Itala, la Corte dei conti boccia il piano di riequilibrio: dissesto finanziario più vicino
di Andrea Rifatto | 04/10/2021 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 04/10/2021 | ATTUALITÀ
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L'Amministrazione comunale italese
“L’operazione di risanamento declinata nel piano in questione, riguardata sia alla luce dei risultati conseguiti che in un’ottica prospettica, non pare in grado di assicurare, nel tempo previsto, l’esito finale dell’effettivo recupero degli equilibri di bilancio”. È in sintesi il verdetto con il quale la Corte dei conti ha bocciato il Piano di riequilibrio finanziario ventennale del Comune di Itala, approvato nel 2013 (anche allora era in carica l'attuale sindaco Nino Crisafulli) e poi riformulato sei volte nel corso degli anni fino al 2019. La Sezione di controllo per la regione siciliana, nell’adunanza del 14 settembre scorso presieduta da Salvatore Pilato, non ha approvato il documento reputando che “non sussistono i presupposti per l’approvazione” e aprendo dunque le porte al dissesto finanziario del Comune, visto che secondo il Testo unico degli enti locali il diniego dell'approvazione del piano comporta l'assegnazione al Consiglio comunale, da parte del prefetto, del termine non superiore a venti giorni per la deliberazione del dissesto. In ogni caso adesso la delibera di diniego del Piano può essere impugnata entro 30 giorni innanzi alle Sezioni riunite della Corte dei conti. Una risposta che era attesa dall’Amministrazione comunale, alla quale il 4 marzo scorso la Corte dei conti aveva chiesto chiarimenti e integrazioni documentali in ordine al Piano di riequilibrio ventennale, che secondo le previsioni si sarebbe dovuto concludere nel 2032, alla luce “del notevole lasso di tempo intercorso dall’iniziale adesione alla procedura di riequilibrio pluriennale da parte del Comune nonché delle rilevanti carenze del quadro informativo e documentale a disposizione”, che ha portato ad avviare “un approfondimento istruttorio volto alla verifica degli aspetti non sufficientemente o adeguatamente chiariti allo stato degli atti”. Il 30 giugno il Comune di Itala ha risposto alla richiesta, integrandola il 6 settembre con una nota del sindaco, poi nei giorni successivi si è tenuta l’adunanza in videoconferenza alla quale hanno preso parte per l’Ente il sindaco Nino Crisafulli e Carmelo Calabrese in qualità di esperto a supporto della Ragioneria. Il sindaco ha tenuto a precisare ai giudici che “non è stato possibile riscontrare totalmente quanto richiesto dalla Corte per mancanza di documentazione dovuta allo spostamento dei locali del Comune per lavori in corso dalla fine 2019 ad oggi ed ancora in itinere e sia in quanto l’attuale responsabile dell’Area Finanziaria dal luglio 2020 al giugno 2021 non ne conosce i contenuti” e ha evidenziato ulteriori criticità organizzative segnalando, in particolare, la situazione di difficoltà in cui versa il Settore economico-finanziario dell’ente, attualmente privo di titolare. “Dalla disamina espletata sono emerse numerose e importanti criticità - scrive la Corte dei conti nelle 58 pagine della delibera - che incidono sulla possibilità di reputare sostenibile (e conseguentemente di accogliere) il programma di risanamento sottoposto dall’Amministrazione”. I giudici contabili hanno rilevato una “inattendibilità generale delle scritture contabili” in quanto “le rilevanti carenze documentali e informative, unite alle diffuse e trasversali incongruenze rinvenute all’interno degli atti e dei riscontri forniti, inducono la Sezione a ritenere che la rappresentazione dei dati contabili offerta dal Comune di Itala non sia pienamente conforme ai principi di trasparenza, attendibilità e veridicità che devono contraddistinguere, quali imprescindibili canoni di azione amministrativa, ogni attività programmatoria e contabile degli enti e quindi anche quella, di primaria importanza, della redazione del piano di riequilibrio. Alcune delle denunciate carenze palesano, peraltro, particolare gravità e valenza ostativa - viene sottolineato - rendendo incerti e non riscontrabili i risultati di amministrazione e, con essi, la stessa determinazione della massa passiva”. Rosso di bilancio che è passato da 2,7 milioni di euro nel 2013 a a 521mila 189 euro nelle ultime versioni del Piano di riequilibrio, ma secondo la Corte “la relazione prodotta dall’Amministrazione integra un contributo di valenza meramente descrittiva, numerose discrasie numeriche e alla carenza di esaustiva documentazione, non consentono di esprimere una valutazione positiva in merito all’attendibilità, alla completezza, all’entità e all’andamento della massa passiva dichiarata”. In sostanza, dunque, “il Piano presenta un contenuto che, oggettivamente, in diversi passaggi, segue uno svolgimento non del tutto chiaro e comunque poco ordinato. In molti casi i prospetti sono compilati in modo intrinsecamente contraddittorio, incompleto o non corretto e le parti riformulate sono innestate all’interno del testo senza precisi riferimenti temporali, rendendo alquanto complesso cogliere il senso logico-giuridico dell’esposizione e del quadro complessivamente delineato”. Inoltre la Corte dei conti ha messo nero su bianco come “alla maggior parte delle richieste formulate il Comune non ha risposto ovvero ha fornito riscontri solo parziali o comunque inadeguati”. Per il Comune di Itala, dunque, il destino sembra segnato, anche ad oggi, non ha ancora proceduto all’approvazione dei rendiconti relativi agli esercizi 2019 e 2020 e del bilancio di previsione 2021-2023 e solo il 2 aprile di quest’anno ha deliberato il bilancio di previsione per il periodo 2020–2022. “Detta circostanza dimostra la condizione di patente e grave difficoltà nell’assolvimento degli adempimenti programmatici fondamentali (situazione alquanto lontana, invero, da quella definibile di sana ed equilibrata gestione finanziaria a cui l’applicazione del piano dovrebbe condurre) - aggiunge la Corte - e il Comune ha dichiarato apertamente di non essere in grado di predisporre il bilancio di previsione 2021/2023 in equilibrio economico-finanziario, dunque di trovarsi in condizioni talmente gravi da non poter neppure adottare una programmazione finanziaria triennale”.