S. Teresa e il verde “alternativo”: 100mila euro per un lungomare spoglio
di Andrea Rifatto | 24/06/2019 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 24/06/2019 | ATTUALITÀ
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Uno degli alberi di mirto crespo ancora senza fiori
Centomila euro per avere un lungomare spoglio dieci mesi su dodici, con un’operazione che non può definirsi un successo per chi l’ha voluta. Perché il lungomare di S. Teresa di Riva meritava certamente di meglio sotto l’aspetto del verde. Dal filare di tamerici che esistevano da vent’anni sul lato mare e lo abbellivano regalando ombra e ossigeno, si è passati tre estati fa agli esemplari di Lagerstroemia indica, albero conosciuto come mirto crespo, che sarà anche piacevole a vedersi quando fiorisce ma durante il resto dell’anno è un esemplare completamente spoglio, con un vecchio tronco dall’aspetto costoluto, ed è una tra le ultime piante a germogliare in primavera. Risultato: i fiori color lilla abbelliscono il waterfront di S. Teresa per poche settimane, da luglio a settembre. E quest’anno i germogli sono ancora in ritardo, visto che solo da pochi giorni stanno spuntando sui tronchi ma non di tutti gli esemplari, in quanto non è escluso che alcuni alberi potrebbero essere appassiti per il freddo e le mareggiate. Un’operazione, danni nostri calcoli, costata complessivamente intorno a 100mila euro, tra i costi per l’espianto delle tamerici (13mila 400 euro) quelli per la piantumazione dei nuovi alberi (82mila euro circa) e altre spese correlate. Con un rapporto costi-benefici decisamente negativo. La questione è stata sollevata anche dal consigliere di minoranza Giuseppe Migliastro: “Questi tanto applauditi alberi a me piacciono tantissimo nei 40-50 giorni annui durante i quali ci onorano di sfoggiare i loro meravigliosi fiori, mentre mi fanno ribrezzo per il resto dell'anno, quando sono degli orribili pezzi di legno – ha commentato – e direi senza paura di essere smentito che si è trattato di uno sperpero di denaro pubblico riconducibile a chi ci amministra da sette anni. Il costo dell'operazione è stato di circa 125 mila euro e tutto iniziò nel gennaio 2016, periodo di avvicinamento alla campagna elettorale, nel quale, è risaputo, più soldi pubblici si spendono, meglio è, non importa come, l'importante è spendere”. Secondo il consigliere si è trattato di soldi “buttati al vento per degli alberi non adatti a vivere a ridosso del mare, alcuni dei quali già morti, rimossi, e non sostituiti, senza pensare poi alla fine ingloriosa che hanno fatto la maggior parte delle tamerici, caricate alla rinfusa su di un camion e sparite via, solo alcune, infatti, sono state ripiantate”. I vecchi alberi trovarono posto in parte nell’area a ridosso del corridoio ecologico del torrente Agrò ma non hanno avuto fortune migliori e sono rimasti dei tronchi senza chioma. La motivazione ufficiale che portò a estirpare le tamerici fu quella che negli anni precedenti erano giunte numerose segnalazioni in merito alla resina rilasciata dagli alberi, che danneggiava le auto in sosta oltre che rendere difficoltoso il transito dei passanti e lasciare il marciapiede sempre imbrattato. Una giustificazione che poteva essere anche valida ma a cui ha fatto seguito probabilmente una scelta errata nella specie da piantumare, tanto che cinque esemplari all’altezza di via Del Gambero la scorsa estate sono stati estirpati definitivamente (e le aiuole rimosse) perché erano ormai appassiti a causa delle mareggiate, nonostante il Comune tre anni fa avesse fornito rassicurazioni sulla loro resistenza alla salsedine. Le stesse aiuole in diverse zone si presentano danneggiate in quanto i cordoli hanno manifestato tutta la loro debolezza a contatto con le ruote dei mezzi che sostano negli stalli lato mare e in molti casi sono rotti o completamenti divelti. Il tamaricium sive palma (luogo di tamerici e palme), detto con cui anticamente veniva identificata la nostra costa, rimane solo un ricordo…