Forza d'Agrò, il Centro sociale finanziato dal Governo diventa bar: la minoranza interroga
di Andrea Rifatto | 06/12/2022 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 06/12/2022 | ATTUALITÀ
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L'ex scuola è stata interamente ristrutturata
Doveva diventare un centro sociale, ma l’Amministrazione comunale ha cambiato idea decidendo di utilizzare l’immobile come esercizio per la somministrazione di alimenti e bevande. E adesso la minoranza consiliare vuole vederci chiaro. È quanto accade a Forza d’Agrò, dove il Consiglio comunale ha variato la destinazione d’uso dell’ex scuola elementare della frazione Scifì, ristrutturata lo scorso anno con un progetto di manutenzione e rifunzionalizzazione da 451mila 668 euro, coperto con 338mila 751 finanziati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, tramite la Città metropolitana, grazie al bando Periferie Urbane del 2016, mentre i restanti 112mila 917 euro (25%) sono stati cofinanziati dal Comune con un prestito di Cassa Depositi e Prestiti. L’obiettivo inserito nella proposta ammessa a finanziamento era la realizzazione di un centro sociale di aggregazione per i residenti della frazione, ma l’Amministrazione, alcuni mesi dopo l’ultimazione e senza che la struttura fosse stata mai aperta o utilizzata, ha deciso di destinarlo a bar o ristorante, ritenendo che “l’edificio della delegazione comunale soddisfa ampiamente la funzione di centro sociale e di aggregazione” e per avere “la possibilità di poterlo concedere in affitto a terzi al fine di ricevere un beneficio economico sotto forma di canone a favore del risicato bilancio comunale”, dando “un ulteriore servizio a favore della popolazione residente e anche per quella fluttuante”. I consiglieri di minoranza Melina Gentile, Giulietta Verzino e Federico Lombardo hanno presentato un’interrogazione al sindaco, al prefetto, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla Città metropolitana e alla Cassa Depositi e Prestiti, chiedendo se sia legale cambiare la destinazione d’uso, tra l’altro già modificata nel 2016 per poter chiedere il finanziamento. La convenzione firmata tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Città metropolitana prevede la revoca del finanziamento nel caso di utilizzo delle somme non coerenti con le finalità e le previsioni del progetto ammesso: in questo caso i lavori sono stati effettuati regolarmente ma non è stata assegnata alla struttura la destinazione prevista nella proposta, valutata tra l’altro con punteggi anche in base alla capacità di innescare un processo di rivitalizzazione economica, sociale e culturale del contesto urbano di riferimento.