Domenica 24 Novembre 2024
Tra nuove regole ed aumenti, produrre meno rifiuti è la via maestra da seguire


Tares: l’ultima imposta che fa tremare le famiglie

di Carmelo Cutrufello | 15/11/2013 | ATTUALITÀ

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Non importa se la ripresa arriverà o meno, su un tema è ora di cominciare a discutere sul serio: le tasse. Ce ne sono di tutti i tipi e colori, strane e ordinarie, innovative e antiche come il cucco, locali, regionali, nazionali, dirette, indirette e anche oblique. Qualcuna pare addirittura viva di vita propria. In questa bolgia di balzelli che farebbe invidia all’Italia del ‘400 cerchiamo di mettere ordine e di affrontarne a viso aperto almeno una. Quella di cui parliamo oggi è la Tares, già Tarsu, poi Tia e prima ancora “contributo” o “tariffa” per la gestione del ciclo dei rifiuti.
Vi risparmio il confronto tra Tares e Tarsu andando subito al sodo: si paga più di prima. Ma perché? Perché prima la Tarsu copriva solo una parte del costo dell’igiene urbana (che comprende tutto: scerbatura, disinfestazione dei cassonetti, ritiro e conferimento dei rifiuti) ed il resto lo compensava il comune, mentre adesso la Tares paga tutto integralmente, e perché con il passare del tempo i costi crescono più che proporzionalmente e devono essere coperti con maggiori prelievi. Doppio effetto, unico risultato: il salasso.
Ma conosciamo meglio il nostro nemico.

Cos’è la Tares? Dall’01/01/2013 – recita il mantra ministeriale - è istituito in tutti i Comuni il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, a copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento, svolto in regime di privativa dai Comuni e dei costi relativi ai servizi indivisibili dei Comuni. Il tributo è corrisposto in base a tariffa commisurata ad anno solare, cui corrisponde un’autonoma obbligazione tributaria. 
 
Chi deve pagarla? Il tributo è dovuto da chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Negli immobili ad uso domestico si considera solo la superficie coperta.

Come si determina l’importo? In linea di massima, la tassa è commisurata alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte, sulla base dei criteri determinati con il regolamento approvato dal comune. Per le unità immobiliari a destinazione ordinaria iscritte o iscrivibili nel catasto edilizio urbano, la superficie assoggettabile al tributo è pari all’80% della superficie catastale determinata secondo i criteri del DPR n. 138/98. (Art.14, co.9). Gli importi pagati coprono quindi sia la gestione viva del servizio sia i costi di investimento in impianti ed altre infrastrutture.

Poteri dei comuni. Nella modulazione della tariffa sono assicurate riduzioni per la raccolta differenziata riferibile alle utenze domestiche. Alla tariffa è applicato un coefficiente di riduzione proporzionale alle quantità di rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato al recupero. Il consiglio comunale può deliberare ulteriori riduzioni ed esenzioni. Il Comune, con regolamento, può deliberare circostanze attenuanti od esimenti nel rispetto dei principi della normativa statale. Unico vincolo per il comune è mantenere costante il valore complessivo del prelievo affinché venga completamente coperto il costo del servizio. 

Sperando di non avervi annoiato troppo, vediamo in breve perché si paga tanto. Facciamo solo un attimo un passo indietro: la Tares si paga in base a quanto costa il servizio. Chi decide quanto costa il servizio? La risposta è semplice: l’Ato. Gli Ato sono ambiti territoriali ottimali, società consortili formate dagli stessi comuni che protestano per gli importi richiesti e che ne eleggono il Consiglio di Amministrazione. L’Ato eroga i servizi necessari per mantenere l’igiene pubblica, assume personale, paga esperti ecc... Come sono esplosi i costi dell’Ato? Facciamo uno sforzo di memoria: quando si trattò di trasferire all’Ato il personale che già si occupava di raccolta nei comuni, non tutti lo fecero. Ad esempio Santa Teresa di Riva, sindaco Alberto Morabito, votò in giunta la revoca del trasferimento dei dipendenti interessati, ben undici, disposta dall’allora commissario regionale Antonino La Mattina. Sul caso ci fu anche un passaggio in tal senso in consiglio comunale. Da allora, paghiamo gli undici dipendenti comunali e ne abbiamo assunto altri undici per fare il loro lavoro raddoppiando i costi complessivi del sistema. Fu così quasi ovunque. Per tornare al discorso generale, l’Ato ha poi speso tantissimo per acquistare gli impianti e le aree di stoccaggio, pagando tutto con i soldi dei contribuenti. La politica nazionale ci ha messo del suo chiudendo le piccole discariche comunali ed imponendo il conferimento nelle enormi aree di Mazzarà Sant’Andrea (ME) e Motta Sant’Anastasia (CT). I comuni dal canto loro non hanno ridotto di un euro il costo del servizio: differenziata zero, impianti di compostaggio zero, recupero – riciclo e riuso zero. Quindi si paga due volte, la prima in termini di costo del servizio, la seconda in termini di mancato sviluppo, occupazione e investimento.

