Articoli correlati
Cenere Etna: la Regione dichiara lo stato di calamità
di Andrea Rifatto | 29/11/2013 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 29/11/2013 | ATTUALITÀ
6035 Lettori unici
E' stato dichiarato dal Governo regionale, su proposta del direttore generale della Protezione Civile, lo stato di calamità per i comuni siciliani colpiti nei mesi scorsi da piogge di cenere vulcanica, conseguenza delle ripetute eruzioni dell'Etna. L'ultimo episodio in tal senso si era registrato lo scorso sabato. Per la provincia di Messina il provvedimento riguarda i comuni di Taormina, Letojanni, Castelmola e Giardini Naxos. Quelli della provincia di Catania sono invece: Adrano, Biancavilla, Castiglione di Sicilia, Calatabiano, Fiumefreddo di Sicilia, Linguaglossa, Piedimonte Etneo, Mascali, Milo e Sant'Alfio. La cenere vulcanica ha causato rischi alla salute umana e alla circolazione sia veicolare che pedonale. Senza contare gli intasamenti di tombini e caditoie, i danni per le attività produttive, per gli insediamenti industriali, agricoli e turistici.
Sulla questione sono intervenuti diversi gruppi parlamentari all’Ars. Il deputato regionale Lino Leanza: “Pensiamo adesso ad uno strumento e ad un’organizzazione stabile per la ripresa delle imprese del territorio: serve mettere in piedi una macchina organizzativa che funzioni”. Il Movimento 5 Stelle aveva presentato una mozione, prima firmataria Angela Foti, che impegnava il governo a dichiarare lo stato di calamità al fine di permettere il ripristino dei danni. L’atto parlamentare invitava inoltre il governo regionale a richiedere a quello nazionale la dichiarazione contestuale dello stato di area crisi, ai sensi dell’articolo 19-bis del decreto del presidente della Repubblica del 29 settembre del 1973, numero 602, che prevede la “sospensione della riscossione per situazioni eccezionali”. la mozione impegnava inoltre il Governo “ad attivare in maniera tempestiva ogni iniziativa finalizzata alla quantificazione dei danni alle produzioni”.
Il settore agricolo infatti ha subito ingenti danni: numerose imprese sono in ginocchio a causa della cenere vulcanica che ha ricoperto, in vaste aree del litorale jonico, campagne e piantagioni, causando un grave danno all’agricoltura, ma anche alle serre, agli impianti fotovoltaici e agli edifici. Oltre che per le imprese, anche per i comuni la situazione è insostenibile. Infatti, oltre allo spazzamento oggi devono provvedere a smaltire le ceneri con costi esorbitanti.