Droga, estorsioni e infiltrazioni nell'economia: la mappa della mafia nella zona jonica
di Andrea Rifatto | 17/09/2023 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 17/09/2023 | ATTUALITÀ
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Un crocevia di traffici illeciti con la provincia etnea
Droga, riciclaggio e ingerenze nei settori nevralgici dell’economia e della Pubblica Amministrazione, grazie anche ad alcuni comportamenti collusivi di imprenditori, professionisti e funzionari pubblici. Si muove su queste direttrici l’attività delle organizzazioni mafiose nella zona jonica messinese, caratterizzata da un crocevia di traffici illeciti che risentono dell’influenza dei gruppi criminali di Cosa nostra catanese. È quanto emerge dalla relazione della Direzione investigativa antimafia sul secondo semestre 2022, inviata come di consueto al Parlamento. La fascia jonica costituisce da sempre un’area d’influenza delle organizzazioni mafiose etnee, attive soprattutto nel traffico di droga, tanto che le risultanze investigative hanno fatto emergere una fiorente rete di spaccio nei luoghi della movida, tra Giardini Naxos e Taormina, sostenuto dai clan Brunetto e Cintorino, con l’impiego anche di giovanissimi, mentre al rifornimento della droga provvedevano i clan etnei di Giarre, Fiumefreddo e Calatabiano, ma anche nel riciclaggio di capitali illecitamente tratti da attività turistiche. Tale assunto trova conferma dagli esiti di due distinte indagini: l’operazione “Pitagora” conclusa il 5 ottobre 2022 dalla Guardia di Finanza di Messina ed avviata sulla scorta delle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, i cui esiti hanno disvelato l’esistenza di un sodalizio criminale contiguo ai clan mafiosi catanesi Cintorino, Laudani e Cappello, attivo nelle province di Catania e di Messina, dedito all’approvvigionamento e alla commercializzazione di considerevoli quantità di stupefacente e con a capo un pluripregiudicato di Giardini Naxos riconducibile al clan Cintorino. Le indagini - sottolinea la Dia - hanno riconfermato come il business degli stupefacenti favorisca forme di sinergica collaborazione criminale in grado di superare anche storiche rivalità interclaniche. L’operazione “Tuppetturu”, conclusa dalla Guardia di Finanza di Catania il 16 novembre 2022, sebbene incentrata sui clan catanesi Brunetto di Giarre e Cintorino di Calatabiano, ha invece confermato l’influenza dei sodalizi etnei nel Messinese, in particolare, a Taormina, e ha disvelato sia le modalità di gestione delle piazze di spaccio che le attività di reinvestimento dei profitti tramite imprese, gestite direttamente o mediante interposta persona, operanti nel settore del movimento terra, della ristorazione e del commercio di ortofrutta. Nel medesimo contesto investigativo sono state sequestrate alcune società a Calatabiano e Giardini Naxos per un valore di circa 150mila euro. A Giardini Naxos e Taormina è attivo in particolare il clan Pillera-Di Mauro, organizzazione storica da tempo alleata al gruppo del Borgo di Catania e al clan Di Mauro-Puntina”, negli anni ’90 quasi totalmente confluita nel clan Laudani. Il sodalizio, in passato, ha fatto registrare il fervore di taluni suoi affiliati nelle estorsioni e nell’usura e opera anche a Calatabiano e Fiumefreddo. L’infiltrazione nell’economia legale da parte delle consorterie mafiose catanesi, con l’usura e con le pretese estorsive in danno di commercianti e imprenditori, è finalizzata prioritariamente all’acquisizione di piccole e medie imprese mediante le quali reinvestire i proventi illecitamente accumulati. Come evidenziato dal presidente della Corte d’Appello di Catania, Filippo Pennisi, nella Relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023, “l’attenzione investigativa si è focalizzata nel monitoraggio del rischio che le attività imprenditoriali medio-piccole (ossia quel reticolo sociale e commerciale su cui si regge l’economia delle provincie del distretto) vengano, nel medio periodo, fagocitate dalle consorterie malavitose, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”. La Dia segnala inoltre l’operazione “Capitale umano” conclusa il 12 ottobre 2022 sempre dalla Guardia di Finanza, con la disarticolazione di un’associazione per delinquere, non di stampo mafioso, finalizzata all’estorsione, all’intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro in danno del personale impiegato in due distinte residenze assistenziali per anziani di Gaggi. La “mala gestio” dell’attività amministrativa viene sottolineata indicando l’inchiesta conclusa nello scorso semestre dalle Fiamme Gialle a Mojo Alcantara e Malvagna, all’esito della quale il 6 giugno 2022 il prefetto di Messina ha disposto l’accesso ispettivo al fine di verificare la sussistenza di condizionamenti di tipo mafioso sul regolare andamento delle amministrazioni locali interessate, dopo l’arresto di 7 persone indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità, con il coinvolgimento di alcuni amministratori locali. Le indagini avrebbero documentato come un esponente del clan catanese Cintorino (riconducibile a Cosa nostra catanese ma con area d’influenza lungo la fascia jonica messinese), dal luogo di detenzione e tramite i propri congiunti, fosse riuscito a far pervenire “inequivoche sollecitazioni” a taluni esponenti dei due Comuni per l’assegnazione di commesse pubbliche ad imprese vicine al predetto clan. Il 3 febbraio scorso è stato poi disposto lo scioglimento del Comune di Mojo Alcantara.