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La Jonica Trasporti verso la chiusura: "Solo debiti, scelta da fare anni fa"
di Redazione | 15/05/2019 | ATTUALITÀ
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Un bus della Jonica Trasporti e Turismo
È ormai segnato il destino della Jonica Trasporti e Turismo, società di autolinee attiva nel comprensorio jonico messinese. Giovedì scorso a Palermo si è riunita l’Assemblea dei soci e come riporta La Sicilia è stato compiuto il primo passo del percorso che poteva (e forse doveva) accadere già almeno sei anni fa. È infatti partito il conto alla rovescia (un mese di tempo) per la chiusura dell’azienda, società detenuta al 49% dalla Msa di Antonello Montante, con la quale l’ex leader di Confindustria Sicilia provò, all’apice della sua parabola di potere, la scalata all’Ast. Ed è proprio l’Azienda siciliana trasporti (titolare del 51% della partecipata attiva nelle linee di autobus joniche) a premere il tasto “stop” sulla partnership con l’imprenditore condannato in primo grado a Caltanissetta. Le vicende giudiziarie, però, non c’entrano. “L’operazione rientra nell’ambito del risanamento di Ast, con il taglio di alcuni rami secchi delle partecipate”, spiega il presidente Gaetano Tafuri. La “Jonica Trasporti e Turismo Spa”, questo il nome completo, “registra perdite comprese fra i 300mila e i 500mila euro da quasi un decennio e, nel silenzio del socio privato (Montante) alle nostre sollecitazioni, abbiamo deciso di fare ciò che io già proposi all’allora presidente Crocetta molti anni fa”. Adesso l’amministratore di Jonica Servizi, l’avvocato messinese Gianfilippo Ceccio, nominato in accordo fra Msa e gli ex vertici crocettiani di Ast, guidati da Massimo Finocchiaro, avrà 30 giorni per “presentare un bilancio volto alla liquidazione”. Una scelta che Tafuri ritiene “non più rinviabile, concordata fra l’altro con i collegi di revisori e sindaci”. Del resto, “il socio privato Msa - racconta Tafuri - ha in corso un concordato preventivo e inoltre la Prefettura, sollecitata dalla Regione, non ha rilasciato il certificato antimafia”. Queste le altre ragioni della chiusura di una società che, tranne la parentesi del 2017 (contratto con Trenitalia per i servizi sostitutivi nel Messinese) “ha sempre prodotto debiti, coperti in silenzio dalla Regione che invece avrebbe dovuto occuparsi del dossier molto prima, chiudendo un enclave di debiti e gettoni per poltrone e revisori”. Tafuri (che in commissione Antimafia dell’Ars ammise come la Jonica fosse “il cavallo di Troia per fare entrare il patrimonio privato dentro Ast, con l’idea di prendere in mano la società”) ha pure provato a vendere la società: il bando del novembre scorso, è andato deserto. Si va verso la chiusura. E 18 dipendenti perderanno il lavoro. Non si può fare nulla per loro? “Ast potrebbe acquisire la quota nominale del socio privato, ormai erosa fino a valere 70mila euro, ma ci vuole una legge all’Ars”. Dalla politica al momento solo un imbarazzato silenzio. Intanto le segreterie regionali dei trasporti in Sicilia di Filt Cigl, Fit Cisl, Uil Trasporti, Ugl fna, Faisa Cisal, Fast Confsal e Orsa Tpl hanno chiesto un’audizione in IV Commissione all’Assemblea regionale siciliana.