Giudice di pace di Alì Terme, debito monstre dei Comuni e si rischia la chiusura
di Andrea Rifatto | 15/06/2019 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 15/06/2019 | ATTUALITÀ
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L'incontro nel municipio di Roccalumera
Tutti lo vogliono ma nessuno (o quasi)… lo paga. E così l’Ufficio del giudice di pace di Alì Terme rischia di chiudere. Riaperto il 21 luglio del 2017 (riattivato l’1 aprile dello stesso anno) dopo essere stato ripristinato dal Ministero della Giustizia a maggio del 2016 in seguito all’istanza presentata dall’Unione dei Comuni delle Valli Joniche dei Peloritani il 30 luglio 2015, il presidio territoriale si trova adesso in una situazione di forte difficoltà perché dopo due anni quasi nessun comune ha mantenuto l’impegno assunto allora con l’Unione, che ha riunito 17 comuni del comprensorio proponendo di farsi carico integralmente delle spese di funzionamento, incluso il fabbisogno del personale amministrativo, messo a disposizione dai singoli comuni. A prendere la situazione in mano è stato il neo presidente dell’Unione, Davide Paratore, che ieri sera nell’aula consiliare di Roccalumera ha incontrato i sindaci o loro delegati per fare il punto e chiedere di fare una scelta per il mantenimento della sede, versando però al più presto le quote arretrate, costituite da una parte fissa e una in base al numero di abitanti. L'Ufficio ha competenza sui comuni di Alì, Alì Terme, Antillo, Casalvecchio, Fiumedinisi, Forza d’Agrò, Furci, Itala, Limina, Mandanici, Nizza, Pagliara, Roccalumera, Sant’Alessio, S. Teresa, Savoca e Scaletta ma le amministrazioni di Limina e Mandanici non formalizzarono mai l’adesione e dunque la quota di questi due centri è a carico degli altri, mentre Roccafiorita aderì allora al circondario di Taormina. Il debito attuale, dall’1 aprile 2017 al 31 marzo 2019, è pari a 92mila 838 euro, così suddiviso: S. Teresa 18mila 916, Roccalumera, 9mila 887, Nizza 8mila 954, Alì Terme 7mila 063, Scaletta 6mila 401, Itala 5mila 454, Sant’Alessio 5mila 252, Fiumedinisi 5mila 082, Antillo 4mila 173 euro, Forza d’Agrò 4mila 162, Casalvecchio 4mila 105, Alì 3mila 975. Gli unici a pagare, ma solo per il primo anno (aprile 2017-marzo 2018) sono stati i comuni di Furci (4mila 245), Pagliara (2mila 351) e Savoca (2mila 811), che rimangono debitori degli stessi importi per il periodo 2018-2019. I giudici e il personale amministrativo da tempo fanno i salti mortali per mandare avanti le attività, pagando spesso di tasca propria anche le piccole spese quotidiane. “È un servizio da mantenere, chiudere un Ufficio è sempre una perdita per il territorio – ha esordito Paratore – e saremmo costretti a spostarci a Messina. Certo, rimango male a scoprire che Limina e Mandanici non hanno partecipato, mentre il sindaco di Itala sostiene di non aver mai aderito ma all’Unione dei Comuni risulta il contrario. Facciamo uno sforzo comune per mantenere il presidio altrimenti se non siamo tutti d’accordo dall’1 settembre lo chiudiamo, perché l’Unione non può farsi carico di tutto e bisogna valutare anche la convenienza economica tra entrate e uscite, visto che al momento i costi vengono coperti a stento”. Una situazione paradossale è quella che vede coinvolto il Comune di Scaletta, che come evidenziato ieri dal sindaco Gianfranco Moschella è creditore con l’Unione di 71mila 362 euro per le indennità dall’1 maggio 2017 al 30 giugno 2019 del proprio dipendente B7 distaccato al giudice di pace: “La giustizia di prossimità non può diventare un’ingiustizia di Scaletta, se non ho certezza di avere queste somme dall’1 luglio annullerò il comando e farò rientrate il dipendente nel mio comune”- ha annunciato Moschella. In totale sono sei gli impiegati comunali distaccati ad Alì Terme, provenienti dai comuni di Scaletta, Alì Terme, Roccalumera (2) Fiumedinisi e Mandanici (quest'ultimo sta svolgendo il corso). I commenti degli amministratori. All’incontro erano assenti solo gli amministratori di Alì, Forza d’Agrò, Itala, Sant’Alessio e Limina. Secondo il sindaco di Nizza, Piero Briguglio, “la giustizia di prossimità è importante, è un obbligo morale mantenere e migliorare questa sede”, così come per il collega di Alì Terme, Carlo Giaquinta, “chiudere sarebbe un fallimento, anche se non ho gradito le mancate risposte ai miei solleciti per avere supporto nella gestione dell’ufficio, a partire dai minimi servizi servizi di pulizia e manutenzione di cui mi sono fatto carico”. Il sindaco di Casalvecchio, Marco Saetti, si è detto pronto a versare la quota “ma se non lo faranno anche gli altri mi tirerò fuori, va fatto comunque un calcolo dei costi, se sono esorbitanti non ha senso tenere aperto il presidio”. Il primo cittadino di S. Teresa, Danilo Lo Giudice, ha evidenziato come debbano aderire all’accordo tutti i comuni sui cui ha giurisdizione il giudice di pace di Alì Terme (al momento sono fuori Limina e Mandanici) “Se anche un solo Comune si rifiuta l’Ufficio va chiuso” ha rimarcato. Il presidente Paratore ha aggiunto come il mancato versamento delle quote da parte dei Comuni crei problemi ai bilanci dell’Unione perché queste somme risultano negli strumenti contabili: "Difendiamo questo Ufficio, perderlo sarebbe una sconfitta per noi come amministratori e per la politica” ha concluso. Il destino dell'Ufficio del giudice di pace di Alì Terme è in mano ai sindaci: gli stessi che lo hanno fatto rinascere e che adesso potrebbero decretarne la morte.