S. Teresa, depuratore ancora senza autorizzazione allo scarico in mare
di Andrea Rifatto | 09/06/2017 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 09/06/2017 | ATTUALITÀ
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Il depuratore di contrada Catalmo, utilizzato anche da Savoca
Da cinque anni l’impianto di depurazione di S. Teresa di Riva, utilizzato anche dal vicino comune di Savoca, è privo di autorizzazione allo scarico in mare. Tra ritardi e inerzie, infatti, manca ancora il provvedimento autorizzativo di competenza della Regione, che certifica il rispetto della normativa in materia di depurazione delle acque reflue. L’istanza per il rinnovo era stata inoltrata dal Comune al Dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti il 7 maggio 2012 e ad ottobre dello stesso anno la Regione chiese l’integrazione di documenti, che però l’Ente inoltrò solo in parte, senza allegare il nulla osta della Capitaneria di Porto relativo all’uso del demanio marittimo, la relazione tecnica e la planimetria della struttura. Nel frattempo il 6 luglio 2012 l’Arpa di Messina, a seguito di un sopralluogo congiunto effettuato con la Capitaneria di Porto, contestò al direttore dell’Area Territorio e Ambiente (trasgressore) e al sindaco (obbligato in solido) la violazione del Testo unico ambientale per la mancanza dell’autorizzazione allo scarico del depuratore di contrada Catalmo, che serve 11.300 abitanti. Situazione che irritò non poco l’Amministrazione e pochi giorni dopo la Giunta comunale, su proposta del sindaco Cateno De Luca, incaricò l’Ufficio tecnico comunale e il segretario generale ad effettuare una puntuale ricognizione amministrativa al fine di individuare eventuali soggetti responsabili dell’illecito amministrativo contestato dall’Arpa. Il 22 ottobre arrivò però una doccia fredda dalla Regione, in quanto l’istanza venne bocciata per carenze documentali: il Comune non aveva infatti trasmesso al Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti il nulla osta della Capitaneria di Porto relativo all’uso del demanio marittimo e alla sicurezza della navigazione, la relazione tecnica e la planimetria generale dell’impianto, con indicati i collettori di entrata e uscita e il punto di scarico. Il 6 novembre 2013 l’Ente affidò quindi un incarico al perito industriale chimico Guido Vito Alioto di Mascalucia, con una spesa di mille 500 euro, per rimediare e redigere una relazione specialistica per condurre un’accurata istruttoria tecnico-amministrativa di verifica e approfondimento delle caratteristiche tecnico-funzionali dell’impianto. L’incartamento venne inviato a Palermo il 5 dicembre 2013 ma in questi anni non è mai stato firmato il decreto che autorizza lo scarico in mare del depuratore. Dopo varie interlocuzioni, l’8 marzo di quest’anno il Dipartimento Acqua e dei Rifiuti ha scritto al Comune chiedendo un’integrazione agli atti già in possesso della Regione, in particolare l’invio delle analisi chimico-fisiche e microbiologiche del refluo in ingresso e in uscita dall’impianto, in quanto i dati in possesso non sono aggiornati. Da due mesi a questa parte, però, il Comune non ha ancora risposto e se non lo farà a breve si corre il rischio che venga emanato un altro decreto di diniego allo scarico. Nel caso di S. Teresa, comunque, si tratta di un atto formale che serve ad evitare di incorrere in sanzioni, visto che non è in discussione la qualità delle acque nel tratto di mare antistante il depuratore, giudicata eccellente dal Ministero della Salute in base all’ultimo prelievo del 19 aprile. Rimane un dubbio: che documentazione ha inviato l’Amministrazione alla Foundation for Environmental Education (Fee) per l’ottenimento della Bandiera blu, visto che tra gli atti da allegare nella sezione Depurazione acque reflue era necessaria la copia in formato cartaceo dell’autorizzazione allo scarico delle acque reflue in uscita dall’impianto?