Favismo a S. Teresa, il sindaco e il suo esperto si dividono... sugli ortaggi
di Andrea Rifatto | 10/02/2019 | ATTUALITÀ
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Pippo Sturiale e Danilo Lo Giudice
Il sindaco e il suo esperto si dividono… sugli ortaggi. Succede a S. Teresa di Riva, dove il primo ha emanato un’ordinanza che vieta la coltivazione fave, piselli e fagioli nel raggio di 100 metri da un’abitazione di una persona affetta da favismo e il secondo, che in quel raggio ci vive e ha il proprio orto, ne chiede la revoca o la modifica. Il 7 gennaio il sindaco Danilo Lo Giudice ha firmato il provvedimento per tutelare un soggetto affetta da favismo residente in via Casalotto (la Panoramica) nel residence “Glauco”, con obbligo per i proprietari/conduttori dei fondi/orti che si trovano nell’area di eliminare tutti i tipi di coltura in questione, compresi quelli ad uso ornamentale, per evitare di causare crisi emolitiche alla persona. Provvedimento contestato da Pippo Sturiale, esperto a titolo gratuito del sindaco in materia ambientale, che risiede in via Casalotto nel raggio dei 100 metri individuati dall’ordinanza e ha scritto al primo cittadino Danilo Lo Giudice chiedendogli di fare dietrofront. “L’emanazione dell’ordinanza non è un atto dovuto o richiesto dalla normativa, in quanto le crisi emolitiche non sono provocate dal polline o tantomeno dalle piante di fave e il riferimento a piselli e fagioli è arbitrario ed esula da ogni principio di precauzione” – spiega Sturiale, che a proprio supporto ha allegato la normativa riportata dall’Associazione Italiana Favismo-deficit di G6PD Onlus, che difende la salute di chi è affetto dal deficit. L’esperto, citando note e pareri del Ministero della Salute, evidenzia come in nessun caso piselli e fagioli sono citati dal Ministero come scatenanti un, se pur minimo, malessere, anche se ingeriti e che le fave, invece, in una percentuale di circa il 30% di affetti dal deficit di G6PD, se ingerite, possono provocare crisi emolitiche È controverso se i campi di fave possano provocare malesseri, mentre non si ravvisa il rischio di crisi emolitiche – prosegue – infatti si ritiene che ‘l’inalazione di polline nei campi di fave in fiore può provocare malessere nei soggetti esposti affetti da deficit di G6PD, ma non ci sono prove sufficienti a correlare l’inalazione di polline con lo scatenamento delle crisi emolitiche’. Non esistono quindi, come rassicurano gli Enti preposti a tutela della salute, possibili rischi per la pubblica sicurezza determinati dalla coltivazione di fave (li escludono tassativamente per piselli e fagioli), in quanto vicina e convicina, beta-glucosidi della pirimidina che possono provocare crisi nei soggetti esposti affetti da deficit di G6PD, presenti solo nei cotiledoni della fava, non sono presenti nei fiori e non sono volatili”. Da qui la richiesta di Pippo Sturiale, dopo un confronto con il comandante dei Vigili, di limitare eventualmente il divieto di coltivazione alle fave, escludendo piselli e fagioli. Per il momento, comunque, l’ordinanza del 7 gennaio rimane integralmente in vigore.