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Morte di Roberto Saccà a Letojanni, al via il processo per sindaco e dirigente comunale
di Andrea Rifatto | 23/05/2020 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 23/05/2020 | CRONACA
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Il torrente Sillemi dove venne travolto Saccà (nel riquadro)
Si è aperto davanti la Seconda Sezione penale del Tribunale di Messina il processo per la morte di Roberto Saccà, il commerciante messinese di 74 anni deceduto a Letojanni durante l’alluvione del 25 novembre 2016. Imputati sono il sindaco Alessandro Costa e il dirigente dell’Ufficio tecnico, l’arch. Carmelo Campailla, rinviati a giudizio il 30 gennaio scorso dal Gup Valeria Curatolo con le accuse di rifiuto di atti d’ufficio e morte in conseguenza di altro reato. Il collegio presieduto dal giudice Fabio Pagana (a latere Claudia Misale e Giovanni Grasso) ha ammesso le richieste di prove delle parti e ha rinviato il dibattimento all’udienza del 20 gennaio 2021, quando verranno ascoltati i testimoni dell’accusa. In aula erano presenti l’avvocato Orazio Carbone, legale della famiglia Saccà, l’avvocato Corrado Rizzo per il Comune di Letojanni (che ha sostituito anche i colleghi Fabio Di Cara e Salvatore Gentile, difensori di Costa e Campailla) e il pubblico ministero Roberta La Speme. Il processo dovrà stabilire se vi siano responsabilità degli organi politici e tecnici del Comune per quanto accaduto quel pomeriggio in cui Saccà, in sella alla sua moto, stava percorrendo la strada nell’alveo del Sillemi (unica via per accedere ai complessi abitativi a monte) per raggiungere il centro della cittadina turistica, quando arrivato sotto il ponte della Statale 114 venne sorpreso dall’ondata di acqua e fango venendo travolto e trascinato in mare. Il suo corpo fu ritrovato tre giorni dopo al largo dell’Isola Bella di Taormina. Il sindaco Costa (imputato anche come ufficiale di Governo per la protezione civile) e l’architetto Campailla, al culmine dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Anna Maria Arena e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Taormina sono finiti imputati con l’accusa di rifiuto di atti d’ufficio perché “nella qualità di pubblici funzionari operanti all’interno del Comune di Letojanni rifiutavano di adottare provvedimenti necessari per prevenire il rischio di esondazione del torrente Silemi, pericolo aggravato dalla deviazione degli alvei del torrenti Vallone Serro Ercia e Galeri, omettendo di disporre l’interdizione della strada torrente al traffico di pedoni e veicoli, provvedimento necessario e indifferibile al fine di assicurare pubblica incolumità in caso di precipitazioni intense”; entrambi devono poi rispondere di morte in conseguenza di altro reato perché “omettendo di precludere la strada determinavano il decesso di Roberto Saccà, che stava transitando nella strada insediata nell’alvei del torrente Silemi e veniva investito dalla colata di acqua che proveniva dalla montagna, morendo annegato”. Parti civili sono i familiari di Saccà, la moglie Pina Cannistraci, le figlie Luisa e Laura.