De Lucia agli studenti di Santa Teresa: "Siate cittadini modello per sconfiggere la mafia"
di Andrea Rifatto | 28/02/2025 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 28/02/2025 | ATTUALITÀ
621 Lettori unici
D'Arrigo, De Lucia e Caminiti all'incontro con gli studenti
Essere un buon cittadino, che adempie ai propri doveri e pretende il rispetto dei propri diritti, è il primo passo per sconfiggere le mafie. È il messaggio lanciato all’Istituto “Caminiti-Trimarchi” di Santa Teresa di Riva da Maurizio De Lucia, procuratore capo di Palermo, nel corso dell’incontro “Lungo la strada della legalità” con gli studenti del quarto e quinto anno dei licei classico e scientifico, promosso dall’associazione “Amici di Onofrio Zappalà”. Ad accogliere il magistrato, dal 2017 al 2022 al vertice della Procura di Messina, la dirigente scolastica Manuela Raneri con il presidente e il vicepresidente dell’associazione, Antonello D’Arrigo e Natale Caminiti. In prima fila il colonnello Lucio Arcidiacono, comandante provinciale dei Carabinieri e prima capo del reparto investigativo del Ros che ha catturato Matteo Messina Denaro, il comandante della Compagnia Carabinieri di Taormina capitano Domenico Tota e il comandante della locale Stazione luogotenente Maurizio Zinna. «Lei è esempio di quella parte di Stato che ci piace e ci rappresenta - ha detto nel suo saluto la dirigente scolastica al procuratore capo - magistrati come lei e le Forze dell’ordine ci fanno ben sperare che la mafia si possa sconfiggere e in questa lotta ognuno di noi può contribuire per una società migliore». Sia la dirigente che il presidente dell’associazione Onofrio Zappalà hanno poi ricordato la carriera di De Lucia, entrato in magistratura nel 1990 e arrivato nel 1991 alla Procura di Palermo, da giovane sostituto ha vissuto il drammatico periodo delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
«Non esiste un traguardo di legalità - ha esordito De Lucia nel suo intervento - il nostro compito è quello di far sviluppare la cultura del rispetto delle regole, che non deve essere imposta dall’alto ma sentita da chi deve rispettarle. In questa isola dobbiamo far crescere la ricchezza e il livello culturale delle persone, perchè la cultura può ridurre gli spazi della mentalità mafiosa e consentire ai cittadini di sapersi difendere. Un grande lavoro va fatto da quelle istituzioni che costruiscono i cittadini, come la scuola, per far capire che stare dalla parte dei mafiosi o ignorare che esistano non serve a nessuno». Il procuratore capo di Palermo ha spiegato come la mafia sia nel capoluogo ma anche in tanti altri luoghi e si infiltra soprattutto dove c’è ricchezza, nel Nord Italia ed in Europa: «Anche a Messina c’è una presenza mafiosa importante - ha ricordato - che si manifesta in modo violento sulla zona tirrenica mentre sul versante jonico mette gli occhi sulle importanti ricchezze del settore turistico e agisce anche per la vicinanza con il territorio catanese, dove ci sono molti interessi verso il Messinese. Bellezze che da sempre rischiano di finire nelle mani dei mafiosi».
Tante le domande rivolte dagli studenti sui fenomeni mafiosi, la cattura di Matteo Messina Denaro e l’evoluzione di Cosa nostra: «L’operazione Tramonto per catturare il boss è stata un’azione per ripristinare la legalità violata, un impegno preso da tutti con i cittadini perché la mafia non poteva essere più forte dello Stato. Oggi Cosa nostra ha un nuovo capo? Non è facile individuarlo - ha spiegato il magistrato - Messina Denaro non era il capo formale, ma espressione del potere reale, la sua sostituzione è un problema, ci sono soggetti con le caratteristiche giuste ma al momento non c’è un sostituto. In ogni caso Cosa nostra si governa con le sue regole ed è già sopravvissuta all’assenza di capi». Il procuratore Maurizio De Lucia ha sottolineato come vi sia una nuova ondata di giovani affiliati alla mafia, persone che vivono ormai nell’era digitale e non utilizzano più i pizzini per comunicare ma sistemi più rapidi come telefoni e piattaforme criptate, usate da tutte le mafie del mondo: «I traffici illeciti si sono spostati oggi sul deepweb e anche le indagini si devono fare sulla rete - ha spiegato - e servono investigatori molto formati a livelli che ancora non abbiamo. Oggi la mafia ha capito che l’aggressione allo Stato e gli omicidi non servono, ma è più conveniente fare affari in silenzio a partire dal traffico di droga e dagli investimenti nelle attività legali». Poi un messaggio conclusivo: «I cittadini hanno lo strumento del voto e devono indignarsi quando le cose non funzionano - l’appello del magistrato - Paolo Borsellino mi insegnò che non mai bisogna accettare favori, chi li promette pretenderà sempre di riscuotere un credito».