La storia di Placido Andriolo: il messinese con 17mila libri
di Beatriz Alonso Cabaleiro | 07/11/2015 | ATTUALITÀ
di Beatriz Alonso Cabaleiro | 07/11/2015 | ATTUALITÀ
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Il professore Placido Andriolo, storico, docente, saggista, plurilaureato, poeta e prosatore messinese, mi riceve nella parte preferita della casa: il suo studio circondato da libri e libri. Matteo Arrigo, video maker di Messina che tempo fa ha realizzato un documentario su di lui, mi dice che la sua casa è la più grande biblioteca privata di Messina, con ben 17mila libri. Durante la sua vita ha passato notti intere a leggerli: a causa del troppo amore per la lettura, il professore ha perso gradualmente la vista e adesso è totalmente cieco. Oggi lavora con Daniela, che scrive ciò che lui detta. La sua vita è questo. Leggere e scrivere. Mi chiede il mio nome: mi presento come "Beatriz, giornalista spagnola". Comincia a recitare l'inizio della Divina Commedia di Dante. Resto stupita, 91 anni e ancora una mente così prodigiosa? Comincia a parlarmi della Seconda Guerra Mondiale: la dichiarazione fu fatta il 15 giugno 1940. Ricorda che ascoltò le parole di Mussolini nella piazza principale del suo paese, Santo Stefano di Briga. La piazza era colma di fascisti. È l'inizio di una fase che l'insegnante ricorda con dolore. All’improvviso è come se entrassse in un’altra atmosfera, come se si lasciasse trasportare indietro nel tempo; nei suoi occhi riesco a vedere quei giorni di paura, incertezza e soprattutto di fame. “Abbiamo mangiato le patate con la buccia per non buttare nemmeno un po’ di cibo. Non avevamo grano per fare il pane, lo facevamo con il mais", afferma con voce tremante. Confessa, ancora, la paura che aveva ogni volta che suonava un allarme: gli aerei arrivavano per bombardare la città e i civili correvano a nascondersi nelle gallerie dell’acquedotto che portava l’acqua a Messina. "Abbiamo passato molte ore lì... niente cibo, nè luce e acqua. Sono stati momenti molto difficili. Per mesi la città di Messina venne bombardata ogni giorno, più volte al giorno". Il professore ci tiene a sottolineare in più di un'occasione che "gli inglesi e gli americani non odiavano il popolo italiano, odiavano i fascisti italiani". L'invasione della Sicilia si concluse il 19 agosto 1943 con l’arrivo degli americani a Messina. "L’esercito americano e inglese era molto più forte", sottolinea il professore. Quando i siciliani hanno visto la quantità impressionante di mezzi e uomini che si avvicinavano, hanno avuto subito un senso di liberazione nel petto. La Sicilia era libera. I tedeschi scapparono in fretta. "Tutti parlavano finalmente di pace. I bombardamenti erano finiti". Andriolo andò a vedere subito la città di Messina liberata, tutto era stato distrutto dalla guerra. In città ha incontrato solo tre persone e un libro in mezzo alle macerie, che ha preso e ha salvato dal disastro. Gli chiedo che libro fosse. Gli luccicano gli occhi, come se ricordasse con grande nitidezza quel momento, come se potesse ancora accarezzare la copertina di quel libro. Lo cerchiamo nel punto della libreria che ci indica, la sua cecità non gli permette di farlo, tuttavia la nostra ricerca non ha successo. Sì, la sua mente è luminosa e ricorda perfettamente l'autore di quel lavoro letterario. "Il libro che ho trovato a Messina è di Guido Cavalcanti, lo conosci?”. I libri sono sacri. Mi confessa che da giovane usava fare un gioco con gli amici, il premio era una birra, il gioco era il seguente: doveva memorizzare una poesia leggendola solo una volta, e poi recitarla perfettamente a memoria. Qual era il risultato? Non ha mai pagato una birra! Dopo un minuto di silenzio comincia a recitare poesie a memoria dei suoi poeti preferiti, il suo assistente ci serve una brocca d'acqua. Questo è video della visita che ho realizzato dentro il tunnel in cui il professore Andriolo e i civili si nascondevano durante i bombardamenti.
Dopo aver risposto alla sua domanda ha continuato a parlare: "Quel giorno ho conosciuto Dwight David Eisenhower, comandante supremo delle truppe degli Alleati, che sarebbe stato in futuro il presidente degli Stati Uniti d'America. Stava osservando con il binocolo la Calabria. I tedeschi erano lì. Solo la Sicilia era stata liberata, ci sarebbero voluti ancora due anni di guerra prima che tutta la nazione fosse liberata dall'esercito fascista".
L'insegnante mi ha regalato due dei suoi libri di aforismi. "Questi libri sono scritti dalla mia esperienza. Se sei una persona giovane, non puoi scrivere aforismi. È necessario vivere a lungo". Gli chiedo se può firmarmeli. Quello è stato senza dubbio il momento più toccante del pomeriggio. Matteo mi ha aiutato a tenere fermo il libro e a guidare la mano del professore, per farlo iniziare a scrivere dal punto giusto. Operazione molto difficile per una persona senza vista, ma lui non ci ha pensato due volte. L’ho incoraggiato dicendo che stava scrivendo alla perfezione. "Con ammirazione e amore per Beatrice". La calligrafia non era sicuramente come in passato, ma il professore in quel momento sembrava essere di nuovo in grado di vedere la sua scrittura, tanta era la passione e l’amore con cui faceva scorrere la penna. Ho letto quel libro. Ho letto alcuni dei suoi aforismi ogni notte prima di spegnere la luce sul comodino. Il mio preferito finora? Uno che penso definisca la sua personalità molto bene: “Teme di viver chi di morir teme”.