Giovedì 13 Febbraio 2025
Manifestazione con prefetta, sindaci e studenti: il dolore di chi visse quegli anni


Giorno del Ricordo, a Santa Teresa tre toccanti testimonianze sull'eccidio e l'esilio

di Andrea Rifatto | ieri | ATTUALITÀ

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Prefetta, sindaci, provveditore, dirigenti scolastiche e testimoni

Conoscere la storia attraverso il racconto di chi l’ha attraversata. Ricordo e commozione al Palazzo della Cultura di Santa Teresa di Riva alla cerimonia di commemorazione del Giorno del Ricordo, ricorrenza che dal 2004 si celebra il 10 febbraio per ricordare i massacri delle foibe dal 1943 al 1945 e l’esodo giuliano-dalmata dalle zone del confine orientale italiano, avvenuto dopo l’oppressione fascista responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave e la barbara occupazione nazista, quando si instaurò la dittatura comunista di Tito con una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone. All’iniziativa promossa da Prefettura, Amministrazione comunale e Ufficio scolastico provinciale hanno preso parte la prefetta Cosima Di Stani, il sindaco Danilo Lo Giudice, il provveditore agli studi Leon Zingales, la dirigente dell’Istituto “Caminiti-Trimarchi” Manuela Raneri, sindaci o delegati dei comuni di Sant’Alessio Siculo, Roccalumera, Furci Siculo, Savoca, Limina, Casalvecchio Siculo, Antillo, Forza d’Agrò, Itala e Francavilla di Sicilia, il capitano Domenico Tota della Compagnia Carabinieri di Taormina, il capitano Francesco Borbone della Compagnia Guardia di Finanza di Taormina, l’ispettrice Nada Tirabassi del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Taormina, il comandante della Stazione Carabinieri Maurizio Zinna, il comandante della Polizia locale Diego Mangiò, la dirigente dell’Istituto comprensivo Enza Interdonato e gli studenti delle quinte classi dei licei classico e scientifico. 

Tre le toccanti testimonianze di quegli anni: quelle di Maria Cacciola Briguglio, presidente dell’Associazione nazionale Congiunti Deportati Italiani ex Jugoslavia-Comitato provinciale di Messina, figlia di Antonino, carabiniere messinese vittima delle foibe nel 1945; di Alessandro Faramo, figlio di Bruna Caterina Penello, esule giuliana-dalmata che subì l’uccisione di vittime padre, madre, fratello maggiore e nonna nel 1943 e venne adottata all’arrivo in Sicilia con il cognome Fiore, vivendo a Santa Teresa di Riva dal 1947 al 2017 e di Grazia Bruno, figlia del carabiniere Domenico Bruno di Mandanici, giustiziato e infoibato nel 1943. «Un onore per noi ospitare questa commemorazione, che dimostra la vicinanza dello Stato ai territori - ha detto il sindaco - un momento per riflettere su una delle pagine più brutte della nostra storia e comprendere le atrocità di quegli anni affinché non si ripetano più. L’obiettivo delle istituzioni è quello di formare al meglio le future generazioni per sviluppare la giusta coscienza». Il provveditore si è detto felice che questa iniziativa si sia tenuta in un territorio ricco di energie e vitalità: «È importante che la scuola ricordi e si impegni sempre e comunque per lottare per la verità - ha detto - abbiamo atteso la legge del 2004 affinché l’oblio venisse eliminato e le tenebre potessero essere diradate e si scoprisse la verità, per troppo tempo nascosta per motivi ideologici. È una pagina oscura, una delle peggiori della nostra Italia - ha proseguito Zingales - 10.000 morti, 300.000 esiliati semplicemente per essere italiani, esuli che non hanno trovato la giusta accoglienza, anche questo per motivi di oblio, di congiura del silenzio. La scuola deve lottare per la verità per quanto scomoda possa essere, i docenti devono trasformarsi in carboni ardenti e mai in cenere, devono essere torce accese e mai candele spente, affinché gli alunni possano illuminare il futuro ed essere fari di speranza». La dirigente Raneri ha sottolineato come «la scuola deve formare le menti degli studenti affinché consolidino valori sani e saldi e il Giorno del Ricordo è uno stimolo in più per fa riflettere gli studenti sull’importanza del valore dell’essere umano, che va rispettato in quanto tale. Spero che possano consolidare la convinzione che nessun essere umano può soffrire per mano di altri uomini e nessun essere umano ha il diritto di causare sofferenze e dolore. È importante rimanere umani e questo nella storia non è stato sempre scontato».

«La rimozione delle foibe e dell’esodo fu utile per soddisfare opportunità politiche interne italiane e internazionali - ha detto la presidente Cacciola Briguglio - e la legge del 2004 è arrivata dopo un lungo periodo di oblio, un atto di riparazione e giustizia per conferire dignità alle innumerevoli vittime e dare voce alle sofferenze di coloro che sono stati costretti all’esilio. Storie di persone comuni uccise o sradicate dalle loro terra d’origine, bambini come me, nata in Istria, che ho vissuto l’esodo e la tragica scomparsa di mio padre per l’epurazione della popolazione italiana considerata un’ostacolo alla volontà di annessione di Tito. Ricordare è importante - ha rimarcato la presidente - perchè il ricordo tende a ristabilire la verità storica e contribuisce ad impedire che le atrocità del passato possano ripetersi».

Commossa la prefetta Di Stani: «Parlare con il cuore, facendo ascoltare le testimonianze, suscita emozioni - ha detto in conclusione della giornata - leggere la storia è importante ma la consegna della memoria si fa attraverso le emozioni, quelle che ci restano per sempre. C’è sempre la tentazione dell’oblio, anche questi profughi l’hanno subita ma è stata superata, come era giusto, grazie ai protagonisti delle storie, storie che non possono essere cancellate ma dobbiamo assolutamente commemorare le vittime. Oltre alle vittime dirette dobbiamo tenere presenti gli esuli, persone che lavoravano in quei territori portate via e i familiari hanno dovuto ricostruire una vita, ma non sempre il nostro Paese è stato generoso verso gli esuli, non sempre gli abbiamo accolti da nostri fratelli».


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