Mercoledì 30 Ottobre 2024
Intervista a padre Gaetano Murolo, storico parroco sostituito dall'arcivescovo


"I miei 63 anni a Roccalumera: una parrocchia all'avanguardia che lascio con sofferenza"

di Andrea Rifatto | 12/02/2024 | ATTUALITÀ

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Padre Gaetano Murolo compirà 90 anni il 29 marzo

“Non essere più parroco mi fa soffrire, ma era giusto così”. Padre Gaetano Murolo è un pezzo di storia e di cuore per Roccalumera, dove dal 1961 ha guidato la comunità della Madonna del Carmelo. Il 29 marzo compirà 90 anni e il 21 giugno festeggerà 64 anni di sacerdozio, trascorsi da quando nel 1960 venne ordinato sacerdote per imposizione delle mani dell’allora arcivescovo Angelo Pajino. Al suo posto monsignor Giovanni Accolla ha scelto Giuseppe Imbesi, giovane sacerdote attualmente a Messina, che si insedierà a breve. Fiaccato nel corpo ma non nell’animo, don Gaetano ormai da circa un anno non celebra messa e ci accoglie nella canonica adiacente la chiesa, tra battute di spirito e aneddoti.

Com’è nata la sua vocazione?
“Non è facile ricordare, è stato un itinerario: è sorta a Mandanici, dove da Roccalumera andavo in bici il sabato e la domenica a fare catechismo. Ricordo che non c’era un buon sacerdote. Ma pian piano mi sono concentrato su questa scelta e le ho dato una definizione precisa”

Sacerdote ma anche calciatore e pittore: come sbocciano le altre passioni?
“Anche se piccolo di statura, ero forte e avevo prestanza fisica. Ho giocato a calcio in 8 paesi, fatto pesca subacquea ad alto livello per 21 anni. La passione per l’arte è nata nello studio di mio padre, originario di Giarre, che costruiva carretti siciliani poi decorati da due pittori di Acireale e Roccalumera. Iniziai a dipingere a 10 anni, diventando sempre più bravo: con i miei quadri ho viaggiato molto, organizzando 114 mostre personali in mezzo mondo, partecipando a rassegne d’arte e concorsi nazionali e internazionali. La mia pittura è unica, il tema centrale è l’attesa, l’essere fermi, con lo sguardo proiettato verso l’orizzonte”

Come ricorda la nomina nel 1961 a parroco di Roccalumera?
“Arrivai un po’ stordito, avevo lavorato tanto a San Filippo superiore e Santa Marta. Ricordo che non era una parrocchia viva, zoppicava, ma poco a poco l’ho messa in ordine e resa attiva"

E come? Quale fu il suo indirizzo?
“Seguire la fede, la dottrina, la testimonianza, ma soprattutto essere accoglienti. Il mio stile di vita è stato basato sull’essere a disposizione di tutti, coinvolgendo soprattutto i giovani, e non voltare mai le spalle a nessuno: questo mio modo di essere ed agire ha fatto molta breccia. La Madonna del Carmelo divenne una parrocchia d’avanguardia, molto invidiata, c’erano tante attività sportive, ricreative, culturali, la musica da camera con concerti di alto livello con i migliori musicisti del Conservatorio”

Un parroco innovativo…
“Direi normale, ma combattente: non stavo fermo un minuto, creavo attività a non finire dal punto di vista religioso e ricreativo. Con me è nata una realtà bellissima, il palio, un’idea che ebbi durante un viaggio a Siena dove assistetti al vero Palio. Nacque in me il desiderio di fare qualcosa di simile, pensai anche di farlo con i cavalli ma all’epoca a Roccalumera non c’erano nemmeno gli asini. Allora inventai il palio con i galli, ne acquistai 11: fu uno spettacolo…”

Qual è stato il momento più bello?
“Tutta la vita parrocchiale, vissuta con dedizione, grande responsabilità e con una adeguata preparazione. Le mie omelie nascevano dalla consultazione di testi e la gente rimaneva affascinata”

E quello più brutto?
“Adesso, che sono solo, non dico abbandonato perchè ho tanti amici che mi vengono a trovare, ma non è sufficiente a coprire le lacune e nella mia spiritualità mi sento solo e questo mi fa soffrire. Non essere più parroco mi crea sofferenza, ma era giusto così. L’arcivescovo ha fatto una scelta, anche perchè non potevo più agire, da un anno sono a letto”

Come gliela ha comunicata?
“È venuto qui, abbiamo avuto un dialogo di quasi un’ora, mi ha detto tutto con franchezza e mi sono uniformato alla sua decisione, non ho fatto resistenza”

Le mancano i parrocchiani?
“No perché non ho più relazioni con loro, solo con alcuni amici, ma so che tutti hanno grande rispetto per me e mi vogliono bene”

Chi verrà dopo di lei avrà una grande responsabilità: cosa augura al nuovo parroco?
“Di continuare su questa strada e fare anche meglio. Sarà sicuramente bravo”.


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