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Forza d'Agrò, la lite ex sindaco-parroco costa cara ai cittadini. E in Consiglio è scontro
di Andrea Rifatto | 19/05/2021 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 19/05/2021 | ATTUALITÀ
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Lo spazio al centro della contestazione
Una guerra tra sindaco e parroco durata tre anni, un’edizione 2.0 di Don Camillo e Peppone in versione forzese che nel 2018 ha visto prevalere il sacerdote, con il riconoscimento dei propri diritti da parte del Tribunale di Messina e la bocciatura di tutte le tesi sostenute dal Comune. Adesso quella “lotta del parcheggio” tra l’ex primo cittadino Fabio Di Cara e padre Luciano Zampetti, sulla proprietà dello spazio dietro l’abside della cattedrale Maria Santissima Annunziata e Assunta di Forza d’Agrò, è costata al Comune ben 10mila euro. Il Consiglio comunale ha infatti approvato con i sei voti della maggioranza (assente Claudio Smiroldo) il riconoscimento del debito fuori bilancio riguardante le somme da pagare alla Parrocchia come risarcimento spese, stabilite dal giudice civile con un’ordinanza del 2017 e una sentenza del 2018 nella misura di 5mila 667 e 4mila 289 euro, per un totale di 9mila 957 euro. Somme a carico della cittadinanza, oltre a circa 1.000 euro di spese per il legale del Comune, l’avvocato Antonino Gazzara. Una lotta tra Di Cara e Zampetti, tra i quali non è corso mai buon sangue, su uno spazio da 15 metri quadrati dove tutti sacerdoti sin dal 1977 hanno parcheggiato la loro auto senza che il Comune avesse mai contestato nulla, così come ha fatto l’attuale parroco al suo arrivo a Forza d’Agrò nel 2011, fino a quando tra il 18 e il 19 dicembre 2015, al termine dei lavori di riqualificazione di piazza Largo Piano, il Comune si è appropriato dell’area occupandola con mezzi comunali e sostenendo come fosse bene demaniale di sua esclusiva proprietà, avviando poi un'azione legale contro la Parrocchia che si è conclusa in favore di quest'ultima. Durante la seduta consiliare i toni sono stati accesi: “Il debito deve essere posto a carico dell’amministratore che lo ha generato, mediante azione di rivalsa avvalendosi dell’indennità di fine mandato (liquidata lo scorso luglio in 6mila 886 euro lordi, ndc) - ha detto la consigliera di minoranza Giulietta Verzino - il sindaco dell’epoca era consapevole che la lite avesse i caratteri della temerarietà ed esiste una responsabilità diretta dell'amministratore che ha causato il debito”. L’attuale primo cittadino Bruno Miliadò si è detto invece sorpreso che in passato nessun consigliere, fra cui l’ex presidente Melina Gentile oggi in minoranza, abbia sollevato eccezioni, sostenendo che la responsabilità è di tutta l’amministrazione precedente, compresa la minoranza (dove sedevano due consiglieri oggi in giunta e in maggioranza, Carmelo Lombardo e Cristina Santoro, ndc) e che Gentile avrebbe pensato esclusivamente a tutelare l’abusivismo che la riguardava. Parole definite fuori luogo e di basso profilo dall’attuale capogruppo di minoranza, che ha respinto al mittente le accuse di abusivismo e ricordato di aver preso le distanze da Di Cara e da quello che ha ritenuto sia stato un suo capriccio per portare avanti la battaglia contro il parroco, evidenziando di essere stata redarguita all’epoca dei fatti per aver parlato della vicenda con il sacerdote. L’opposizione (assente Federico Lombardo) ha quindi votato contro il riconoscimento del debito fuori bilancio ritenendo debba essere pagato dall'amministratore che lo ha causato, dopo che il presidente del Consiglio Piero Bartolone ha ricordato che la delibera verrà comunque inviata alla Procura della Corte dei Conti, organo deputato ad effettuare gli accertamenti del caso.