"Nostro figlio vive ancora. Vorremmo incontrare chi ha ricevuto il suo cuore"
di Salvatore D'Angelo | 13/07/2013 | ATTUALITÀ
di Salvatore D'Angelo | 13/07/2013 | ATTUALITÀ
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È in Sicilia il cuore di Antonio Allocco, il giovane di Pagani, cittadina in provincia di Salerno, morto il 30 aprile dello scorso anno. Era a bordo del suo scooter quando, il 25 aprile 2012, impattò contro un’Alfa in via Giovanni XXIII ad Angri. Dopo alcuni giorni di agonia nella rianimazione dell’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore, il 30 aprile spirò.
La famiglia del ragazzo desidererebbe tanto abbracciare chi ha ricevuto il cuore, volato a Palermo grazie ad un aereo messo a disposizione dell’aeronautica. Il giovane avrebbe compiuto 19 anni pochi giorni dopo l’incidente. Al momento dello scontro indossava il suo casco, con il quale è ritratto in decine di foto: «Lo portava sempre con sé – ricorda papà Salvatore –, a volte stava al computer e dimenticava di toglierlo. Ancora oggi lo conserviamo sul suo letto. Quella per le moto era una passione coltivata insieme al fratello». A 14 mesi di distanza dall’ultimo abbraccio con quel ragazzo solare, pieno di energie, che studiava e lavorava coltivando la passione per la pasticceria, i genitori hanno voluto raccontare quei giorni terribili e la decisione di donare gli organi del figlio. «Antonio è ancora in giro – racconta la signora Michela – perché è riuscito a salvare la vita a dieci persone. I suoi reni, il suo cuore volato in Sicilia, il suo fegato, le sue cornee. Antonio ha continuato e continua a fare del bene e a farsi amare. Quando gli telefonavo per chiedergli dov’era mi rispondeva “sono in giro” e lo è ancora oggi». Nel salotto della loro abitazione i signori Allocco spiegano il momento della scelta di espiantare gli organi: «Non è stata necessaria la richiesta dei medici. Quando abbiamo capito che non c’erano alternative siamo stati noi a chiederlo. È stata una nostra volontà ed i medici sono stati gentilissimi». «Quando ho visto mio figlio in quella stanza – continua la mamma – ho pensato: è troppo bello per far finire tutto così. Mio figlio è troppo bello per chiuderlo dentro qualcosa. Ho sempre detto che se fosse successo a me avrei voluto donarli, purtroppo ho dovuto fare questa scelta per Antonio». Una scelta condivisa dalla famiglia allargata degli Allocco, un nucleo unito prima della tragedia e ancora più saldo oggi. Una decisione che non li fa sentire però esempio: «Se riuscissimo a darlo – dice il padre – ne saremmo felici, ma non ci sentiamo un esempio». «Speriamo che la gente capisca che compiere un simile gesto ti fa stare meglio – continua la mamma –, chi si trova nella nostra stessa condizione faccia la cosa giusta. Così Antonio non è andato via inutilmente». «Noi stavamo male e stiamo male – aggiunge il signor Allocco –, nostro figlio non ce lo restituisce nessuno. La donazione però è servita a dare sollievo a dieci famiglie».
Dei beneficiari, uno ha bussato alla porta dell’abitazione nel centro storico paganese. Prima di presentarsi ha tentennato non poco, temeva di causare altro dolore ad una famiglia già fortemente provata. Quando ha deciso di incontrare gli Allocco è rimasto sorpreso: «Siamo felici che questo giovane e la sua famiglia ci abbiano chiesto di riceverli – confida il papà –, appena ci siamo visti ci siamo abbracciati. Questo gesto di amore ci ha resi fratelli e sorelle perché il rene di nostro figlio ha aiutato il loro ragazzo». E la signora Michela ne approfitta per lanciare un messaggio: «Se chi ha ricevuto gli organi di Antonio volesse incontrarci, noi li accogliamo volentieri. Il sogno più grande sarebbe quello di abbracciare chi ha ricevuto il cuore».