Bonus a commercianti e artigiani di S. Teresa, il bando fa flop: solo 24 le richieste
di Andrea Rifatto | 29/05/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 29/05/2020 | ATTUALITÀ
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Il centro di Santa Teresa
Il timore che l’eccessiva documentazione richiesta e i limiti previsti per accedere al contributo scoraggiassero i potenziali beneficiari era emerso sin da subito. E alla prova dei fatti ha trovato conferme. Sono stati solo 24, infatti, i commercianti e gli artigiani di Santa Teresa che hanno presentato la richiesta al Comune per ottenere il contributo da 500 euro destinato alle attività che nei mesi scorsi sono state costrette alla chiusura dai Dpcm emanati dal Governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. A disposizione vi sono 63mila 557 euro ricavati dalla sospensione del pagamento allo Stato della quota capitale del mutuo per l’acquisto del Palazzo della Cultura, somma sufficiente a coprire le prime 127 domande in graduatoria, ma questa soglia è rimasta ben lontana dall’essere raggiunta visto che in municipio sono arrivate pochissime richieste. Un flop preannunciato, dunque, tenendo conto che le attività di Santa Teresa che potevano fare richiesta del bonus erano circa 500, su un totale di 850 iscritte al registro delle imprese. Più che districarsi tra le scartoffie per ricevere quella che era stata definita dall’Amministrazione comunale una boccata d’ossigeno, dunque, commercianti e imprenditori hanno preferito rinunciare in partenza per non rimanere soffocati dai documenti e dai requisiti richiesti per accedere ai 500 euro, somma tra l’altro risibile e utile a ben poco, e anche chi sarebbe potuto rientrarci probabilmente è stato anche scoraggiato da una modulistica niente affatto semplice e intuitiva, con allegati a dir poco inutili. Così solo 24 hanno tentato di accedere al beneficio. Il primo requisito da rispettare da titolari e soci era avere un Isee (che fa riferimento al 2018) non superiore a 30.000 euro, soglia superabile facilmente se si possiedono beni immobili; poi bisognava presentare la visura camerale non antecedente a tre mesi e il contratto di locazione registrato in caso di locali in affitto; necessaria anche la dichiarazione Iva 2020 relativa al 2019 (il cui termine ultimo di presentazione è stato prorogato dallo Stato dal 30 aprile al 30 giugno) e il registro dei beni ammortizzabili, dei corrispettivi o delle fatture emesse per le imprese costituite nel 2020, per la rilevazione degli investimenti in beni strumentali effettuati nel 2019 e nel 2020 e per dimostrare l’eventuale calo di fatturato. Un eccesso di burocrazia che ha creato subito malcontento tra gli imprenditori, che chiedevano di poter accedere al contributo con una semplice autocertificazione che dimostrasse la chiusura dell’attività, come avvenuto nei comuni limitrofi. Documento escluso a priori dal Comune, secondo il quale non tutti dichiarano sempre il vero. L’Amministrazione dovrà stabilire adesso cosa fare ma già nei giorni scorsi il sindaco Danilo Lo Giudice si era detto disponibile ad attuare dei correttivi per non limitare la partecipazione ma anzi aiutare chi si trova in difficoltà. Non è escluso, quindi, che vengano eliminati alcuni requisiti per allargare la platea dei beneficiari.