Può il comune fare qualcosa per ridurre il costo del servizio?
Ovviamente si! Ma cosa? Il contributo che versiamo all’Ato si compone di tre grosse categorie: costi amministrativi, oneri derivanti dal servizio di discarica e servizi di igiene urbana. Gli oneri amministrativi, che pesano per un 3-5% in media (per capirci a Santa Teresa sono circa 60mila euro l’anno, euro più euro meno), potrebbero essere azzerati portando la sede dell’Ato in un edificio pubblico e non in una villa con piscina e conferendo personale (che già paghiamo) e non denaro. Gli oneri di discarica (che pesano per oltre 600mila € su 2 milioni di bolletta) potrebbero essere abbattuti in percentuale pari a quella della raccolta differenziata: ad esempio, portiamo la differenziata al 60% come ad Aci Bonaccorsi (CT), conferiamo in discarica il 60% in meno, risparmiamo il 60% degli oneri pari a 160 € a tonnellata più il carburante, l’usura dei mezzi, etc. Inoltre potremmo vendere il prodotto differenziato ed incassare moneta sonante oppure, e sarebbe l’ideale, favorire la nascita della filiera del riciclo creando imprese che sfruttino questi materiali, creino occupazione, ricchezza e sviluppo. Solo così risparmieremmo una barcata di soldi e produrremmo un effetto positivo per il territorio. Per quanto riguarda l’igiene ambientale, questa componente di costo ha la sua massima espressione nel personale: 11 dipendenti, come nel caso di Santa Teresa, costano in media 330 mila euro l’anno. Se questo lavoro lo avessero continuato a fare i comunali, i santateresini avrebbero risparmiato in sei anni circa 2 milioni di euro.

 

Un caso particolare – RICICLIAMO MESSINA
Potremmo definirli, quelli che ci provano. Raggiungere il 40% di raccolta differenziata entro un anno e mezzo, il 70% entro tre anni e mezzo puntando su innovazione, rispetto dell'ambiente e sostenibilità. Questi gli obiettivi del progetto RicicliAMO Messina, presentato nel mese di luglio all'amministrazione comunale guidata da Renato Accorinti da un gruppo di professionisti, messinesi e non. L'innovativo progetto nasce dalla constatazione di un dato allarmante: oggi Messina rappresenta il fanalino di coda in Italia tra le città con più di 200.000 abitanti, con una percentuale di raccolta differenziata del 5,3%. RicicliAMO Messina si articola in diverse iniziative, ecologiche ed ambientali, volte al raggiungimento di obiettivi importanti, ma al tempo stesso attentamente ponderati. Tali obiettivi, sostengono i promotori, potranno essere raggiunti grazie ad una serie di incentivazioni e programmi di sensibilizzazione, per mezzo di una concreta e reale valorizzazione del rifiuto e con il coinvolgimento di tutti i cittadini.
È prevista, innanzitutto, la raccolta di rifiuti differenziati a titolo totalmente gratuito. Come hanno spiegato i promotori, la sostenibilità economica del servizio sarà garantita dal trattamento e dallo smaltimento dei rifiuti, senza nulla pretendere né dai cittadini, né dai commercianti, né tanto meno dal Comune. Il progetto prevede anche la stipulazione di accordi con tutti i commercianti della città (bar, ristoranti, ecc..): verrà concordata la tempistica del servizio e, gratuitamente, la raccolta tutti i rifiuti differenziati da loro prodotti nell'esercizio delle loro attività. RicicliAMO Messina sarà implementato con impianti e macchinari di ultima generazione, al fine di raggiungere gli standard di eccellenza nord-europei ai quali si ispira tutto il progetto. Nella fase di ideazione del progetto numerosi sono stati infatti i contatti con tecnici ed ingegneri norvegesi, all'avanguardia nel settore della raccolta differenziata. Tra i sistemi pensati vi sono le Reverse Vending Machine, distributori automatici collocati in tutta la città che comprano i rifiuti. I promotori del progetto assicurano che le soluzioni tecnologiche studiate permetteranno un'erogazione del servizio di raccolta dei rifiuti differenziabili in modo 100% ecologico: nessuna emissione di gas serra in nessuna delle fasi di gestione, dalla raccolta allo stoccaggio. Per i cittadini i benefici saranno immediati nel momento in cui effettueranno la consegna dei rifiuti differenziabili, ma vi sarà inoltre una sensibile riduzione dei costi collettivi per l'igiene cittadina, considerata la minore quantità di rifiuti da raccogliere. Secondo i promotori, RicicliAMO Messina, insieme all'attivazione del servizio di raccolta “porta a porta”, permetterà a Messina di divenire un importante modello di gestione sostenibile dei rifiuti, riabilitando così agli occhi del mondo una città fino ad oggi in forte declino.
I promotori del progetto hanno anche pensato ad un programma di educazione ambientale da svolgere negli istituti di istruzione primaria e secondaria. Il programma di educazione ambientale è studiato in modo che i bambini imparino per mezzo del gioco. Per il raggiungimento degli obiettivi prefissati da RicicliAMO Messina sarà necessaria una grande opera di sensibilizzazione ed un ruolo importante lo hanno anche i più piccoli. Non dimentichiamo, infatti, che molte conoscenze apprese nelle scuole vengono poi portate a casa, rese disponibili alle famiglie. I bambini di oggi sono meravigliosi, molto più svegli di noi alla loro età. 

In fin dei conti, il futuro è dei nostri bambini, perché mai non dovrebbero essere protagonisti anche del presente?

Più informazioni: rifiuti  discarica  raccolta differenziata  tares  


COMMENTI

marcello perinelli | il 02/12/2013 alle 19:42:44

Mi sono veramente commosso nel vedermi recapitare la TARES a saldo per l'anno 2013. Mi sono commosso anche vedendo quanto devo pagare. Oggi la gente (parlo del ceto medio) non mette più via i soldi (quelle rare volte che rimane qulacosa a fine mese) per creare un fondo casomai capitasse qualcosa o per spenderli in altro modo, ma per pagare tasse, assicurazioni, bolli auto e bollette (luce, gas telefono ecc.) Buon natale a tutti in anticipo e forza con altre tasse, tanto una più una meno...... ormai penso che gli italiani si siano rassegnati.

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