Venerdì 01 Novembre 2024
Verifiche chieste dalla Soprintendenza per chiudere la valutazione di impatto ambientale


Lotta all'erosione costiera a Santa Teresa, in mare scattano le ricerche archeologiche

di Andrea Rifatto | 07/01/2024 | ATTUALITÀ

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Le attività sono state affidate ad un'archeologa

“Ottemperare a quanto richiesto dalla Soprintendenza del Mare nel 2017, in sede di conferenza dei servizi, con lo scopo di realizzare celermente le opere di mitigazione del rischio idrogeologico previste”. Una procedura, l’ennesima, che dovrebbe essere l’ultima per consentire l’avvio dei lavori di protezione del litorale di Santa Teresa di Riva dall’erosione costiera, che da anni non riescono a partire a causa della burocrazia. Il documento ancora mancante era la verifica preventiva dell’interesse archeologico (Vpia) e nelle scorse settimane il Commissario delegato contro il dissesto idrogeologico in Sicilia, Maurizio Croce, ha affidato l’incarico e il contestuale servizio di sorveglianza e scavo archeologico, assegnando l’incarico all’archeologa Daniela D’Alto di Teggiano (Salerno), iscritta nell'elenco nazionale dei professionisti dei beni culturali del Ministero della Cultura, per una spesa totale di circa 70mila euro per i due affidamenti. Le verifiche sono state svolte nei giorni scorsi, dopo il nulla osta all’esecuzione delle indagini strumentali archeologiche rilasciato dalla Capitaneria di Porto, in buone condizioni meteo-marine e in diversi punti dello specchio di mare santateresino, tramite immersioni dei subacquei che hanno ispezionato il fondale. Le risultanze delle indagini finiranno in un elaborato che verrà inviato al Commissario delegato contro il dissesto e sarà esaminato dalla Soprintendenza del Mare, allo scopo di chiudere la pratica aperta all’Assessorato Territorio e Ambiente, che deve essere sottoposta all’esame della Commissione tecnica specialistica per il rilascio del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur), finalizzato all’avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale. 

Secondo la relazione archeologica, stilata negli anni scorsi dall’archeologo Rosario Pignatello, il rischio archeologico dell’area è nullo, in quanto la zona è priva di rinvenimenti archeologici. Il professionista ha esaminato tre settori della spiaggia e in uno di questi ha trovato un frammento di ceramica acroma il cui profilo sembrerebbe alludere ad un orlo di vaso: in generale, però, “la ceramica rinvenuta è presumibilmente di periodo moderno, tuttavia è stata riscontrata la presenza di qualche frammento di ceramica che essendo abraso in superficie risulta di difficile lettura”. Nella sua relazione l’esperto ha evidenziato che “le testimonianze relative a ritrovamenti archeologici avvenuti nel corso degli anni per l’area indagata non sono documentate in maniera sistematica e puntuale”, dunque le ispezioni subacquee dei giorni scorsi non dovrebbero far emergere novità o sorprese. Le opere di difesa costiera, finanziate dalla Regione con 10,6 milioni di euro, sono state appaltate nel 2021 e prevedono la realizzazione di 14 pennelli in massi naturali di natura lavica e il ripascimento emerso del litorale emerso per la lunghezza di 3,3 chilometri e quello sommerso nei tratti intermedi tra i vari pennelli con l’utilizzo della sabbia del torrente Savoca.


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