Venerdì 01 Novembre 2024
Ennesima riunione dei sindaci per la sede di Alì Terme. Servono soldi e dipendenti


Giudice di pace, tutti lo vogliono ma nessuno (o quasi) paga. E senza personale si chiude

di Andrea Rifatto | 04/02/2020 | ATTUALITÀ

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L'incontro di ieri sera: non sono mancati i toni accesi

Il rischio che i comuni non fossero in grado di gestire un Ufficio come quello del giudice di pace era ben noto già dal 2015, quando l’Unione Valli Joniche dei Peloritani coinvolse undici centri dell’ente sovracomunale (Antillo, Casalvecchio, Forza d’Agrò, Furci, Limina, Mandanici, Pagliara, Roccalumera, Sant’Alessio, S. Teresa e Savoca) e sei esterni (Nizza, Fiumedinisi, Alì, Alì Terme, Scaletta e Itala) ottenendo dal Ministero della Giustizia il mantenimento della sede di Alì Terme con l'obbligo di accollarsi le spese per il personale e la gestione dei locali. Oggi, a distanza di quasi cinque anni, emerge la totale disorganizzazione e incapacità gestionale nel tenere in vita il presidio di giustizia di prossimità. E così da una riunione all’altra, convocate per cercare di trovare le soluzioni e risolvere le difficoltà, viene puntualmente fuori come tutte le amministrazioni comunali vogliano mantenere il servizio per non costringere utenti e avvocati a recarsi a Messina ma poi dalle parole non passano ai fatti, non versando all’Unione dei Comuni le quote annuali per gestire l’Ufficio e soprattutto non fornendo il personale comunale necessario, il problema principale che rischia da un giorno all’altro di far chiudere la sede aliese. Tutte questioni affrontate per l’ennesima volta anche ieri sera nell’aula consiliare di Alì Terme, nel corso della riunione voluta dal presidente dell’Unione dei Comuni, Davide Paratore, che continua a battersi per scongiurare la soppressione del giudice di pace ma si trova davanti ad una situazione ingestibile per l’inottemperanza dei Comuni coinvolti: “Abbiamo già fatto due incontri a vuoto – ha ribadito ieri – i sindaci dicano chiaro se sono in grado di prendere impegni, perché quelli presi finora non sono stati rispettati visto che hanno versato le quote solo pochi comuni, se si chiude togliamo un presidio dello Stato sul territorio e falliremmo come politica, è una sede che tratta 400 cause l’anno e ha una ricaduta positiva anche sul territorio, anche se ho avuto l’impressione che ci sia qualcuno a Messina che abbia la volontà di far chiudere questo Ufficio”. Sulla stessa linea il sindaco di Alì Terme, Carlo Giaquinta: “Chiudere sarebbe una sconfitta, verifichiamo i presupposti per mantenere l’Ufficio aperto”.

Il problema principale è il personale da destinare al giudice di pace: secondo la valutazione fatta dall’Unione nel 2015 servono quattro impiegati, due contrattisti di categoria C, uno di categoria B e un dipendente di ruolo categoria B, ma in questi anni si sono succeduti vari dipendenti di Scaletta, Mandanici, Fiumedinisi e Alì Terme senza certezze su orari e retribuzioni, tanto che sono sorti anche dei contenziosi con gli enti di appartenenza che adesso dovranno sobbarcarsi ulteriori costi. “Non sono più disposto a mettere a disposizione il mio impiegato per il giudice di pace – ha fatto presente il sindaco di Mandanici, Giuseppe Briguglio – dopo due anni di sacrifici mi ritrovo a dovermi sobbarcare 10mila euro di spese aggiuntive e questo non è ammissibile. Tra l’altro si tratta dell’unico vigile urbano che ho a disposizione e in municipio al momento ho carenze di organico”. Ne è seguito uno scambio di battute con il collega Paratore, anche dai toni accesi, con Briguglio che si è detto pronto già da oggi a revocare l’utilizzo del dipendente, la cui assenza rischierebbe seriamente di portare alla chiusura del giudice di pace. Poi il sindaco di Mandanici ha dato disponibilità a proseguire solo se l’Unione garantirà il costo dello stipendio e l’integrazione del monte ore e a firmare la convenzione del 2015 con l’Unione dei Comuni, visto che Mandanici e Limina non aderirono ma usufruiscono comunque del servizio ricadendo all’interno della giurisdizione dell’Ufficio di Alì Terme. Gli altri Comuni hanno manifestato difficoltà a fornire dipendenti da distaccare al giudice di pace, ad esclusione di Nizza che ha già individuato una figura cat. Ce Furci che proverà a capire se via sia possibilità di utilizzare un cat. B. Ma serve una programmazione ben definita soprattutto per il monte ore, perché le esigenze e le richieste del giudice di pace (udienze fino a tarda ora, straordinari, ecc) molto spesso mal si conciliano con quelle dei comuni. Capitolo quote: ad oggi il totale da riscuotere ammonta a 92mila euro e tra i debitori principali vi sono S. Teresa (18.916 euro) Roccalumera (9.887), Nizza (8.954), Alì Terme (7.063), Itala (5.454), Sant’Alessio (5.252), anche se nei giorni scorsi qualche ente ha versato le quote e dunque il credito è lievemente diminuito e nel caso di Alì Terme vanno considerati i costi del personale non ancora rimborsati dall’Unione. Situazioni di debiti, crediti e partite di giro tra Comuni e Unione che se non risolte una volta pet tutte rischiano di far chiudere il presidio di giustizia. E questa volta per sempre.


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