I siciliani e la lettura: il 72% non legge un libro
di Andrea Rifatto | 22/01/2015 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 22/01/2015 | ATTUALITÀ
2414 Lettori unici
Dati Istat raccolti nell'ultimo anno
Gli italiani leggono sempre meno. La conferma arriva dall’Istat, che ha reso noti gli esiti dell’indagine “La produzione e la lettura di libri in Italia”, condotta nel 2014 per rilevare informazioni sulla lettura di libri nel tempo libero, sul numero di libri letti e sulla dotazione delle biblioteche domestiche. L’istituto di statistica ha considerato come lettori gli individui di 6 anni e più che hanno letto almeno un libro, per motivi non strettamente scolastici o professionali, nei 12 mesi precedenti l’intervista. Nell’ultimo anno, oltre 23 milioni 750mila italiani hanno dichiarato di aver letto almeno un testo: rispetto al 2013, la quota di lettori è scesa dal 43% al 41,4%. La popolazione femminile mostra una maggiore propensione alla lettura già a partire dai 6 anni di età: complessivamente il 48% delle donne e solo il 34,5% degli uomini hanno letto almeno un libro nel corso dell'anno. La quota di lettori è superiore al 50% della popolazione solo tra gli 11 e i 19 anni, mentre la fascia di età in cui si legge di più è quella tra gli 11 e i 14 anni (53,5%). Tra i fattori che invogliano alla lettura incide fortemente l’ambiente familiare: leggono il 66,9% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 32,7% di quelli con genitori che non leggono libri. Si confermano anche le differenze rispetto al livello d‘istruzione. La lettura di libri continua ad essere praticata soprattutto dalle persone con un titolo di studio più elevato: leggono circa tre laureati su quattro (il 74,9%; il 77,1% nel 2013), ma la proporzione si riduce a uno su due fra chi ha conseguito al più un diploma superiore (51,1%; il 53% nel 2013). Quasi una famiglia su dieci (9,8%) non ha alcun libro in casa, mentre il 63,5% ne ha al massimo 100. I "lettori forti", cioè le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 14,3% dei lettori, una categoria sostanzialmente stabile nel tempo. La Sicilia al “primo posto” per non lettori: il 18,1% delle famiglie non ha un volume in casa Perche non leggiamo? La risposta degli editori e le possibili soluzioni Nuove strategie per rilanciare il mercato editoriale. Aumenta il consumo di prodotti digitali Non è però da trascurare - e appare un segnale positivo - che il 6,6% di quanti non hanno libri in casa ma hanno utilizzato Internet negli ultimi tre mesi, ha letto o scaricato libri online o e-book (era il 5,2% nel 2013). La diffusione dei libri online e degli e-book potrebbe, dunque, rappresentare un nuovo canale di accesso alla lettura per le famiglie che non hanno grande familiarità con librerie e libri cartacei. Se lo schermo sostituirà completamente le pagine da sfogliare non siamo ancora in grado di dirlo. Nel dubbio, leggete comunque.
Concentrando la nostra attenzione sul Mezzogiorno e in particolare sulla Sicilia non possiamo non notare come in quest’area la lettura continui ad essere molto meno diffusa rispetto al resto del Paese: meno di una persona su tre nel Sud e nelle Isole ha letto almeno un libro (la quota di lettori è rispettivamente il 29,4% e il 31,1% della popolazione). Alla Sicilia spetta la maglia nera nella graduatoria nazionale delle regioni italiane, con la percentuale più alta di persone che non legge: nel 2014 il 71,8% degli isolani non ha letto un libro, mentre il 18,1% delle famiglie afferma di non possederne nemmeno uno in casa. Peggio fa solo la Basilicata, con il 19,1%. Numeri sconfortanti, che fanno riflettere, se consideriamo come la scarsa propensione alla lettura è un indice di difficoltà di accesso anche ad altre risorse ed opportunità culturali. Ai non lettori, infatti, corrispondono livelli di partecipazione culturale significativamente inferiori alla media: ad esempio, a livello nazionale, hanno visitato musei o mostre il 48,9% dei lettori contro il 13,3% dei non lettori, e siti archeologici o monumenti il 38,7% dei primi contro il 10,3% dei secondi, mentre hanno assistito a spettacoli teatrali il 32,3% dei lettori contro il 9,6% dei non lettori.
