle richieste di chiarimenti pervenute in questi giorni da cittadini preoccupati di veder sparire il proprio comune, non li ha certo resi sereni. Ma quali sono i passaggi da seguire? L'iniziativa dei procedimenti diretti alle variazioni territoriali, nel caso specifico la fusione dei nove comuni della vallata in un nuovo ente, spetta a diversi attori, ognuno per la parte di propria competenza: alla Giunta regionale, ai comuni interessati alla variazione, con deliberazioni consiliari adottate con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri in carica, e ad un terzo degli elettori iscritti nelle sezioni di ciascuno dei comuni interessati. La materia è disciplinata dalla Legge regionale 30 del 2000, che stabilisce che le variazioni territoriali dei comuni vengono attuate con l’approvazione di una legge regionale, previo referendum delle popolazioni interessate. Al consiglio comunale spetta il pronunciamento in merito al progetto di fusione: qualora non adempia a questo obbligo, sarà l'assessorato degli Enti locali, tramite commissario ad acta, a provvedere in via sostitutiva. Gli atti, unitamente alle osservazioni dei cittadini e del consiglio comunale, vengono poi trasmessi all'assessorato regionale, che verificatane la legittimità, in contraddittorio con i comuni controinteressati, autorizza la consultazione referendaria; spetterà eventualmente al sindaco del comune avente il maggior numero di elettori residenti da consultare, nel caso specifico S. Teresa di Riva, indire il referendum. E proprio sul referendum Cateno De Luca è sembrato “invadente” ai colleghi sindaci: tra le proposte lanciate oggi infatti quella di voler istituire dei comitati referendari nei comuni della vallata, per promuovere l’idea del comune unico in tutti i centri che ne farebbero parte, non ha riscosso grandi consensi. “Contesto l’esercizio della volontà politica di un comune sugli altri – ha dichiarato senza mezzi termini il sindaco di Casalvecchio Siculo, Marco Saetti -. Alla base manca un progetto su cui discutere, questo modo di agire mi lascia l’amaro in bocca, è un voler spiazzare le comunità”. Per il primo cittadino casalvetino la discussione va avviata prima all’interno dei Consigli comunali e con il coinvolgimento dei cittadini: modalità condivisa anche da Fabio Di Cara, sindaco di Forza d’Agrò, che dichiarandosi contrario ad una fusione che rischi di far perdere le identità dei singoli comuni, ribadisce che non possono essere i sindaci a promuovere la strada che porti ad un comune unico. Restii a perdere la propria autonomia anche i sindaci di Antillo, Davide Paratore, Limina, Filippo Ricciardi, Roccafiorita, Santino Russo, e l’assessore Antonella Savoca, in rappresentanza del Comune di Savoca. Diversità territoriali e distanza tra i comuni sembrano essere le giustificazioni ad un progetto che è parso ancora irrealizzabile. “Bisogna analizzare vantaggi e svantaggi che la fusione comporterebbe” ha affermato il presidente del Consiglio comunale di Sant’Alessio Siculo, Giuseppe Pasquale, che non esclude a priori un interessamento alla proposta di un nuovo comune unico. Il sindaco di S. Teresa ha preso atto del dissenso manifestato dai colleghi, che tra l’altro non hanno fatto pervenire quanto richiesto nella lettera di convocazione, cioè i bilanci consuntivi 2013, le determine con l’elenco dei residui attivi e passivi, i piani triennali delle opere pubbliche e l’elenco dei beni immobili appartenenti al patrimonio degli otto comuni interpellati. “Erano tutti documenti indispensabili per approntare il progetto di fusione che avrebbe evidenziato i vantaggi finanziari per i comuni – ha spiegato De Luca in chiusura-: con un nuovo ente unico non si perderebbero le identità comunali, mantenute vive tramite le Municipalità, e le risorse della vallata, patrimonio comune e non beni dei singoli comuni, verrebbero valorizzate come meritano”. Secondo De Luca, l’errore dei colleghi sindaci sta nel non voler separare la questione politica dagli aspetti tecnico finanziari: l’operazione che si intende avviare, ha spiegato ai presenti, permetterà ai comuni più piccoli di predisporre progetti realizzabili sono con il comune unico, visto che al momento alcuni di questi centri rischiano di non poter redigere i documenti finanziari e i piani infrastrutturali per far fronte alle esigenze delle comunità, a causa dei dettami stringenti imposti dalla Legge di stabilità nazionale e regionale. E sulla gestione comune dei servizi, il primo cittadino di S. Teresa sembra scettico, in quanto non esistono più appositi finanziamenti per poter avviare iniziative in tal senso, alla luce anche dell'abolizione del Fondo per le Autonomie da parte della Regione Siciliana.
Ma il sindaco di S. Teresa ci crede fortemente e in premessa ha spiegato che è il quadro normativo nazionale che incentiva la fusione dei comuni, tramite lo stanziamento di finanziamenti decennali e la possibilità di sforare il patto di stabilità per alcuni anni, così da ovviare alla riduzione dei trasferimenti da Stato e Regione. Un soluzione che, secondo De Luca, permetterà ai comuni, ridotti ormai ad essere degli “stipendifici”, di rilanciare il loro operato e poter sviluppare politiche comprensoriali più vaste.
Tutti concordi invece nel voler avviare un percorso per la gestione associata dei servizi, così da ridurre i costi che i nove comuni della Valle d’Agrò sostengono per le strutture amministrative all’interno dei municipi.
Forse una partenza soft, con il coinvolgimento attivo di tutti i comuni e un’analisi obiettiva di cosa comporterebbe la nascita di un ente unico, avrebbe aiutato ad avviare il percorso con maggiore convinzione. Cateno De Luca ha tenuto a sottolineare che la volontà di istituire dei comitati refendari nei comuni non va vista come una mancanza di rispetto istituzionale, visto che la legge prevede la possibilità di intraprendere l'iniziativa popolare. Ma non tutto sembra perduto: se dai comuni della vallata giungeranno gli atti richiesti dal Comune di S. Teresa, l’analisi dei bilanci e delle situazioni patrimoniali degli enti potrebbe portare a predisporre un serio progetto verso la nascita del nuovo comune unico della Valle d’Agrò. L’Amministrazione di Santa Teresa di Riva ci crede e punta a convincere gli altri comuni: non resta che attendere nuovi sviluppi.