Martedì 16 Aprile 2024
Primi passi per la costituzione di un ente di promozione sociale per ridurre il disagio


Lavora per il Comune e non paghi le tasse. S. Teresa sperimenta nuove soluzioni

di Andrea Rifatto | 05/01/2014 | ATTUALITÀ

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Il confronto è il sale della democrazia. E quando si tratta di questioni delicate come il disagio sociale e la povertà è bene discutere a fondo con una platea di soggetti più ampia possibile. A S. Teresa di Riva si stanno muovendo i primi passi per provare ad arrivare alla costituzione di un ente morale di promozione sociale che funga da coordinamento di tutte le attività assistenziali che necessitano alla comunità. Il primo round si è tenuto ieri sera nella sala del Caminetto del Palazzo della Cultura: numerose le idee messe in circolo di cui si è discusso, anche aspramente, per iniziare a programmare una strategia comune di sostegno e aiuto concreto alle fasce più deboli della popolazione. L’Amministrazione comunale, presente al dibattito con il primo cittadino Cateno De Luca e l’assessore ai Servizi sociali Pina D’Arrigo, unitamente al Direttore dell’Area Servizi alla Persona Massimo Caminiti, ha subito spiegato che le possibili strade da intraprendere sono due: una sinergia tra ente comunale ed associazioni del territorio, per far sì che le forze si uniscano agendo nel migliore dei modi sotto un’unica regia, oppure un Comune che operi da solo senza cercare il confronto con il tessuto sociale cittadino. Unica regia dicevamo: in concreto l’esecutivo De Luca ha in mente due iniziative per alleviare il disagio sociale e consentire un’esistenza dignitosa alle famiglie in stato di indigenza. Il sindaco ha reso noto di aver preparato due emendamenti alla finanziaria regionale in discussione in questi giorni all’Ars, consegnati al capogruppo di un partito presente in regione per la presentazione in aula, in merito alla possibilità per i comuni di istituire dei fondi per lavori socialmente utili in favore di nuclei familiari residenti (individuati utilizzando i parametri ISEE) in situazioni di grave disagio economico-sociale, destinando il fondo all’esenzione del pagamento dei tributi e delle tariffe dei servizi di competenza comunale per queste famiglie. “Somme – ha spiegato De Luca – che costituirebbero un mancato introito per le casse comunali in quanto questi nuclei non riuscirebbero comunque a pagare perché in situazioni di indigenza, con componenti senza lavoro e molto spesso in abitazioni in affitto”. In concreto l’esenzione dai tributi comunali a partire dal 2014 sarà compensata dal componente del nucleo familiare tramite l’esecuzione di lavori e compiti svolti solitamente dalla municipalità, come attività di manutenzione stradale e del verde pubblico, assistenza ad anziani e disabili, attività di raccolta rifiuti. Le due ipotesi redatte dal primo cittadino santateresino si differenziano in quanto una prevede che sia la Regione a finanziare il fondo con una compartecipazione del 50%, mentre l’altra riserva interamente al Comune l’onere di sostenere finanziaramente l’iniziativa. In entrambi i casi invece è previsto che il valore del sussidio possa essere al massimo il doppio dell’importo dei tributi comunali dovuti dal nucleo familiare: “In questo modo – ha chiarito il sindaco – vi è la possibilità che oltre a scontare i tributi che non riuscirebbe a versare nelle casse comunali, il componente del nucleo familiare ottenga un vero e proprio sostegno economico in denaro”. Tutto dipende dunque da come finirà la discussione nelle aule parlamentari palermitane: i comuni infatti non possono inventare nuove forme di lavori socialmente utili, ma devono sottostare alle normative statali e regionali.

