Giovedì 21 Novembre 2024
Interviste ad alcuni protagonisti di "Cinemadamare" arrivati nel borgo da tutto il mondo


Le storie dei filmmaker a Roccafiorita: i sogni di fare cinema e raccontare il mondo

di Filippo Brianni | 28/08/2024 | ATTUALITÀ

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Un set a cielo aperto con 50 giovani da 21 Paesi

Per una settimana li hanno visti sgusciare tra i vicoli, giorno e notte, cercare rocce e panorami, assaltare la panchina gigante, svettare sul monte Kalfa, armati di sorrisi ed entusiasmo per “prendere la luna” con le loro telecamere. Erano i ragazzi di “Cinemadamare”, un progetto diretto dal giornalista di La7 Franco Rina. Un uomo di altri tempi, se non altro per i quotidiani sottobraccio da cui non si stacca mai mentre fornisce indicazioni ai suoi “ragazzi”. E sì, perché Cinemadamare, da 22 anni, ospita giovani filmmaker da tutto il mondo. Circa 130 in totale, quest’anno, di cui oltre 50 presenti anche all’ottava tappa, quella che il sindaco Concetto Orlando ha voluto che si svolgesse a Roccafiorita, durante la festa della Madonna dell’Aiuto. I ragazzi si sono divisi in squadre e, dopo aver esplorato il luogo, hanno scritto le sceneggiature, scelto le location, aggiunto gli attori necessari pescandoli tra gli abitanti del luogo, montato i film che sono stati proiettati domenica sera. Una ventina circa che hanno “parlato” della festa, del Santuario, la rocca che lo sorregge, dell’Etna e dell’Aspromonte che lo guardano da lontano. Hanno incollato domenica sera a quelle immagini che restituivano la meraviglia degli autori, gli occhi festosi di una piazza piena fino a tarda notte. Troppa la curiosità di vedere le storie che i filmmaker erano riusciti ad intrecciare attorno a quegli scorci di paese apparentemente muti o a quegli scorci di vita apparentemente poco interessanti. E invece, persino la suspence del thriller ha fatto il suo, negli angoli da “ghost town” che la stessa Roccafiorita oggi può guardare con occhio diverso. “Ci ha aiutato a conoscere meglio le nostre potenzialità: obiettivo raggiunto”, gongola il sindaco Concetto Orlando cui fa eco il suo vice Santino Manuli e l’assessora Emilia Mazzullo, felice per “il coinvolgimento dei nostri emigranti”. E i ragazzi, hanno restituito apprezzamento e gratitudine. 

“Gli abitanti ci hanno accolti a braccia aperte, senza aspettarsi nulla in cambio”, racconta Brenda (foto a lato), nata in Paraguay poi trasferitasi in Spagna, 24 anni, laurea in Produzione cinematografica e tanta voglia di “ripartire da dove mio padre, cineoperatore, ha dovuto lasciare quando ha avuto i figli”. Mentre il regista romano Lorenzo fa su e giù a quaranta gradi sopra zero per tutto il set – una fila di case che si affacciano in piazza – Brenda recita in costume da bagno su una terrazza del paese, perché non di sola fatica vive un film. Sogna “di viaggiare filmando; sarò soddisfatta finché a qualcuno piacerà il mio cinema”. Tutti in paese hanno notato anche Collins, chiedendosi per tutta la settimana se somigliasse di più a Thuram o a Bob Marley; domenica sera, il corto “Coraggio” di Lorenzo Marte, un toscano che anche nello stile ricorda Pieraccioni, ha svelato l’arcano: decisamente più… Bob Marley. Ma in realtà, Collins, 25 anni (foto a lato), è del Kenia e da Nairobi è decollato per partecipare a Cinemadamare. Ha la certezza che il cinema sia in grado di ispirare “una nuova generazione di fautori del cambiamento in Africa, creando nuove opportunità”, ed è per questo che sogna di raccontare “storie africane autentiche e stimolanti per tutto il continente africano”. E poi c’è chi ha visto Anna, 23 anni (foto sotto), occhi azzurri e sguardo uguale, nel cofano sbilenco di una vecchia Panda armeggiare con una macchina fotografica. Per lei il cinema ha anche il dovere di “mostrare la verità di ciò che succede alle persone reali a causa della guerra”. E sa di cosa parla. Sa cosa sia la realtà quando tempi e luoghi sono scandite dalle bombe. È di Kiev, lei. E per lei, tutto quello non è un film. Nel marzo 2022 ha dovuto lasciare il suo paese per la guerra e andare ad Hannover. Sorride, però. Scherza, ma non troppo, sulla penuria d’acqua e soprattutto spera “di diventare una direttrice cinematografica”. Magari filmando scene di pace. 

A Roccafiorita hanno notato anche Matteo incantarsi di fronte alla chitarra dell’empedoclina Beatrice Gucciardo durante Kalfaracconta e poi incantare col film “Matherland”, grazie violino di Caterina Scarpelli e la poesia di un suo conterraneo albanese, Dritero Agolli che parla di distacco ma anche del “peso del pane, dell’arte e di tutto”. Lasciare casa per l’arte. E per il pane. Mentre un violino soffia su un’altura, verso est. Oltre l’orizzonte c’è l’Albania…

A vincere il “weekly competition” di Roccafiorita è stato Pablo Mattarocci, nome ispanico, cognome italiano ma in realtà lui è tedesco. Ha vinto con un titolo eloquente, “Munnu bampatu”, recitato magistralmente dal brasiliano William Consolato (premiato come miglior attore) ma anche dal “fioritano” Pippo Russo. Il film è dedicato al migrante indiano Satnam Singh ed è ispirato alla sua storia anche se qui, grazie alla ribellione del “caporale” Pippo Russo, il lieto fine c’è. Premio per migliore sceneggiatura all’italiano Davide Casale per “Miraculu fu”, ironico spaccato sulla settimana vissuta anche con l’emergenza idrica, “tra fede e tecnologia”. Per il film “An act of faith” (un film sull’integrazione che parte della “tradizione” siciliana delle teste di moro) il premio per il suono (al libanese Antoine Kassi), fotografia e montaggio del francese Edouard Lemiale. Lunedì mattina i ragazzi sono ripartiti per Fiuggi, nona tappa. Ma Orlando è certo che la relazione tra Roccafiorita e il cinema non sia ai titoli di coda, semmai ancora soltanto al titolo.


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