Sabato 23 Novembre 2024
Iniziativa di Archeoblub Area Jonica con letture collettive sulla storia del sito


Giornate europee dell’archeologia, a Scifì gli scritti di Lombardo e la questione omerica

di Andrea Rifatto | 19/06/2024 | ATTUALITÀ

1156 Lettori unici

L'iniziativa promossa negli scavi archeologici

E se la famosa scena del XII canto dell’Odissea, sul sacrilegio dei buoi del Dio Sole, avesse avuto come “sfondo” quello della riviera jonica? È una tesi che l’insegnante Giuseppe Lombardo, scopritore del sito archeologico di Scifì, ha sostenuto nei decenni scorsi e che è stata rispolverata da Archeoclub Area Jonica in occasione delle Giornate europee dell’archeologia, con un’iniziativa organizzata domenica sera negli scavi della frazione di Forza d’Agrò, sito proposto per l’edizione di quest’anno, attraverso una lettura collettiva dei brani dell’Odissea e degli scritti di Lombardo. Il presidente Filippo Brianni ha illustrato le caratteristiche del sito e le vicende che hanno portato alla sua scoperta da parte di Lombardo nell’ormai lontano 1987, durante i lavori per la realizzazione di una vigna, le evoluzioni degli scavi e la necessità che le indagini proseguono per accertare l’esatta natura degli imponenti resti finora ritrovati, di età principalmente romana ed in parte greca. Poi l’attenzione si è concentrata sulla tesi della questione omerica, secondo Lombardo legata alla fascia jonica anche perchè Ulisse attraversò lo Stretto approdando in Sicilia, oltre al fatto che si narra dell’esistenza di diverse città greche una delle quali il maestro collocò nella zona di Margi, tra Forza d’Agrò e Gallodoro. Le letture dei brani omerici sono stati affidate a Ketty Tamà e Agostina La Torre, mentre le nipoti dello scopritore degli scavi di Scifì, Lombardo, Giulia e Stefania Lombardo, hanno dato lettura della tesi contenuta nel libro “Scifì, da Omero ad oggi”. La presidente dell’Osservatorio dei Beni culturali dell’Unione dei Comuni Valli Joniche dei Peloritani, Ninuccia Foti, ha auspicato che il testo di Lombardo sia oggetto di approfondimento nelle scuole.

Lombardo, appassionato di storia, condusse degli studi che lo portarono a ritenere come l’originaria abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò, costruita nel dodicesimo secolo nel territorio di Casalvecchio Siculo, risalisse al periodo bizantino e si fosse trovata sulla sponda opposta del torrente Agrò, a Scifì, prima di esser stata distrutta da un’alluvione. La sia tesi collocava l’area in una zona vicina all’attuale sito archeologico, denominata Castello, e nel 1987, durante dei lavori in una vigna, emerse un tratto di muro, quello sottostante la strada che conduce al cimitero, che lo insospettì subito per la sua particolarità. Tentò invano di convincere il proprietario della vigna a fermare i lavori e la Soprintendenza ad apporre un vincolo, ma per evitare che si disperdesse ulteriormente ciò che stava affiorando, acquistò a sue spese il terreno e iniziò ulteriori studi, convincendosi che si trattava di un frammento di muro di epoca romana e che proprio lì si sarebbe collocato, successivamente, il monastero dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò. Chiese insistentemente scavi e l’intervento della Soprintendenza, senza alcun successo. Pubblicò due opuscoli dal titolo “Sulla ubicazione del Monumento Monastero dei Santi. Pietro e Paolo d’Agrò”, in cui inserì i suoi studi sul sito. Nel 1994 Archeoclub d’Italia promosse una petizione per avviare una campagna di scavi, che partì grazie ad un breve saggio finanziato dall’Amministrazione comunale nel 1995. Il saggio confermò la datazione dei reperti e stimolò successivi scavi, nel 1997 e, l’ultimo, in collaborazione con l’Università, nel 2002. Le indagini eseguite finora hanno consentito di rinvenire materiali (monete, iscrizioni, strutture, aperture) che ne hanno fissato la datazione. 


COMMENTI

Non ci sono ancora commenti, puoi essere il primo.

Lascia il tuo commento

Dichiaro di aver preso visione dell'informativa privacy ai sensi del D.Lgs. n. 196/2003.