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Il Pte di S. Teresa "assaltato" durante la notte: i rischi di medici e operatori
di Andrea Rifatto | 04/05/2017 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 04/05/2017 | ATTUALITÀ
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Salvadore Soraci tra i soccorritori Piero Giannetto e Nunzio Signorino
La chiusura notturna del Presidio territoriale di emergenza di S. Teresa di Riva continua a rappresentare una forte criticità. Un anno fa venne avviata una battaglia anche a livello politico, con l’approvazione di una mozione nei Consigli comunali per ottenere dall’Asp di Messina l’apertura durante tutto l’arco delle 24 ore della struttura, che rappresenta il livello minimo di operatività dell’urgenza/emergenza sanitaria e presso il quale è possibile effettuare interventi di primo soccorso e di stabilizzazione del paziente in fase critica. Ma nulla è cambiato e il Pte continua a rimanere attivo dalle 8 alle 20, mentre è operativo h24 il servizio 118 con ambulanza. Il Presidio di piazza Municipio viene però letteralmente preso d’assalto anche la notte da quanti chiedono di essere visitati e sottoposti a cure, nonostante medici e operatori del 118 spieghino costantemente di non poter far accedere il pubblico in quanto non è prevista l’apertura notturna. E non mancano le tensioni, con accesi scontri verbali che si registrano spesso tra utenti e personale sanitario. La notte dell’1 maggio, poi, è stata addirittura forzata la porta di ingresso da parte di ignoti mentre l’ambulanza era fuori per un intervento e al mattino è dovuto intervenire l'ufficio tecnico dell’Asp per cambiare la serratura. “Ci troviamo a vivere con un’anomalia segnalata da anni – spiega il dottor Salvadore Soraci, medico Pte e 118 – in quanto la struttura di S. Teresa, cittadina dove non è più attiva la guardia medica, è sempre stata punto di riferimento per gli utenti del territorio di competenza (tra S. Alessio e Roccalumera compresi i centri collinari) ma anche da altri paesi, che vengono qui la notte bypassando la guardia medica del proprio comune di residenza, che è invece il primo presidio dove devono recarsi. Noi non possiamo effettuare visite e ci troviamo in difficoltà ma spesso seguendo la nostra coscienza decidiamo comunque di ricevere i pazienti: la notte di venerdì scorso, ad esempio, ho prestato soccorso a un giovane che poco dopo il suo arrivo ha avuto uno shock anafilattico e che se si fosse recato alla guardia medica di S. Alessio avrebbe perso tempo prezioso subendo conseguenze più gravi, senza contare che non possiamo prendere in carico un paziente e poi dirottarlo altrove per proseguire con le cure perché il trattamento va portato a termine”. L’indirizzare utente alla guardia medica potrebbe addirittura far incorrere il medico nel reato di omissione di soccorso qualora la situazione dovesse aggravarsi dopo il “rifiuto” alla visita. E con l’arrivo delle estate e il moltiplicarsi degli abitanti il rischio che gli “assalti” al Pte di piazza Municipio aumentino è reale. Tra l’indifferenza degli organi competenti. Da segnalare inoltre come le chiamate al 118 vengono già dirottate, almeno per il momento quelle effettuate dai cellulari di ultima generazione, al Numero unico di emergenza 112, il sistema di soccorso che già viene usato in altri Paesi. Un numero unico che permette al cittadino di mettersi subito in contatto con il sistema sanitario, le forze dell’ordine o i vigili del fuoco. Le chiamate in entrata saranno gestite dal centralino di Catania che già alla ricezione saprà individuare la zona dalla quale si sta telefonando e stabilirà quale sia il servizio necessario per inviare sul posto il personale idoneo. Al momento, in attesa che il servizio entri pienamente a regime, continua a rispondere la Centrale 112 dei Carabinieri.