La mappa dei clan mafiosi a Messina e provincia: Jonica regno dei catanesi
di Andrea Rifatto | 27/02/2018 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 27/02/2018 | ATTUALITÀ
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La mappa dei clan nella zona jonica
La particolare posizione geografica e gli interessi economico-sociali rendono la provincia di Messina crocevia di rapporti ed alleanze, in cui converge l’influenza di Cosa nostra palermitana, di quella catanese e della ‘Ndrangheta calabrese. È questo lo scenario disegnato dalla Direzione Investigativa Antimafia nella relazione sull’attività conseguita e i risultati ottenuti nel primo semestre 2017, pubblicata nei giorni scorsi. Il capoluogo è caratterizzato da un’articolata ripartizione dei quartieri e le consorterie sono interessate, tra l’altro, al gioco d’azzardo e alle scommesse clandestine. Il controllo e il rifornimento delle piazze dello spaccio di droga rimangono un caposaldo delle famiglie messinesi, che in tale ambito possono contare sull’appoggio dei più potenti clan catanesi nonché, oltre lo Stretto, delle ‘ndrine calabresi. Nella zona sud domina il gruppo criminale Spartà, radicato soprattutto nel quartiere S. Lucia sopra Contesse e nella frazione S. Margherita; nella zona centro il quartiere Provinciale è sottoposto al controllo del gruppo Lo Duca; Camaro vede la pervasiva presenza del clan Ventura e dei suoi sodali; nel quartiere Mangialupi opera l’omonimo clan caratterizzato da cellule di tipo familistico risalenti alle famiglie Trovato, Apri, Trischitta e Cutè; nella zona nord, infine, insiste, entro il quartiere Giostra, il gruppo criminale facente capo ai Galli. La fascia jonica, dalla periferia sud di Messina fino al confine con la provincia di Catania, secondo quanto confermato dalla Dia è area di influenza di Cosa nostra catanese, con riferimento sia alla famiglia Santapaola-Ercolano che alle famiglie Cappello e Laudani. Tutte le consorterie catanesi si avvalgono di responsabili locali, che si suddividerebbero le zone di influenza secondo una precisa ripartizione geografica. Se il territorio tra Scaletta Zanclea e Sant’Alessio Siculo-Forza d’Agrò per la Direzione Investigativa Antimafia è praticamente “immune” da fenomeni mafiosi, la famiglia Santapaola-Ercolano, per il tramite dei referenti locali Brunetto e Cintorino, esercita il proprio controllo sulla Valle dell’Alcantara e sui comuni di Giardini Naxos, Taormina, Letojanni, Gaggi, Francavilla di Sicilia, Malvagna e Castiglione di Sicilia (quest’ultimo in provincia di Catania); i clan Laudani e Cappello, attraverso propri esponenti e altri sodali, come i Di Mauro, sono presenti invece su alcuni dei comuni indicati, in particolare Giardini, ma anche a Roccella Valdemone e Mojo Alcantara. A conferma di ciò Giardini e Taormina, oltre che i comuni catanesi di Fiumefreddo di Sicilia e Calatabiano, sono menzionati anche nella parte della relazione inerente la provincia di Catania come località dove operano i clan Pillera-Puntina. Le attività criminali dei clan che si muovono nella zona jonica risultano prevalentemente orientate al controllo degli esercizi commerciali e delle imprese operanti nel settore turistico, attraverso le estorsioni con cui si costringono gli imprenditori a consegnare somme di denaro. Nel semestre preso in esame dalla Dia significativa è stata l’operazione “Good Easter”, portata a termine il 10 aprile dai Carabinieri della Compagnia di Taormina, con quattro arresti di soggetti considerati esponenti dei clan Brunetto e Cintorino per estorsione con l’aggravante metodo mafioso ai danni di due imprenditori taorminesi titolari di concessionarie di autovetture. Indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Messina, avviate anche grazie alle denunce delle vittime del pizzo, che hanno detto no alle richieste estorsive collaborando con i militari dell'Arma per fermare l'azione dei clan. La giusta scelta per rimanere liberi senza piegarsi alle richieste di pagamento e consentire alle forze dell'ordine di arrestare i malavitosi. Anche la fascia tirrenica della provincia, dove è insediata la cosiddetta mafia “barcellonese”, assume caratteristiche simili a quelle di Cosa nostra palermitana, sebbene i gruppi intrattengano intensi rapporti per la gestione degli affari illeciti anche con i sodalizi catanesi. Questi ultimi, per cementare tali rapporti, avrebbero individuato dei personaggi dell’area barcellonese, quali “referenti” delle consorterie etnee. Gli esiti di un’importante investigazione patrimoniale, condotta in sinergia dalla Dia di Messina e di Catania hanno fornito un’ulteriore conferma dell’osmosi criminale tra i gruppi di Messina e quelli catanesi. Le citate articolazioni hanno confiscato, nel mese di maggio, il patrimonio, del valore di oltre 28 milioni euro, nella disponibilità di un noto imprenditore della provincia di Messina, considerato trait d’union tra i clan mafiosi dei barcellonesi e i Santapaola. Da segnalare, tra i beni sequestrati, oltre ad aziende attive nella produzione di calcestruzzo e delle costruzioni edili, anche alcune operanti nel settore dell’agricoltura, dell’allevamento, nonché terreni per un’estensione di circa 220 ettari, ubicati tra la provincia di Messina e quella di Catania. Proseguendo nella descrizione delle dinamiche criminali dell’area, vicino al comune di Tortorici, ove sono attive le consorterie dei “batanesi” e dei “tortoriciani”, si estende il comprensorio dei Monti Nebrodi, con l’omonimo Parco Regionale, i cui terreni sono stati oggetto d’interesse della mafia, quali canali per l’ottenimento di finanziamenti destinati allo sviluppo del settore rurale. Al riguardo, appare rilevante il sequestro di oltre un milione di euro operato, nel mese di marzo, dalla Dia di Catania sui beni di un soggetto da tempo inserito, con ruolo apicale, in un’associazione per delinquere di stampo mafioso operante nella zona nebroidea, facente capo al “gruppo dei Brontesi”, promanazione di cosa nostra. Il mafioso, oltre a possedere un patrimonio sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, aveva percepito, senza averne diritto, cospicui contributi per attività agricole da parte dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura.