Martedì 03 Dicembre 2024
L'allestimento dell'abbazia di San Pietro e Paolo presentato ad Agrigento


Il Museo immersivo di Casalvecchio ad “ArcheoExperience" grazie ad Archeoclub

di Redazione | 06/10/2024 | ATTUALITÀ

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Brianni e Tamà durante l'illustrazione del museo

Anche la sede di Archeoclub Area Jonica ha preso ad “ArcheoExperience nell’Isola dei Tesori”, incontro svoltosi ad Agrigento con altre sedi di Archeoclub d’Italia ed associazioni nell’ambito della giornata organizzata dalla Borsa mediterranea del Turismo archeologico di Paestum, in occasione della promozione di Agrigento Capitale della Cultura 2025. Il sodalizio jonico ha scelto di presentare il Museo immersivo realizzato nell’abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò di Casalvecchio Siculo, con l’intervento di Ketty Tamà dopo l’introduzione di Filippo Brianni, rispettivamente vicepresidente e presidente di Archeoclub. “In questi anni abbiamo collaborato con i Comuni di Roccafiorita e Casalvecchio Siculo – ha raccontato Brianni – aiutandoli a far sorgere sul territorio due strutture espositive diverse nel loro genere ma in grado di adattarsi alla realtà in cui sono collocate, il Museo della Madonna dell’Aiuto e quello immersivo di San Pietro e Paolo”. Tamà ha spiegato come nel museo casalvetino, “attraverso l’utilizzo della forma museale immersiva, abbiamo voluto raccontare in maniera semplice, piacevole, inclusiva in quanto accessibile agli studiosi ed anche ai bambini la storia della nostra meraviglia”. Il suo intervento è terminato con l’immagine, presente al museo, del Conte normanno Ruggero II, al quale si deve, tra l’altro, la rifondazione nel 116 dell’abbazia di Casalvecchio Siculo. 


E Ruggero II ha reso famoso un particolarissimo mantello, il cosiddetto “Mantello dell’incoronazione di Ruggero II”, realizzato nei laboratori del Palazzo reale di Palermo e che attraverso poche immagini è in grado di sintetizzare e proiettare la storia di quel periodo, nell’anno 1134, quando – recita l’iscrizione in oro ricamata sul mantello – nella capitale della Sicilia “hanno dimora felicità e onore, benessere e perfezione, merito ed eccellenza”. Un mantello di ben 3,5 metri dove coesistono elementi latini col ricamo arabo e la tecnica tessile bizantina. L’opera d’arte è oggi custodita nella Stanza dei Tesori del Museo di Arte e Storia di Vienna ed avrebbe dovuto essere restituito nel 1918; durante il Nazismo, insieme ad altri oggetti, fu portato a Norimberga e poi nuovamente a Vienna. Il direttivo di Archeoclub Area Jonica (Filippo Brianni, Ketty Tamà, Daniela Fileti, Santino Scarcella e Mimmo Costa) ha consegnato al presidente nazionale di Archeoclub d’Italia, Rosario Santanastasio, un documento in cui si chiede di avviare un’interlocuzione con le istituzioni affinché questa opera torni nella sua giusta collocazione a Palermo. “Per il museo e per la storia austriaca – scrive Archeoclub – il Mantello di Ruggero II non rappresenta ciò che rappresenta per la Sicilia; per la nostra storia è uno dei punti più alti della sua cultura e del sincretismo che ci rende unici ed ha reso unico il suo luogo di produzione, ovvero i laboratori reali del Tiraz. Sotto il suo mantello Ruggero II accolse i cristiani, gli ebrei, i musulmani della sua corte, i maestri tessitori che avevano intrecciato per lui i nodi di porpora e d’oro del magnifico emblema del cosmo” . L’iniziativa ha già ricevuto l’adesione informale di diverse sedi Archeoclub presenti ad Agrigento.


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