“Non voglio centri di accoglienza”, S. Teresa si riscopre xenofoba
di Andrea Rifatto | 12/09/2015 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 12/09/2015 | ATTUALITÀ
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Cateno De Luca. Sullo sfondo l'ex caserma della GdF
E Santa Teresa si riscoprì xenofoba. Non tutta, certamente, ma a giudicare dai commenti di parecchi cittadini su un argomento che fa sempre molto discutere come l’accoglienza dei migranti che sbarcano sulle coste siciliane, si giunge facilmente a questa conclusione. A scatenare il dibattito è stato l’ennesimo post dai toni caldi lanciato su Facebook dal sindaco Cateno De Luca, che senza mezzi termini ha subito messo le mani avanti dichiarando che non accetterà l’apertura di centri di accoglienza a S. Teresa: “Non esiste proprio, non perché io sia un razzista ma per principio: fino a quando sono io il sindaco nessuna autorità si potrà permettere di stuprare Santa Teresa. Neanche nella ex caserma della Guardia di Finanza. Me lo impongono? Allora brucio la fascia di sindaco in piazza Municipio e mi dimetto”. Il riferimento è alle voci che corrono in paese da settimane, secondo le quali nei locali dell’ex caserma delle Fiamme gialle di via Vittorio Emanuele Orlando sarebbero stati ospitati a breve circa 100 immigrati. Voci smentite sia da un amministratore comunale che da una nostra fonte presso la Prefettura di Messina, che ha fatto presente come tra le strutture disponibili ad alleviare l’emergenza sbarchi in Sicilia non sia stato inserito, al momento, l’edificio santateresino di proprietà dell’Agenzia del Demanio. Non avevamo sentito l’esigenza, pertanto, di scrivere di tale “notizia” per non creare ulteriori allarmismi(?), ma ci vediamo “costretti” visto il post sopra le righe del sindaco tra un viaggio di lavoro in giro per la Penisola e una sfornata di pane caldo nella nativa terra. “Se è così meglio ancora, così si fa chiarezza su una voce che gira con insistenza sul territorio e comunque sono decisioni che se prese difficilmente sono contrastabili da amministrazioni locali” ha subito commentato Salvatore, che si era augurato che un’eventuale struttura di accoglienza avrebbe dato ospitalità “solo a gente realmente bisognosa e che comunque non creerà problemi o tensioni in un paese storicamente tranquillo come il nostro. Altrimenti – aveva aggiunto – alla prima problematica mi procuro passamontagna e mazza da baseball”. A seguire le diverse reazioni degli utenti della rete. “Chi vuol fare il buon samaritano se li metta in casa propria!!! Nessuno può dirgli nulla, ma finiamola con le ipocrisie e chiacchiere da bar, questa è un invasione ‘poco’ silenziosa. Io a casa mia non li voglio” – scrive Giuseppe. “Accertato che la quasi totalità dei suoi concittadini santateresini si dichiara di fede cattolica, molto viva vista l'affluenza agli annuali appuntamenti con le processioni patronali, ed essendo il messaggio di vostro Signore Gesù molto chiaro in quanto a misericordia, accoglienza, pietà umana, direi che il vostro punto di vista in un sistema democratico è assolutamente marginale – replica Giovanni –: per coerenza comunque vi consiglierei di rimuovere il crocifisso dalle vostre case”. C’è chi addirittura si preoccupa che alcune decine di migranti possano essere ospitati da un sacerdote, come tra l’altro ha invitato a fare Papa Francesco: “Scusi signor sindaco, a me hanno detto che verranno ospitate 35 persone nella villa di padre Broccio, le risulta”?. “Non ne sappiamo nulla e spero che sia una delle tante cavolate sull'argomento” risponde subito De Luca. “Sono contrario al business dei centri accoglienza – spiega poi il sindaco – a Chianciano (dove ha trascorso le sue vacanze, nda) molti alberghi chiusi sono stati riaperti perché ricevono 40 euro al giorno ad immigrato. Purtroppo i fatti dimostrano che la strategia dell'accoglienza ha fatto centuplicare gli sbarchi, la politica non è stata all'altezza del fenomeno. Perché deve pagarne le conseguenze la mia comunità? Io non sono né razzista né bigotto: sono una persona pratica e razionale. Io la penso così, non comprendo lo scalpore della mia riflessione”. “Mi divertono tutti i commenti che iniziano con 'io non sono razzista' o 'non datemi del razzista perché non lo sono' – evidenzia Michele –: perché mettete le mani avanti?”. Il primo cittadino torna allora sui suoi passi: “Se difendere la propria comunità significa questo, allora sono razzista: meglio così che passare per uno che non sa prendere decisioni”. “Ma che fastidio vi danno? Il bigottismo e il razzismo che c'è in questo paese mi schifa e mi innervosisce sempre di più” commenta Domenico, giovane santateresino. Insomma le opinioni si sprecano ma in larga parte sembra prevalere un sentimento di avversione generica e indiscriminata nei confronti di quanti scelgono di lasciare il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e migliori condizioni economiche altrove. Migranti che giungono spaesati anche nella riviera jonica in attesa di un futuro migliore lontano dalla Sicilia, terra che anche per loro non offre speranze. Xenofobia che si manifesta con atteggiamenti e azioni di insofferenza giustificati da una paura nata non si sa bene da cosa, da una preoccupazione che contagia molti non si sa bene perché. Sfugge evidentemente che non esistono persone buone o cattive, non esistono categorie di persone che agiscono nel bene e altre che non lo fanno. Men che meno possiamo attribuire una qualche inclinazione alla violenza e una particolare predisposizione al crimine a seconda della razza o delle nazionalità. “Ci sono molti modi per parlare di accoglienza – come suggerisce Giovanni – in Calabria molti comuni si sono organizzati così bene che i migranti in cambio di un raffazzonato posto letto e un pasto caldo si occupano di pulire le strade e di contribuire al miglioramento del decoro urbano. Non c'è solo il 'business delle cooperative', questa semplificazione sgrammaticata che serve sul piatto dell'ignoranza – risponde a Cateno De Luca – è utile solo ad imbonire gli incapaci. Fai il Salvini con la coppola, gridi terrone a chi è più terrone di te. Non tutti sono capaci di amministrare e da queste situazioni si vede chi è un ragioniere e chi sa gestire le emergenze piuttosto che scansarle. Evidentemente non sei all'altezza, tu come molti altri”. Ma la xenofobia non è un sentimento che colpisce solo S. Teresa, sia chiaro: fino a quando i quotidiani sbatteranno in prima pagina il mostro straniero, magari sospettato e non ancora condannato, non ci sarà spazio per altro e saremo destinati a vivere nella paura del diverso, piuttosto che crederci arricchiti da quanti con noi creano ormai una comunità e più di noi, molto spesso, si spendono per difenderla. Dimentichiamo, evidentemente, che anche i nostri antenati sono stati migranti in passato, con storie molto simili se non peggiori di quelle vissute oggi da quanti scappano dall'Africa e da altri paesi del mondo per cercare una vita migliore. Quella è la loro unica preoccupazione, le nostre, in confronto, sono ridicole. "Le istituzioni che chiudono le porte agli immigrati chiedano perdono" aveva dichiarato nel giugno scorso Papa Francesco. Ma evidentemente al sindaco di S. Teresa Cateno De Luca, che si professa un fervente cristiano, questo monito sarà sfuggito.