"Nomi e cognomi", condanna per diffamazione ridotta in appello per Cateno De Luca
di Andrea Rifatto | 25/06/2020 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 25/06/2020 | CRONACA
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Il comizio del 4 marzo 2012 a Fiumedinisi
Condanna ridotta per Cateno De Luca, attuale sindaco di Messina, al termine del processo di appello che lo vedeva imputato per diffamazione aggravata per i comizi “Nomi e cognomi”, tenuti in piazza a Fiumedinisi tra marzo e aprile 2012 e poi trasmessi su internet e in televisione. I giudici della Seconda Sezione penale del Tribunale di Messina, presieduta da Francesca Tripodo, hanno rideterminato la pena in 200 euro di multa rispetto ai 1.800 euro del primo grado, inflitti nell’ottobre del 2018 dal giudice monocratico Claudia Misale, confermando per il resto la sentenza relativamente al pagamento delle spese processuali e delle spese legali nella misura di 1.710 euro per ogni parte civile. Il sostituto pg Adriana Costabile aveva invece chiesto la conferma della multa. De Luca era stato rinviato a giudizio dal Gup Maria Militello nell’aprile 2016 dopo le querele presentate a giugno 2012 da Domenico Giardina, Maria Ricca e Massimo Giardina e a luglio dello stesso anno da Fortunata Cannetti e Carmelo De Francesco, parti civili nel processo insieme a Guglielmo Giardina, dopo le quattro serie di comizi “Nomi e cognomi” in cui De Luca accusò pubblicamente i vertici della Procura della Repubblica di Messina, inquirenti, politici, testimoni di aver tramato per costruire il castello accusatorio che portò al suo arresto nel giugno 2011. De Luca, all’epoca dei fatti parlamentare regionale, era accusato di diffamazione aggravata dall’aver commesso il fatto con mezzo di pubblicità e con attribuzione di fatti determinati, per le parole pronunciate il 4 marzo 2012 durante il comizio “Nomi e cognomi” parte prima, tenuto in piazza San Pietro a Fiumedinisi, per aver offeso la reputazione dei Giardina e di Ricca definendoli “calunniosi accusatori”, “imbroglioni”, “bastardi”, soggetti che avevano strumentalizzato la disabilità del loro figlio per imbrogliare il Tar, sfruttandolo “per fare compravendita di case”, che avevano posto in essere “un tentativo estorsivo a carico del Comune di Fiumedinisi”, mentre in un altro comizio del 4 aprile Cannetti e De Francesco venivano accusati di aver reso in suo danno una falsa testimonianza, che la Cannetti avrebbe detto a terzi di pretendere da De Luca una rilevante somma di denaro (50mila euro) a titolo di risarcimento del danno subito, irridendo durante il comizio la sua condizione di invalida, definendoli “confraternita di farisei e traditori della Sicilia”, “idioti”. Comizi videoripresi e messi in onda sull'emittente televisiva Tele 90 e sul sito internet www.siciliavera.com, di cui il deputato era responsabile. De Luca è stato difeso dall’avv. Giovanni Mannuccia, le parti civili sono state rappresentate dagli avvocati Rosario Trimarchi, Alessandro Pruiti e Salvatore Carroccio.