L’altra strada tracciata davanti al camino di Villa Crisafulli-Ragno è quella di costituire un ente, dalla forma giuridica ancora da definire,  che unisca tutti i soggetti attivi in ambito sociale (parrocchie, associazioni di volontariato e umanitarie, enti culturali) così da poter raggiungere i soggetti che necessitano di sostegno e soddisfare tutte le richieste di aiuto. Primo obiettivo del “coordinamento unico” è quello di avere in tempi brevi una situazione chiara dei bisogni del territorio, tramite un’unica banca dati riservata che metta insieme le situazioni di disagio note a parroci ed associazioni. Sull’ipotesi il dibattito è stato ampio ed articolato: padre Gerry Currò, parroco delle parrocchie Sacra Famiglia e Madonna del Carmelo, ha testimoniato come quotidianamente tocchi con mano il disagio che vivono centinaia di famiglie, assistite dalle parrocchie. L’obiettivo principale, ha concordato anche padre Carmelo Mantarro, parroco di Misserio e Fautarì, è quello di non dare aiuti occasionali una tantum ma fare una ricerca sul territorio dei veri casi di malessere sociale ed agire con continuità. In disaccordo con l’idea di costituire un ente sociale il presidente dell’associazione “Penelope” Giuseppe Bucalo, secondo cui si rischia di creare un ulteriore carrozzone con la mancanza di coordinamento tra le varie componenti: “Meglio una consulta o un comitato di associazioni – ha sostenuto Bucalo – che affronti stabilmente il problema con la creazione di mense di solidarietà attive tutto l’anno, offerte di lavoro tramite cooperative sociali e altre soluzioni a lungo termine. Il percorso è lungo ma l’importante è dare risposte a tutti”. Il sindaco Cateno De Luca ha replicato che l’ente si rende necessario per il Comune perché garantirebbe il coordinamento che risulta assente al momento e perché è proprio dal Municipio che arriverebbero beni e servizi essenziali per portare avanti le iniziative.
Diversi gli interventi di cittadini e rappresentanti delle associazioni: Carmelo Duro in rappresentanza dell’Università della Terza Età, Rosario Trimarchi, Andrea Donsì e Franco Romeo per il Lions Club S. Teresa, Graziella Ascensione del circolo Pd, Teresa Brancato dell’associazione “E…Berta filava” ed altri cittadini. Interessanti le proposte formulate: mensa di solidarietà, recupero delle eccedenze alimentari negli esercizi pubblici, avvio del microcredito per le famiglie più disagiate, maggiore valorizzazione del segretariato sociale, avvio delle consulte comunali (annunciate da mesi dal primo cittadino ma mai partite) ed altri suggerimenti che sono stati raccolti dall’Amministrazione comunale: sarà costituito nell’immediato un comitato che si occuperà di definire i dettagli e decidere con quale forma costituire l’ente di promozione sociale, che avrà il compito, insieme al Comune, di garantire su tutto il territorio assistenza e sostegno a quanti sono meno fortunati. 

 

Più informazioni: servizi sociali  ente di promozione sociale s. teresa  sostegno fasce deboli  

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COMMENTI

Pippo Sturiale | il 06/01/2014 alle 11:41:28

Attenzione ad affrontare in maniera organica i problemi. Non elemosiniamo, non teniamo (quando possibile) in condizioni di bisogno perenne. Occorre "fornire canne da pesca ed insegnare a pescare, anziché dare i pesci"!. Essenziale è fare in modo che ci si possa emancipare, si possa superare il periodo critico: su questo ci si dovrebbe concentrare. Giusta la proposta di Giuseppe Bucalo, ma tante possono essere le soluzioni: la linea guida dovrebbe essere "rendere liberi", effettivamente!

Sandro Ballisto | il 06/01/2014 alle 13:42:53

Mi è dispiaciuto non poterci essere a questo incontro a causa di altri impegni nel sociale. Con mio rammarico, basandomi su ciò che leggo, noto che si ha spesso l'atteggiamento di partire dai piedi invece di partire dalla testa. Credo che la parola esatta sia "giustizia sociale" e su questo che bisogna ragionare, piuttosto che fare brainstorming su idee che potrebbe rivelarsi palliativi. C'è giustizia sociale a S. Teresa (ma la cosa può essere estesa su tutto il territorio siciliano)? Beh, faccio volontariato da quando avevo 17 anni, e per me la risposta è no. Chi ha di più si tiene stretto quello che ha e difficilmente dona a chi ha di meno: solo briciole si donano. E le amministrazioni passate e presenti fanno davvero poco per chi ha meno. S. Teresa non ha bisogno di elemosina, ha bisogno di giustizia. Faccio un esempio: la Tares. La Tares, a S. Teresa, non guarda in faccia nessuno, non considera il tenore sociale, non considera i tempi di magra economica. E' una tassa che colpisce sopratutto le famiglie numerose e deboli e qual'è la risposta che vogliamo dare a queste famiglie? Il pacco di pasta ogni mese? Un lavoretto precario con un cantiere scuola? ...

Sandro Ballisto | il 06/01/2014 alle 14:03:10

... Oppure l'idea di far pagare le tasse con il volontariato? Trova questa cosa assurda, aggiunge ingiustizia ad ingiustizia. Funzionerebbe così: la famiglia Y che non può pagare la Tares non avendo i mezzi economici, dovrebbe svolgere attività per la comunità e così saldare il suo debito (se abitasse, per esempio, in trentino pagherebbe un terzo di quanto paga qui, qui paghiamo le tasse alte a causa dell'inefficienza politica passata e presente, dal livello locale al livello nazionale). E quindi la famiglia Y già è disagiata anche a causa delle istituzioni, in più dovrebbe pure sottrarre tempo alla ricerca di una opportunità lavorativa. No, non è questa la "giustizia sociale", la giustizia è altro. La giustizia sociale è quando si trovano le soluzioni che abbassono il peso della tassazione e non intaccano la qualità della vita. Le soluzioni ci sono, non c'è bisogno di fare brainstorming, basta copiare.

Carmelo Cutrufello | il 06/01/2014 alle 15:05:40

Sandro, il sistema non è nuovo. Lo utilizzava la Chiesa nel medioevo quando per espiare i peccati o pagare le decime imponeva ai contadini giornate di lavoro gratuito.

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