Depuratore S. Teresa, ultimatum della Regione: a rischio la Bandiera blu
di Andrea Rifatto | 13/04/2018 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 13/04/2018 | ATTUALITÀ
3847 Lettori unici | Commenti 4
La foce del torrente Agrò
Da sei anni l’impianto di depurazione fognaria di S. Teresa di Riva, utilizzato anche da Savoca, è privo di autorizzazione allo scarico in mare. Tra ritardi e inerzie, infatti, manca ancora il provvedimento autorizzativo quinquennale di competenza della Regione, che certifica il rispetto della normativa in materia di depurazione delle acque reflue e che è obbligatorio anche per l’ottenimento della Bandiera blu. Nei giorni scorsi è emerso come il Comune abbia ricevuto il 2 marzo dal Dipartimento regionale per le Acque e i Rifiuti il preavviso di conclusione del procedimento, probabilmente con esito negativo in quanto manca agli atti la relazione sullo stato attuale della condotta sottomarina che scarica in mare al largo della foce del torrente Agrò, con la verifica progettuale per il rispetto dei limiti previsti dalla legge e il calcolo del rapporto di diluizione conseguibile. Il Comune ha risposto al Dipartimento il 19 marzo e l'11 aprile l’Ufficio tecnico (responsabile del procedimento è il dipendente Francesco Scarcella) ha affidato l’incarico a uno studio chimico di Messina, per una spesa di 1.908 euro, per condurre una verifica e un approfondimento delle caratteristiche tecnico funzionali della condotta, per poter così procedere alla redazione della relazione richiesta e completare l’iter autorizzativo. L’istanza per il rinnovo dell’autorizzazione allo scarico in mare fu inoltrata al Dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti il 7 maggio 2012 e ad ottobre dello stesso anno la Regione chiese l’integrazione di documenti, che però l’Ente inoltrò solo in parte, senza allegare il nulla osta della Capitaneria di Porto relativo all’uso del demanio marittimo, la relazione tecnica e la planimetria della struttura. Nel frattempo il 6 luglio 2012 l’Arpa di Messina, a seguito di un sopralluogo congiunto con la Capitaneria di Porto, contestò al direttore dell’Area Territorio e Ambiente (trasgressore) e al sindaco (obbligato in solido) la violazione del Testo unico ambientale per la mancanza dell’autorizzazione allo scarico del depuratore di contrada Catalmo, che serve 11.300 abitanti. Il 22 ottobre 2012 l’istanza venne poi bocciata per carenze documentali. L’incartamento aggiornato venne inviato a Palermo il 5 dicembre 2013 ma in questi anni non è mai stato firmato il decreto che autorizza lo scarico in mare. L’8 marzo 2017 il Dipartimento ha scritto al Comune chiedendo un’integrazione agli atti, con l’invio delle analisi chimico-fisiche e microbiologiche del refluo in ingresso e in uscita dall’impianto. Rimane da capire che documentazione abbia inviato l’Amministrazione tra fine 2016 e inizio 2017 alla Foundation for Environmental Education (Fee) per l’ottenimento della Bandiera blu, visto che tra gli atti da allegare nella sezione Depurazione acque reflue era necessaria la copia in formato cartaceo dell’autorizzazione allo scarico delle acque reflue in uscita dall’impianto, scaduta già dal 2012. Attualmente il Comune è in possesso solo della vecchia autorizzazione allo scarico rilasciata dalla Regione nel 1988: anche questa, ovviamente, abbondantemente scaduta.