Furci, arriva l'Usca all'Oasi Sant'Antonio: "L'Asp deve trasferire gli anziani positivi"
di Andrea Rifatto | 03/12/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 03/12/2020 | ATTUALITÀ
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La struttura ospita attualmente 41 anziani
Si è mosso qualcosa ieri dopo la denuncia pubblica dell’“Oasi Sant’Antonio” di Furci Siculo sul mancato intervento dell’Asp di Messina, visto che tra lunedì e martedì sono emersi all’interno della casa protetta per anziani cinque casi di positività, quattro ospiti e un’infermiera, grazie ai tamponi rapidi e molecolari effettuati privatamente dalla struttura, al cui interno risiedono 41 ospiti. Nel tardo pomeriggio è infatti giunto nella struttura, gestita dalla cooperativa “Comunità e Servizio”, il personale dell’Usca di Roccalumera per esaminare la situazione, già sollecitato più volte. Una volta scoperti i contagi, tre anziani sono stati spostati in un’ala dell’immobile e posti in isolamento, uno è stato trasportato in ospedale dal 118 perchè manifestava bassa saturazione dell’ossigeno, mentre gli 11 operatori dell’Oasi (sui 22 totali) presenti negli ultimi giorni si sono messi in quarantena all’interno per evitare di estendere il contagio in ambito esterno e in famiglia. Gli anziani positivi (due paucisintomatici e uno asintomatico) e l’infermiera sono stati sottoposti a visita: “Sono contento perchè è stata inquadrata la situazione - dice Santino Mascena, presidente della ‘Comunità e Servizio’ - sono arrivati degli ottimi professionisti che hanno inquadrato la situazione con approfondite visite sui positivi ma adesso chiedo che l’Asp si attivi per trasferire gli ospiti contagiati in una struttura idonea a bassa intensità, noi non possiamo gestire pazienti Covid, non siamo una Rsa e non posso avere la disponibilità perenne degli operatori, che sono da elogiare per quanto fin qui svolto”. All’interno dell’”Oasi Sant’Antonio” sin da fine febbraio è stato adottato un rigidissimo protocollo anti-Covid, ma dopo mesi il virus è riuscito ugualmente ad infilarsi e ha generato in pochi giorni un preoccupante focolaio: “Non possiamo rischiare l’insorgere di un cluster - aggiunge Mascena - il contagio va contenuto e bisogna assolutamente evitare che si diffonda ulteriormente, fortunatamente la struttura è molto ampia e abbiamo avuto la possibilità di isolare i positivi un’ala ma non possiamo andare avanti a lungo a gestirli”. L’Usca stilerà una relazione come da protocollo e tornerà nella casa protetta tra 10 giorni, a meno che i positivi non manifestino prima sintomi del Covid o che avvenga l’auspicato trasferimento in un altro centro.