Giovedì 21 Novembre 2024
Il sito impossibile da visitare è una sconfitta per il turismo. E le soluzioni esistono


Castello di Sant’Alessio chiuso, basta scuse: la politica batta un colpo e pensi al futuro

di Andrea Rifatto | 15/03/2023 | ATTUALITÀ

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Il maniero domina la costa al Capo

Sul sito internet istituzionale del Comune è inserito nella pagina "Cosa visitare", salvo poi leggere subito dopo che “essendo di proprietà privata non può essere visitato, ma vale la pena ammirare dallʼesterno la sagoma del castello che da oltre di mille anni protegge la costa dominata dal Capo dʼArgento”. Parole che sanno di dichiarazione di resa. Sì, perchè il turista che arriva a Sant’Alessio Siculo deve accontentarsi di guardare dall’esterno il maniero risalente al X secolo, posto in cima al promontorio. In questi anni è mancata la volontà politica di intraprendere un percorso volto alla fruizione pubblica del castello alessese e la politica, salvo qualche timido tentativo effettuato quasi dieci anni fa e non andato a buon fine, non ha mai voluto affrontare la questione, a scapito dello sviluppo turistico e dell’attrattività che avrebbe il paese con quel sito visitabile. L’argomento sembra non interessare le forze di governo, che finora si sono trincerate dietro varie scuse, come quella che le leggi sono a favore del proprietario e nessuno può farci nulla. Instaurare un dialogo con la proprietà sarebbe la prima strada da percorrere, per stipulare un accordo e aprire i cancelli del maniero a cittadini e turisti, ma finora non si sono colti segnali che vanno in questa direzione. E se un’intesa dovesse rivelarsi impossibile, la legge in realtà è a favore proprio delle istituzioni pubbliche, visto che l’articolo 95 del Codice dei beni culturali e del paesaggio prevede che i beni culturali possono essere espropriati dal Ministero per causa di pubblica utilità, quando l'espropriazione risponda ad un importante interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini della fruizione pubblica dei beni medesimi. E questo sembra proprio il caso di Sant’Alessio Siculo, dove si potrebbe valutare di lasciare al proprietario la parte destinata alla sua residenza e rendere invece pubblico tutto il resto. Il Ministero può autorizzare, a richiesta, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali e ogni altro ente ed istituto pubblico ad effettuare l'espropriazione e in tal caso dichiara la pubblica utilità ai fini dell'esproprio e rimette gli atti all'ente interessato per la prosecuzione del procedimento. 

Sull’argomento è tornata alla carica la minoranza consiliare, che nei giorni scorsi ha presentato una mozione per l’accessibilità pubblica del sito, definito il principale e più importante monumento del paese e il suo simbolo. “Bisogna cercare una sintesi tra interesse pubblico e privato, è arrivata l’ora di una chiamata alla responsabilità di tutte le istituzioni prepose alla tutela e alla fruizione del bene” scrivono i consiglieri Tina Cannavò, Giuseppe Riggio e Cristina Triolo, che hanno depositato un documento che impegna il sindaco e la giunta “a studiare la fattibilità di un progetto condiviso con enti e soggetti interessati per poter riconoscere al complesso monumentale un futuro uso pubblico, donando finalmente ai santalessesi e ai turisti la possibilità di goderlo da vicino”. Secondo l’opposizione l’apertura al pubblico è una strada da intraprendere nell’interesse dei cittadini, desiderosi di conoscerne la struttura, e anche ai fini socio-culturali e turistici: “Non riteniamo sufficiente la risposta dell’assessore al Turismo, Saro Trischitta, secondo cui per la legge non si può fare niente - scrivono i tre consiglieri - siamo consci che appartiene ad un privato e non è di esproprio che vogliamo discutere, ma serve il dialogo. La mozione è un atto iniziale verso un percorso molto sentito dalla cittadinanza - conclude l'opposizione - e siamo pronti a porre in essere tutte le azioni possibili in caso si continuasse a eludere o temporeggiare su quanto proposto”. Un primo banco di prova sulle reali intenzioni dell'Amministrazione comunale si avrà dunque in Consiglio.


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