Il calo dei lettori rispetto all’anno precedente sembra da attribuire soprattutto all’ulteriore diminuzione della categoria dei lettori deboli (-6,8% rispetto al 2013), i quali già avevano un rapporto molto fragile ed estemporaneo con i libri, mentre chi aveva una maggiore familiarità con la lettura ha dimostrato una sostanziale “tenuta” nelle proprie abitudini. Oltre al livello di istruzione (non ha letto un libro il 72,7% di chi possiede al più la licenza elementare), la scarsa confidenza con la pagina scritta è associata anche al contesto urbano di appartenenza: l’incidenza di “non lettori” è maggiore nei comuni di minore ampiezza demografica e raggiunge il 60,8% nei comuni fino a 2mila abitanti. Generalmente, la quota di non lettori cresce all’aumentare dell’età; tuttavia è da notare che il 52,4% dei bambini di 6-10 anni e il 44,3% di quelli tra 11 e 14 anni non hanno letto altri libri al di fuori dei testi scolastici e non hanno praticato alcuna lettura se non per motivi di studio. Rispetto al genere, la distanza maggiore tra i due sessi (ben 27,3 punti percentuali) si registra nella fascia di età tra i 20 ed i 34 anni, dove le “non lettrici” sono più di una su tre (il 37,4%), mentre i “non lettori” sono quasi i due terzi della popolazione maschile (il 64,7%).
Tra i fattori che ostacolano maggiormente la lettura e la capacità di sviluppo del settore editoriale in Italia, secondo gli editori, vi è la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura. Il secondo elemento di criticità individuato è il livello culturale della popolazione italiana, considerato generalmente modesto dal 39,8% dei rispondenti. Lo scarso successo della lettura nel nostro Paese e le conseguenti difficoltà dell’editoria sarebbero dunque da attribuire a fattori soprattutto di matrice culturale, anche se un editore attivo su tre (33,9%) non manca di segnalare fattori più direttamente riconducibili alle politiche settoriali, quali lo scarso sostegno alla domanda e l’inadeguatezza delle politiche pubbliche di incentivo all’acquisto di testi, come quelle che potrebbero derivare da detrazioni fiscali e bonus libri. Il 22,2% dei piccoli editori ravvisa invece nei prezzi di copertina troppo alti un possibile ulteriore fattore di scoraggiamento del pubblico. Da non trascurare, poi, il fatto che il settore editoriale italiano è fortemente polverizzato dal punto di vista dimensionale, essendo composto in larga parte da operatori di piccole e piccolissime dimensioni, che soffrono in particolar modo la scarsa visibilità e pubblicità del settore librario. Parliamo di coloro che pubblicano non più di 50 titoli all’anno, che rappresentano però l’87,6% del numero complessivo di editori attivi.
Nel complesso, nell’indicare gli interventi ritenuti più efficaci per potenziare il settore editoriale, il 31% dei rispondenti indica l’esigenza di innovare le modalità di distribuzione dei prodotti editoriali, il 30% sostiene che occorrerebbe sviluppare anche le forme di cooperazione tra i diversi operatori economici del settore (attraverso la costituzione di consorzi, centri servizi e iniziative di partenariato) e quasi il 27% ritiene che gli incentivi pubblici per l’acquisto di libri ed e-book (bonus per l’acquisto, deducibilità delle spese) potrebbero rappresentare un importante sostegno al mercato e dare impulso al settore editoriale. Solo il 17,5% degli editori individua come fattore strategico una politica di riduzione dei prezzi attraverso sconti e promozioni.
Nel 2014, quasi 5 milioni di italiani hanno letto o scaricato libri online o e-book (15,6% delle persone di 6 anni e più che hanno utilizzato Internet negli ultimi tre mesi e 8,7% della popolazione di 6 anni e più). Se nel complesso, in Italia, la pratica della lettura è ancora molto modesta e in molte case i libri sono del tutto assenti, negli ultimi anni si sta lentamente diffondendo quindi il consumo di prodotti editoriali digitali. Il prezzo di vendita si conferma il fattore competitivo degli e-book maggiormente apprezzato dal pubblico. La facilità di trasporto e di archiviazione dei contenuti, indicata dal 38,8% degli editori rispondenti, è il secondo fattore più frequentemente indicato dal pubblico dei lettori per gli e-book. Il principale fattore che invece secondo gli editori intervistati ostacola la diffusione dei libri elettronici in Italia è l’immaterialità del libro digitale, che penalizza l’e-book rispetto al libro di carta (36,3%), seguito dalla scarsa alfabetizzazione informatica e dalla limitata confidenza con le nuove tecnologie da parte del pubblico dei lettori, segnalate dal 35,3% degli intervistati. In prospettiva, poco più della metà degli editori rispondenti (54,9%) si è dimostrato ottimista sulle nuove tecnologie e valuta positivamente l’impatto che avrà nei prossimi tre anni la diffusione dell’ebook sul mercato editoriale.