Guardia medica a Santa Teresa, il Tar dice no dopo 15 anni: "Ecco perché non serve"
di Andrea Rifatto | 04/11/2023 | ATTUALITÀ
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Dal 2008 gli utenti devono recarsi a Sant'Alessio
Riaprire la Guardia medica a Santa Teresa di Riva è impossibile e il Comune non ne ricaverebbe alcun vantaggio. È la conclusione alla quale è giunto il Tar di Catania, che ha dichiarato improcedibile un vecchio ricorso di 15 anni fa presentato dall’Amministrazione comunale (allora guidata dal sindaco Alberto Morabito) contro l’Assessorato regionale alla Sanità (oggi della Salute), l’Azienda Unità Sanitaria Locale 5 (oggi Asp di Messina) rappresentata dall’avvocato Arturo Merlo e il Comune di Sant'Alessio Siculo (non costituito in giudizio), finalizzato a chiedere l'annullamento del decreto assessoriale del 25 giugno 2008, con il quale venivano dismessi diversi presidi di Continuità assistenziale e tra questi quello di Santa Teresa Riva, chiuso e accorpato a quello di Sant’Alessio Siculo, e delle deliberazioni e delle note collegate dell’Usl di Messina. Nel 2009 il Tar rigettò l’istanza cautelare finalizzata a sospendere i provvedimenti contestati, ma da allora il contenzioso è rimasto aperto e lo scorso aprile è ripartito, fino ad arrivare alla sentenza della Quarta Sezione del Tar etneo, secondo cui il ricorso è improcedibile “in quanto difetta un interesse a ricorrere concreto e attuale del Comune”. L’Amministrazione, assistita dall’avv. Giovanni Monforte, ha ribadito nell’ultima udienza la persistenza del proprio interesse a ricorrere, rilevando che nel corso degli anni ha più volte evidenziato a Regione e Asp la persistenza del problema creatosi con la dismissione della Guardia medica; secondo l’Assessorato alla Salute, invece, con la Legge regionale 5/2009 e il Decreto assessoriale 723/2010 è stato completamente riorganizzato il servizio di assistenza sanitaria territoriale con la creazione dei Presidi Territoriali di Assistenza (PTA) e le sue articolazioni (punti unici di accesso, ambulatorio di gestione integrata, ambulatori infermieristici, punti di primo intervento), con il coinvolgimento dei medici convenzionati (accordi integrativi regionali, medici di assistenza primaria, medici di continuità aziendale, specialisti ambulatoriali interni) e col coordinamento tra strutture territoriali e ospedaliere (dimissioni facilitate e protette). Tutte strutture però assenti a Santa Teresa di Riva, dove esiste solo un Pte (Presidio territoriale di emergenza) aperto dalle 8 alle 20 e non h24, come invece era stato promesso nel 2008 al momento della chiusura della Guardia medica, senza contare che il monte ore dei medici del 118 è insufficiente a coprire i turni notturni del Pte. Per la Regione, però, “attualmente l’attività di continuità assistenziale vede impegnati un numero di medici di continuità assistenziale (medici del ruolo unico di assistenza primaria ad attività oraria) superiore a quanto previsto dall’accordo collettivo nazionale in vigore e che i punti di primo intervento (Ppi), attivati a seguito degli accordi integrativi regionali del 2010, garantiscono un servizio medico h12 diurno, in integrazione con i servizi di continuità assistenziale, per le piccole e medie urgenze, in modo da non affollare le aree di emergenza e costituiscono gli elementi standard imprescindibili dei Pta”. In sostanza, secondo la Regione, a livello territoriale si registra attualmente un elevato grado di copertura di assistenza sanitaria di tal ché le richieste del Comune non avrebbero alcun fondamento. Tesi sposata dal Tar, che ha evidenziato come il Comune non abbia mai impugnato il decreto assessoriale del 2010 né abbia in altro modo coltivato le sue ragioni e oggi non ha più “un interesse attuale e concreto alla decisione del ricorso, posto che comunque non ne ricaverebbe alcun vantaggio dato che, in pratica, sarebbe impossibile riaprire il presidio di continuità assistenziale chiuso nel 2008”.