Il termalismo in Sicilia, come rilanciare il settore
di Andrea Rifatto | 18/04/2015 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 18/04/2015 | ATTUALITÀ
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Donsì, Severino, F. Terranova, Di Blasi, Ferro, Genovese, Grasso
Un settore che stenta a decollare, una potenzialità che rimane inespressa. Il termalismo siciliano non gode di ottima salute ma anzi stenta a rimanere in piedi. Le problematiche più urgenti da affrontare e i possibili scenari futuri sono stati analizzati nel corso di un meeting svoltosi nell’Antica Filanda di Roccalumera, organizzato dai Lions Club Santa Teresa di Riva, Catania Faro Biscari e Barcellona Pozzo di Gotto. Un fetta di mercato poco considerata che potrebbe costituire un'immensa risorsa se valorizzata in funzione di un possibile sviluppo turistico della regione. L’incontro ha evidenziato soprattutto come il settore termale nell’isola sia una risorsa con comporta costi tecnici irrisori rispetto alle capacità di indotto che è capace di generare in termini produttivi, qualità terapeutiche e curative, occupazionali e di coinvolgimento sociale. Tra il folto pubblico numerosi amministratori locali e rappresentanti delle associazioni del territorio. I lavori, moderati dall'arch. Andrea Donsì, componente il Comitato tema di studio distrettuale “La nostra storia: cultura, tradizioni e risorse”, sono proseguiti poi con gli interventi di Elena Di Blasi, professore associato di Geografia politica ed economica all'Università di Messina e Margherita Ferro, presidente del Distretto produttivo del benessere termale siciliano. La prof.ssa Di Blasi ha ripercorso la storia e le evoluzioni del termalismo siciliano, in particolare come negli anni si sia passati dal riconoscere le terme come luogo di cura di specifiche patologie a punto dove ricercare il benessere psicofisico e riscoprire il piacere di star bene. “Ma bisogna saper coniugare cura e turismo – ha spiegato – rivedendo l’offerta termale in sinergia con le istituzioni del territorio, per dare vita ad azioni di marketing territoriale che facciano sì che il termalismo sia da traino per il turismo”. Margherita Ferro ha invece illustrato la mission Distretto produttivo del benessere termale, che raccoglie 51 imprese dell’indotto termale e 12 comuni siciliani distribuiti su cinque province. Internazionalizzazione, valorizzazione delle aziende private e un nuovo brand del settore le soluzioni illustrate dalla Ferro: “Il nostro obiettivo è mettere in rete strutture sane e capaci di creare sviluppo, puntando sulla destagionalizzazione turistica che una regione ricca di sorgenti minerali come la Sicilia può garantire”. “L’incontro è servito a fare il punto per capire cosa è possibile fare nel nostro piccolo – ha concluso Andrea Donsì – anche se mancano gli incentivi da parte della politica regionale. Prima ancora di capire come le istituzioni possono agevolare il settore dobbiamo ampliare il dibattito coinvolgendo le forze sociali e le associazioni”. A cominciare dai medici, che per il momento hanno però deciso di non scendere in campo a fianco dei Lions per dare il loro contributo. Donsì, Stroscio, Freni Terranova, Scarcella, Cacciola, Siracusa Il pubblico presente all'Antica Filanda
I lavori si sono aperti con i saluti dei presidenti dei Club Lions organizzatori, rispettivamente Antonio Scarcella, Vincenzo Stroscio e Giuseppina Siracusa, e del consigliere comunale Cosimo Cacciola, in rappresentanza dell’Amministrazione di Roccalumera. Presente per il Distretto 108Yb Lions Sicilia il vicepresidente Francesco Freni Terranova. A seguire gli interventi degli esperti del settore, che hanno affrontato diversi aspetti dell’indotto termale siciliano e prospettato le possibili soluzioni per rilanciare il settore. La prof.ssa Lina Severino, delegato responsabile del tema di studio “La nostra storia: cultura, tradizioni e risorse”, ha evidenziato come per troppo tempo le terme in Sicilia siano state trascurate e poco considerate. “Abbiamo lasciato che il nostro territorio venisse spesso devastato senza tutelare un bene prezioso come l’acqua, una risorsa indispensabile. Alcuni esempi di strutture termali che hanno chiuso i battenti – ha ricordato la prof.ssa Severino – come Acireale e Sciacca, non fanno ben sperare”. Il vicepresidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Termali (Ancot), Lorenzo Grasso, presidente del Consiglio comunale di Alì Terme, cittadina dove sono attivi due stabilimenti termali, ha illustrato l’importante compito svolto dall’associazione che riunisce 46 comuni italiani. Un ruolo di intermediazione tra imprenditori ed enti pubblici, in difesa di un settore che registra un fatturato di appena 30 milioni di euro in tutto il Paese rispetto ai 300 di altre nazioni come la Germania, che però ha molti meno centri termali. “In Sicilia siamo forti della qualità delle nostre acque – ha ricordato Grasso – ma siamo penalizzati dalle scelte politiche, dalle imposte asfissianti e dalla mancanza di un adeguata prospettiva di sviluppo su larga scala. Spero che le parole si traducano in fatti e non si perda l’ennesima occasione utile” ha concluso il vicepresidente Ancot. Paolo Genovese, consigliere nazionale Federterme, ha puntato il dito sulla mancanza di coordinamento tra imprenditori turistici e aziende termali, situazione che non porta ad un adeguato sviluppo dell’intero settore, portando l’esempio di Terme Vigliatore, dove esiste una struttura attrezzata che però rischia di rimanere una cattedrale nel deserto per la mancanza di una offerta turistica a latere.