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"Codice rosa", ecco come salvaguardare le vittime di violenza
di Andrea Rifatto | 22/07/2014 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 22/07/2014 | ATTUALITÀ
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Muove i primi passi anche in Sicilia il progetto “Codice rosa”, che identifica un percorso di accesso ai Pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenze, senza distinzione di genere o età, che a causa della loro condizione di fragilità più facilmente possono subire abusi. Nell’isola a fare da precursore all’iniziativa è l’Azienda sanitaria provinciale di Ragusa, che ha sottoscritto un apposito protocollo d’intesa con la Procura della Repubblica presso il locale Tribunale. Il piano, destinato a coivolgere anche il resto del territorio regionale, prevede la costituzione di una task force interistituzionale, diretta alla collaborazione tra personale sanitario, dedicato e specializzato, ed un pool di magistrati della Procura della Repubblica competente per territorio, espressamente incaricati della gestione dei reati contro le “fasce deboli” della popolazione, con l’obiettivo di promuovere strategie condivise finalizzate alla prevenzione ed alla lotta del fenomeno della violenza e dei maltrattamenti a danno di donne e minori, attraverso interventi operativi regolati da protocolli comuni. L’assessorato regionale della Salute ritiene da tempo che nell’ambito del processo di riqualificazione della rete assistenziale del Servizio sanitario regionale, rivestano particolare rilievo le azioni volte ad implementare specifici percorsi a tutela delle persone fragili, quali quelle vittime di violenza e abuso. Da una stima sulla violenza di genere contro le donne in Sicilia, risulta che il 23,3% della popolazione femminile dai 16 ai 70 anni (dati Istat - Indagine 2010) abbia subito una violenza fisica o sessuale nel corso della vita, di cui l’11,9% da parte di un partner. Il 4,3%, inoltre, ha subito violenza sessuale prima dei 16 anni, di cui oltre il 50% da parte di parenti o persone conoscenti. I dati mostrano però che solo il 2,4% delle donne denuncia la violenza subita nel caso sia stato il partner ad esercitarla, mentre la percentuale sale lievemente al 3,4% se l’autore sia un soggetto diverso dal partner. In Sicilia le donne uccise nell’ultimo anno sono state 15, dato che evidenzia come l’isola confermi la triste tendenza dell’intero territorio nazionale.
L’iniziativa si pone lo specifico obiettivo di incoraggiare le segnalazioni di tali episodi da parte della vittima sin dal momento dell’accesso in Pronto soccorso, attraverso percorsi mirati e specifiche iniziative che tengano conto della particolare situazione, fisica ed emotiva, in cui spesso si trovano i soggetti che hanno subito violenza. Il progetto prevede l’istituzione di un gruppo di operatori sanitari, i quali, in presenza di un caso con caratteristiche compatibili di violenza sessuale o domestica, fornirà assistenza e sostegno alla vittima, curando e facilitando la raccolta della denuncia. In tal modo si attiva una rete di aiuto territoriale per i soggetti vittime di reato, volta a realizzare un raccordo immediato e diretto tra il personale sanitario e le figure operanti presso la competente Procura della Repubblica, sulla base di riferimenti chiari e precisi circa fasi, modalità, responsabilità ed obblighi normativi, consentendo l’intervento dell’autorità giudiziaria per il perseguimento e la repressione del reato.
Vanno quindi implementate ed estese le esperienze di prevenzione e cura della sofferenza dovuta alla violenza di genere in ogni sua forma, tramite la promozione di interventi progettuali mirati da parte delle aziende sanitarie. In Sicilia esistono già servizi specializzati ed iniziative rivolte alle persone vittime di violenza, ma solo in alcune aree circoscritte che vengono prese in considerazione quali esempi di buone prassi. L’obiettivo è migliorare il coordinamento sulle procedure e sul metodo di approccio alle situazioni di sospetta violenza che approdano nei Pronto soccorso, tramite percorsi mirati che arrivino all’immediata lettura del fenomeno.
Il prossimo passo sarà dunque far sì che le aziende sanitarie della Regione avviino rapporti di stretta collaborazione con le autorità di competenza nei rispettivi territori (organi inquirenti e Procura della Repubblica), al fine di dare ampia diffusione e realizzazione alle finalità del progetto “Codice Rosa”, quale strumento per contribuire all’emersione di situazioni critiche che altrimenti rischierebbero, purtroppo, di rimanere nascoste.