Il "commiato" al giudice di pace di Alì Terme: si tenterà la carta del ricorso al Tar
di Andrea Rifatto | 01/03/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 01/03/2020 | ATTUALITÀ
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Gli scatoloni con i fascicoli trasferiti a Messina
Il portone si è chiuso nel primo pomeriggio di venerdì e gli scatoloni con i fascicoli hanno iniziato a viaggiare verso Messina. Le speranze che possa riaprire sono pochissime, quasi nulle. Ma per salvare l’Ufficio del giudice di pace di Alì Terme l’Unione dei Comuni Valli Joniche dei Peloritani giocherà tutte le carte, a livello ministeriale e anche giudiziario. Venerdì è stato l’ultimo giorno di udienza e da domani, lunedì 2 marzo, i procedimenti civili e penali saranno trattati a Messina, come quanto disposto dal decreto di interruzione udienze firmato il 21 febbraio dal presidente facente funzioni del Tribunale, Mario Samperi, “vista l’assoluta inadeguatezza del personale amministrativo assegnato dai Comuni – ha scritto nel provvedimento – che non ha una formazione giuridica né competenze e sconosce i servizi di cancelleria e i meccanismi del procedimento giurisdizionale”. Al “commiato” della sede aliese, insieme al giudice di pace Placido Calabrò che ha elogiato i dipendenti per quanto sin qui svolto per garantire un bene comune come la Giustizia, erano presenti il presidente dell’Unione dei Comuni Davide Paratore (sindaco di Antillo), i sindaci Piero Briguglio (Nizza), Sebastiano Gugliotta (Pagliara) e Concetto Orlando (Roccafiorita) e l’Ordine degli Avvocati con il presidente Domenico Santoro, il segretario Antonio De Matteis e l’avvocato Nunzio Cammaroto, che da sempre conduce battaglie per rivalutare la zona jonica, già spogliata del tribunale di Taormina. L’Unione e l’Ordine hanno discusso della possibilità di presentare ricorso al Tar di Catania contro il decreto di interruzione delle udienze nella sede di Alì Terme, per cercare così di stoppare il provvedimento: “Bisogna valutare i profili di impugnazione del decreto – ha detto Santoro –come Ordine degli Avvocati appoggeremo questa proposta e sosterremo la battaglia anche a livello ministeriale”. “Aspettiamo di essere ricevuti al Ministero della Giustizia – ha aggiunto Paratore – e poi decideremo se impugnare il decreto per ottenere almeno la sospensiva”. Il presidente dell’Unione ha inviato una lettera al ministro Alfonso Bonafede chiedendo la revoca del provvedimento del Tribunale, l’invio di personale del Ministero per formare i dipendenti comunali e un incontro per trovare la soluzione più idonea al mantenimento dell’Ufficio del giudice di pace di Alì Terme: “L’analisi effettuata dal presidente del Tribunale descrive una situazione grave che si ripercuote su un territorio di circa 40.000 abitanti che non avranno un riferimento diretto con la giustizia di prossimità come hanno sempre avuto – ha esordito Paratore – l’ex Pretura di Alì Terme, oggi Giudice di Pace, è la più antica della provincia di Messina; l’immobile è di proprietà dello Stato ed ha sempre erogato servizi con la soddisfazione di tutti. La chiusura di tale importantissimo presidio di giustizia crea notevole nocumento a tutte le comunità che hanno interesse al Suo mantenimento, in quanto fornisce risposte adeguate in tempi ragionevoli, con abbattimento dei costi anche di carattere logistico. Da quando l’Ufficio è stato ripristinato l’Unione dei Comuni ha cercato di garantire il personale di cancelleria prendendo dipendenti in forza presso i Comuni appartenenti alla giurisdizione. Sennonché detto personale, pur avendo frequentato un apposito corso di formazione, ha sempre presentato carenze che non hanno consentito di svolgere appieno il ruolo a cui erano stati assegnati. Pertanto, la situazione può essere risolta con l’ausilio di personale dipendente dal Ministero da formare, in primis, i dipendenti comunali che hanno dato la disponibilità ad essere impiegati presso il Giudice di Pace, in modo da rendere successivamente l’ufficio totalmente autonomo”. Il presidente dell’Unione punta quindi ad ottenere un incontro “per rappresentare dettagliatamente la problematica, in modo da poter adottare la soluzione più idonea al mantenimento dell’Ufficio del Giudice di Pace di Alì Terme”.