Venerdì 19 Aprile 2024
Da 5 anni manca il documento della Regione, che attende risposte dal Comune


S. Teresa, depuratore ancora senza autorizzazione allo scarico in mare

di Andrea Rifatto | 09/06/2017 | ATTUALITÀ

2606 Lettori unici | Commenti 1

Il depuratore di contrada Catalmo, utilizzato anche da Savoca

Da cinque anni l’impianto di depurazione di S. Teresa di Riva, utilizzato anche dal vicino comune di Savoca, è privo di autorizzazione allo scarico in mare. Tra ritardi e inerzie, infatti, manca ancora il provvedimento autorizzativo di competenza della Regione, che certifica il rispetto della normativa in materia di depurazione delle acque reflue. L’istanza per il rinnovo era stata inoltrata dal Comune al Dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti il 7 maggio 2012 e ad ottobre dello stesso anno la Regione chiese l’integrazione di documenti, che però l’Ente inoltrò solo in parte, senza allegare il nulla osta della Capitaneria di Porto relativo all’uso del demanio marittimo, la relazione tecnica e la planimetria della struttura. Nel frattempo il 6 luglio 2012 l’Arpa di Messina, a seguito di un sopralluogo congiunto effettuato con la Capitaneria di Porto, contestò al direttore dell’Area Territorio e Ambiente (trasgressore) e al sindaco (obbligato in solido) la violazione del Testo unico ambientale per la mancanza dell’autorizzazione allo scarico del depuratore di contrada Catalmo, che serve 11.300 abitanti. Situazione che irritò non poco l’Amministrazione e pochi giorni dopo la Giunta comunale, su proposta del sindaco Cateno De Luca, incaricò l’Ufficio tecnico comunale e il segretario generale ad effettuare una puntuale ricognizione amministrativa al fine di individuare eventuali soggetti responsabili dell’illecito amministrativo contestato dall’Arpa. Il 22 ottobre arrivò però una doccia fredda dalla Regione, in quanto l’istanza venne bocciata per carenze documentali: il Comune non aveva infatti trasmesso al Dipartimento dell’Acqua e dei Rifiuti il nulla osta della Capitaneria di Porto  relativo all’uso del demanio marittimo e alla sicurezza della navigazione, la relazione tecnica e la planimetria generale dell’impianto, con indicati i collettori di entrata e uscita e il punto di scarico. Il 6 novembre 2013 l’Ente affidò quindi un incarico al perito industriale chimico Guido Vito Alioto di Mascalucia, con una spesa di mille 500 euro, per rimediare e redigere una relazione specialistica per condurre un’accurata istruttoria tecnico-amministrativa di verifica e approfondimento delle caratteristiche tecnico-funzionali dell’impianto. L’incartamento venne inviato a Palermo il 5 dicembre 2013 ma in questi anni non è mai stato firmato il decreto che autorizza lo scarico in mare del depuratore.

Dopo varie interlocuzioni, l’8 marzo di quest’anno il Dipartimento Acqua e dei Rifiuti ha scritto al Comune chiedendo un’integrazione agli atti già in possesso della Regione, in particolare l’invio delle analisi chimico-fisiche e microbiologiche del refluo in ingresso e in uscita dall’impianto, in quanto i dati in possesso non sono aggiornati. Da due mesi a questa parte, però, il Comune non ha ancora risposto e se non lo farà a breve si corre il rischio che venga emanato un altro decreto di diniego allo scarico. Nel caso di S. Teresa, comunque, si tratta di un atto formale che serve ad evitare di incorrere in sanzioni, visto che non è in discussione la qualità delle acque nel tratto di mare antistante il depuratore, giudicata eccellente dal Ministero della Salute in base all’ultimo prelievo del 19 aprile. Rimane un dubbio: che documentazione ha inviato l’Amministrazione alla Foundation for Environmental Education (Fee) per l’ottenimento della Bandiera blu, visto che tra gli atti da allegare nella sezione Depurazione acque reflue era necessaria la copia in formato cartaceo dell’autorizzazione allo scarico delle acque reflue in uscita dall’impianto? 


COMMENTI

fausto parra | il 09/06/2017 alle 18:55:09

Quanto sopra esposto va a scontrarsi con situazioni di dubbio giudizio, dove l’analisi soltanto visiva ed olfattiva di certe località, trasforma in paradossale la soddisfazione delle amministrazioni locali che, di questo riconoscimento, ne fanno proprio propaganda politica, specialmente in occasione di imminenti rinnovi delle giunte comunali. In questo paese, il paradosso si tinge di beffa, se non addirittura presa in giro. Si sa che la cittadinanza ha la memoria corta e tende a rimuovere le cattive notizie, ma proprio per questo vogliamo rinfrescare la memoria ai locali distratti. Una sequenza preoccupante e senza alcuna imminente proposta di soluzione di sversamenti putrebondi che lascia davvero perplessi sui criteri che hanno fatto pavoneggiare l’uscente sindaco, molto prodigo a farsi immortalare con la bandierina blu piuttosto che aver provato a risolvere questo spiacevole disagio durante gli anni del suo mandato.Peccheremo di sospetto innato, ma l’attribuzione discutibile di questi riconoscimenti ambientali, ci hanno fatto ricordare gli anni dei Cavalieri del lavoro di Catania.

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