Censimento, Sicilia sempre più vecchia e meno popolata: i primati di Roccafiorita e Limina
di Redazione | 23/02/2021 | ATTUALITÀ
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Roccafiorita e sullo sfondo Limina
Diminuisce la popolazione autoctona e il numero degli occupati, aumentano gli stranieri e i laureati, si dimezzano gli analfabeti ma aumenta l’invecchiamento. Le donne sono in maggioranza, ma rimane alto il “gender gap” nel lavoro rispetto alla media nazionale. È la “fotografia” scattata da Istat che, nel corso del 2018 e del 2019, ha svolto le prime due rilevazioni del Censimento permanente della popolazione. La popolazione censita in Sicilia al 31 dicembre 2019 ammonta a 4.875.290 unità, con una riduzione di 33.258 abitanti (-6,8 per mille) rispetto all’anno precedente e di 127.614 abitanti (-3,2 per mille in media ogni anno) rispetto al Censimento 2011. In merito al 2011 i residenti diminuiscono in tutte le province, con l’eccezione di Ragusa. La riduzione è maggiore a Enna (-9,9 per mille in media annua) mentre a Messina gli abitanti sono passati da 649.824 a 613.887: la provincia peloritana conta un saldo negativo di 54mila abitanti rispetto al 1951 (tasso medio annuo -1,2‰) e di 36mila rispetto al 2011 (-7,1‰ tasso medio annuo). Quasi la metà dei residenti vive nelle province di Palermo e Catania, dove la densità abitativa è pressoché stabile nell’arco di otto anni con valori più elevati nel catanese (244 abitanti per km2 a Palermo e 300 abitanti per km2 a Catania). Non mancano due “primati” per la zona jonica messinese: il comune più piccolo si conferma Roccafiorita con 187 abitanti, mentre quello più popoloso è Palermo con 647 mila abitanti, mentre Limina è il comune più vecchio, visto che l’età media è pari a 52,3 anni, in contrapposizione a Camporotondo Etneo, in provincia di Catania, con una età media di 36,9 anni. La provincia di Messina è quella con la più elevata età media, sia degli stranieri (36,7 anni) sia degli italiani (46 anni); sempre Messina si caratterizza per il valore più elevato dell’indice di vecchiaia (40,7) e più basso del rapporto di mascolinità (87,4). La struttura per genere della popolazione residente si caratterizza per una maggiore presenza di donne, sono 2.504.348, il 51,4% del totale. L’ammontare della popolazione straniera è pari a 189.713 unità e rispetto al 2011 si registra una crescita di 64.698 individui. Analizzando le tendenze demografiche dell’ultimo anno, però, si registra un incremento di soli 2.170 stranieri (+1,2%), a fronte di una contrazione nell’Isola della componente di cittadinanza italiana di ben 35.428 unità. Tra il 2011 e il 2019 il livello dell’istruzione è migliorato, in linea al livello nazionale. Da una parte la riduzione degli analfabeti (-47,6% a fronte del -42,5% a livello nazionale) dall’altra l’incremento dei laureati di primo livello (+40,7% contro il +49,6% della media Italia). Aumentano, di poco, i laureati di secondo livello (+15,7% a fronte del +18,3% a livello nazionale) e i dottori di ricerca (+4,7%, nettamente inferiore al +41,4% della media Italia). Si registra uno squilibrio di genere dove le donne che hanno un’istruzione secondaria sono il 51,6% sia in Sicilia che in Italia. Tra gli analfabeti e gli alfabeti privi di titolo di studio: nel primo caso il 53,8% sono donne mentre nel secondo caso il 58,6%. Per la sola licenza elementare le donne sono il 57,3% in Sicilia, il 58,5% in Italia. La percentuale di persone con il diploma di scuola secondaria di secondo grado o qualifica professionale è pari al 31,5% nella regione (35,6% in Italia), e a livello provinciale presenta il valore più alto a Messina, con il 34,7%. Al 31 dicembre 2019, le forze di lavoro sono quasi 2 milioni, 79 mila più rispetto al 2011 (+4,1%). L’incremento è dovuto alla crescita delle persone in cerca di occupazione (+22,9%), soprattutto fra gli uomini (+25,5%). In calo, invece, il numero degli occupati. Nel 2019 sono 1,5 milioni: quasi 16 mila in meno rispetto al precedente censimento (-1,1%). Le differenze sono più marcate per la componente femminile, con un tasso di occupazione (25,3%) di 12 punti più basso della media nazionale e un tasso di disoccupazione (30,1%) che supera di 15 punti il corrispondente valore nazionale. Nonostante l’incremento della partecipazione delle donne siciliane al mercato del lavoro, lo squilibrio di genere permane e assume valori più ampi rispetto alla media nazionale.