Martedì 03 Dicembre 2024
L'influenza dei gruppi criminali etnei nella zona e l'ingerenza nelle dinamiche politiche


La mappa della mafia nella Jonica: nella relazione Dia anche gli attentati di Forza d'Agrò

di Andrea Rifatto | 21/04/2023 | ATTUALITÀ

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La mappa del clan nella zona jonica

Il territorio messinese si conferma crocevia di varie matrici criminali e la fascia jonica, dalla periferia sud di Messina al confine con la provincia di Catania, risente della forte influenza dei gruppi criminali etnei. È il quadro che emerge dalla relazione della Direzione Investigativa Antimafia sull’attività svolta e i risultati conseguiti nel secondo semestre 2022, inviata al Parlamento. La fascia jonica “costituisce area d’influenza delle organizzazioni mafiose etnee in quanto vantaggiosa per lo spaccio di droga e per il reinvestimento dei capitali di provenienza illecita” e a tal proposito vengono ricordate le operazioni “Good Easter”, “Fiori di Pesco”, “Isola Bella” e “Alcantara”: in quest’ultima i Carabinieri hanno eseguito 26 misure cautelari per associazione finalizzata al traffico di droga, detenzione ai fini di spaccio ed estorsione ed è emersa una fiorente rete di spaccio fra i locali più in vista di Giardini Naxos e Taormina, sostenuta dai clan Brunetto e Cintorino, con l’impiego di giovanissimi per penetrare al meglio il mondo della movida. Al rifornimento della droga provvedevano invece i clan etnei di Giarre, Fiumefreddo e Calatabiano. Secondo la Dia la famiglia Santapaola-Ercolano, tramite Pietro Oliveri noto come “Carmeluccio”, reggente del clan Brunetto, continua a esercitare la propria influenza nella valle dell’Alcantara e sui comuni di Giardini Naxos, Taormina, Letojanni, Gaggi, Francavilla, Malvagna e Castiglione (Ct); i Laudani, di cui era storico referente Paolo Di Mauro detto “‘u Prufissuri”, deceduto nel 2021, hanno esteso la loro influenza su Malvagna, Mojo, Giardini, Roccella Valdemone e Taormina; il clan Cappello, il cui referente jonico è Antonino Cintorino, opera invece a Taormina, Gaggi, Francavilla, Malvagna, Letojanni e Giardini. "Nel semestre il comprensorio è stato interessato anche da eventi delittuosi da cui allo stato non emergerebbero matrici mafiose - scrive la Direzione investigativa Antimafia - ma meritevoli di essere citati anche per il singolare allarme sociale destato": tra questi l’operazione “Nerone 2” a Forza d’Agrò, che a giugno ha portato i Carabinieri della Compagnia di Taormina ad eseguire sei arresti per danneggiamento a seguito di incendio, atti persecutori, tentata estorsione, spaccio, detenzione ai fini di spaccio di droga e altri illeciti, consumati tra il 2020 e il 2021 ai danni di un funzionario comunale e dell’allora comandante della Stazione dell’Arma. 

Emerse anche ingerenze dei sodalizi mafiosi nelle dinamiche elettorali-politiche e nella gestione dell’attività amministrativa di alcuni Comuni e tale pervasività dei clan etnei trova conferma nell’operazione di maggio della Guardia di Finanza a Mojo Alcantara e Malvagna, con sette arresti per associazione di tipo mafioso, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità, con il coinvolgimento di alcuni amministratori locali. Le indagini avrebbero messo in luce “l’esistenza nei due Comuni di una cellula criminale che, avvalendosi della forza d’intimidazione legata alla riconosciuta vicinanza al clan Cintorino, si era imposta come cellula decisionale e operativa autonoma, di matrice prevalentemente affaristica, in grado di ingerirsi, condizionandole, nelle dinamiche elettorali-politiche dei due Comuni, e nella gestione dell’attività amministrativa per l’assegnazione di commesse pubbliche ad imprese vicine al clan; ciò attraverso l’infiltrazione in tali enti di soggetti alla stessa direttamente o indirettamente riconducibili. Si tratta, a ben vedere - conclude la Dia - di un gruppo che, per il suo modus operandi, rappresenta l’evoluzione del modello ‘tradizionale’ di associazione mafiosa che sfrutta la fama, ormai consolidata e che non abbisogna di manifestazioni esteriori di violenza, per intessere relazioni con la politica, le istituzioni, le attività economiche al fine di imporre il proprio ‘silente condizionamento…’”.


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