La Fiera dei Santi Pietro e Paolo d'Agrò: storia, gusto e tradizione
di Sergio Lombardo | 27/06/2015 | ATTUALITÀ
di Sergio Lombardo | 27/06/2015 | ATTUALITÀ
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L'abbazia di Casalvecchio vista dall'alto
Il suggestivo scenario della Valle d'Agrò sarà per quattro giorni la culla delle manifestazioni che, tessute tra cultura, sapori e colori della Sicilia, culmineranno con la tradizionale fiera dei Santi Pietro e Paolo ad’Agrò. L’incantevole abbazia, sita in contrada Cristuri nel comune di Casalvecchio Siculo, sarà la musa di un evento che ogni anno richiama numerosi visitatori, i quali, oltre ad ammirare le bellezze dell’arte normanna, potranno degustare prodotti tipici locali e riscoprire le tradizioni di una fiera che affonda le sue radici in tempi antichi. Correva l’anno 1480 quando con un decreto reale si istituiva la “Fiera di San Pietro”, che per sette giorni coinvolgeva mercanti di tutta la Sicilia orientale, i quali promuovevano i loro prodotti. Caratteristica tipica era il commercio del bestiame e tale attività era talmente prestigiosa che venne istituito un Ufficio notarile per la stipula dei contratti. La fiera, dopo aver subito un periodo di declino, è tornata oggi a rifiorire e a far rivivere quel clima di folklore che ha sempre caratterizzato l’antico borgo. Ad aprire il sipario della prima giornata della kermesse, è stata, giovedì, la presentazione del libro di Francesco Manna, “Graziella - Storia di una donna guerriera”, che descrive la grinta e la forza della protagonista nell’affrontare una malattia che la metterà a dura prova. Oggi, alle ore 19, sarà officiata una celebrazione eucaristica da padre Agostino Giacalone, parroco di Casalvecchio Siculo. Giovedì e venerdì si è tenuta la tradizionale sagra del castrato, mentre ad allietare la serata di oggi ci penserà il ritmo del karaoke. Domani, giorno di conclusione di questo evento storico, in cui avrà luogo il mercato, sarà possibile inoltre visitare il monastero, dove alle ore 10.30 verrà celebrata la Santa Messa. Un compendio di secoli, racchiuso in quattro giorni. Giorni intensi, in cui i valori si mescolano e riecheggiano nella valle d’Agrò come voci di uno stesso coro.