Mongiuffi Melia e la sua storia, il viaggio nel Cinquecento fa scoprire un antico calice
di Redazione | 05/03/2023 | ATTUALITÀ
di Redazione | 05/03/2023 | ATTUALITÀ
1365 Lettori unici
Parroco, relatore, amministratori e ospiti e il calice
La comunità parrocchiale di Mongiuffi continua il percorso di ricerca e studio del patrimonio culturale di cui è custode. Ieri, nella chiesa madre di Mongiuffi, si è svolta la terza edizione del progetto di studi quinquennale - promosso dalla Parrocchia guidata da padre Paolo Daniele Truscello in onore della Madonna della Vena (simulacro marmoreo cinquecentesco di Giandomenico Mazzolo) - con lo scopo di valorizzare il significativo patrimonio culturale, materiale ed immateriale, che la caratterizza. In questa terza tappa, alla presenza di numerose autorità del territorio ed ospiti, tra cui il sindaco Rosario D’Amore, la presidente dell'Osservatorio per i beni culturali dell'Unione dei Comuni Vali Joniche Ninuccia Foti e lo studioso Salvatore Mosca, il professor Giampaolo Chillè ha relazionato sul tema “L’argenteria liturgica della chiesa madre di Mongiuffi”. La dettagliata presentazione ha permesso ai partecipanti di viaggiare fino a quel lontano e florido Cinquecento, periodo notevolmente ricco per la comunità, durante il quale sono state realizzate le opere più significative giunte fino al presente, insieme a molte altre andate perdute, come un polittico di Giovannello di Itala, di cui non si hanno più tracce. Il professore, tra i numerosi pezzi liturgici, ha attenzionato in particolare un calice di inizio XVI secolo, di grande interesse, fino a questo momento totalmente sconosciuto. La serata, ricca di stimoli, ha incentivato la volontà della comunità di creare un’associazione culturale che possa permanentemente occuparsi della valorizzazione del patrimonio in questione. Per l’occasione è stato realizzato un secchiello con aspersorio in argento cesellato, che entra a far parte del patrimonio di beni culturali ecclesiastici propri della comunità.