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Incendi e persecuzioni a Forza d’Agrò: condanne confermate con una lieve riduzione
di Andrea Rifatto | 12/11/2024 | CRONACA
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La vettura incendiata davanti la Stazione dell'Arma
Confermata quasi integralmente in secondo grado la sentenza emessa un anno fa dal Tribunale di Messina al termine del processo dell’operazione “Nerone bis”, con diversi imputati accusati di danneggiamenti e persecuzioni a cittadini e uomini alle Forze dell’ordine a Forza d’Agrò. La Corte presieduta dal giudice Bruno Sagone e composta dalle giudici Adriana Sciglio e Daria Orlando ha confermato le condanne, stabilite dalla giudice monocratica Monica Marino, a 8 anni, 3 mesi di reclusione e 7mila 400 euro di multa per Gabriele Pitasi e 7 anni, 5 mesi, 10 giorni e 6mila euro di multa per Davide Pitasi per il danneggiamento aggravato con incendio dell’autovettura Alfa Romeo Giulietta dell’allora comandante della Stazione Carabinieri, Maurizio Zinna, bruciata davanti la caserma la notte del 31 marzo 2021; per la tentata estorsione al titolare dell’hotel e ristorante “Agostiniana” di Forza d’Agrò, Pippo Bondì, con una bottiglietta di benzina sul parabrezza dell’auto di un suo dipendente accompagnata da un biglietto con la richiesta di 65mila euro, prospettandogli anche il pericolo che alcuni mezzi della sua impresa “Edilagrò”, di cui è titolare con la moglie, potessero essere incendiati; per lo stalking a Sebastiano Stracuzzi (all’epoca responsabile dell’Ufficio tecnico comunale) e al figlio Gianpaolo e per lo spaccio di lieve entità di crack e marijuana (otto episodi per Gabriele, cinque per Davide). I fratelli Pitasi, insieme alla madre Franca Bartolone, erano stati assolti per non aver commesso il fatto dall’accusa di aver incendiato la sera dell’1 dicembre 2020 l’auto di Gianpaolo Stracuzzi; per un episodio di cessione di droga perchè il fatto non sussiste, per un altro per non aver commesso il fatto e in un terzo caso perchè il fatto non è previsto come reato. Bartolone era stata assolta anche dall’accusa di stalking nei confronti della famiglia Stracuzzi, così come madre e figli prosciolti per lo stalking alla moglie di Sebastiano Stracuzzi. Per il santateresino Salvatore Lenzo, condannato a 7 mesi e 1.132 euro di multa per la cessione di un grammo di cocaina (riqualificato in lieve entità), la Corte d’appello ha rideterminato adesso la pena in 6 mesi e 1.032 euro di multa. In primo grado erano i fratelli Pitasi, attualmente reclusi in carcere, stati condannati anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, all’interdizione legale durante l’esecuzione della pena, al divieto di espatrio, al ritiro della patente di guida per due anni e al divieto di soggiorno per tre anni a Forza d’Agrò, Sant’Alessio Siculo e Santa Teresa di Riva. In appello la Corte ha condannato i Pitasi al pagamento delle spese di giudizio e al risarcimento alle parti civili delle spese di rappresentanza in giudizio. I legali difensori, l’avvocato Giovambattista Freni per i Pitasi e l’avvocato Salvatore Silvestro per Lenzo, potranno presentare ricorso in Cassazione contro la sentenza di secondo grado. Al processo sono parti civili Sebastiano e Gianpaolo Stracuzzi assistiti dall’avvocato Felice Di Bartolo e Pippo Bondì con l’avvocato Bonaventura Candido.