Foce dell'Agrò: un "tranquillo" laghetto torbido
di Andrea Rifatto | 15/06/2013 | AMBIENTE
di Andrea Rifatto | 15/06/2013 | AMBIENTE
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Il laghetto alla foce del Torrente Agrò
S. TERESA. In questo periodo dell’anno è poca la quantità d’acqua che scorre nel letto del Torrente Agrò: si tratta principalmente di acqua di falda che risale in superficie e scorre poi verso il mare, sbocco naturale del corso d’acqua. La foce dell’Agrò, solitamente ad estuario, attualmente non permette alle acque di sfociare liberamente in mare a causa della presenza di notevoli quantità di sedimenti e alla bassa velocità della corrente; prevalgono quindi i processi marini (moto ondoso e correnti costiere) su quelli fluviali. Ed è proprio per questo che alla foce è venuto a crearsi una sorta di laghetto, alimentato dalle deboli correnti del torrente: l’acqua appare in diverse parti torbida ed emana cattivo odore, si nota la presenza di alghe gelatinose e di altre piante acquatiche, non si ritrovano le classiche forme di vita di un ambiente fluviale. Tutto ciò è dovuto sicuramente alla presenza nell’ecosistema acquatico di sostanze nutritive come azoto, fosforo e zolfo, provenienti da fonti naturali o antropiche, come ad esempio i fertilizzanti utilizzati in agricoltura o gli scarichi civili o industriali, e il conseguente degrado dell'ambiente, divenuto asfittico. L’accumulo di azoto e fosforo causa la proliferazione di alghe microscopiche che, a loro volta, non essendo smaltite dai consumatori primari, determinano una maggiore attività batterica: aumenta così il consumo globale di ossigeno e si ha un notevole sviluppo della vegetazione e del fitoplancton. Il loro aumento numerico presso la superficie dello specchio d'acqua comporta una limitazione degli scambi gassosi (e quindi anche del passaggio in soluzione dell'ossigeno atmosferico) e la morte delle alghe causa di conseguenza una forte diminuzione di ossigeno a causa della loro decomposizione ed i processi di putrefazione e fermentazione associati liberano grandi quantità di ammoniaca, metano e acido solfidrico, rendendo l'ambiente inospitale anche per altre forme di vita. Al posto dei microrganismi aerobici (che hanno bisogno di ossigeno) subentrano quelli anaerobici (che invece non hanno bisogno di ossigeno) che sviluppano sostanze tossiche e maleodoranti. Tra la vegetazione anche lo scarico del "troppo pieno" Ma quale potrebbero essere le fonti di inquinamento che danno luogo a tali fenomeni? Probabilmente durante la loro discesa verso valle le acque sono contaminate da scarichi o altre sostanze utilizzate in agricoltura, ma alla foce si notano anche tracce di “affluenti” provenienti dalle sponde del corso d’acqua: al momento sono asciutti ma rimangono tracce scure sulla sabbia che fanno pensare alla presenza di uno scarico fognario. Osservando attentamente sulla sponda sinistra, ovvero verso S. Teresa di Riva, si trova tra la vegetazione una tubazione molto grande, rivolta verso il torrente, in cui al momento non scorre nulla ma nei pressi della quale è presente un pantano maleodorante, frutto probabilmente di scarichi avvenuti in tempi non lontani. Si tratta infatti di una tubazione della rete fognaria presente sul Lungomare, il cui funzionamento avviene grazie alla presenza di pompe di sollevamento che spingono i liquami fino al depuratore comunale: il tubo in questione svolge la funzione di troppo pieno, ovvero in caso di malfunzionamento dell’impianto o in presenza di notevoli quantità di reflui da smaltire, vi è la possibilità che una minima parte di questi vengano scaricati nel torrente. Sarebbe bene dunque che si dia la possibilità all’acqua del torrente di raggiungere il mare, sperando che soprattutto durante la stagione estiva non si creino spiacevoli inconvenienti di natura igienico-sanitaria.