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Legambiente: "Il crollo del lungomare di Santa Teresa non è colpa della mareggiata"
di Redazione | ieri | ATTUALITÀ
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Una delle piazzette crollate
Sul crollo del lungomare di Santa Teresa di Riva è intervenuto l’Osservatorio erosione spiagge di Legambiente Nebrodi: «Come da copione si imputa sempre alla violenza delle onde il crollo di strade lungomare realizzate distruggendo le dune od occupando pezzi di spiaggia - esordisce l’organismo - lo stesso copione prevede che questi eventi si definiscano “calamità naturali”: ma è davvero così oppure si tratta del risultato di comportamenti sbagliati e di veri e propri azzardi sfidando le leggi naturali? É l’uomo che si è avvicinato pericolosamente al mare, invadendone lo spazio naturale e alterando i delicati equilibri di formazione delle spiagge». L’Osservatorio erosione spiagge ricorda come l’arenile santeteresino sia classificato a rischio elevato R4 ed pericolosità P3 nel Piano per l’assetto idrogeologico, contestando come in questi anni si sia consentito l’ampliamento delle strutture occupando la residua spiaggia e non solo. «Il litorale di Santa Teresa di Riva, come tutte le spiagge dei comuni della fascia costiera della nostra provincia, da tempo è interessato dall’erosione e ben si conoscono le cause, ma nulla è stato fatto per eliminarle - si sostiene - ci riferiamo alle piazzette sporgenti che occupano la spiaggia e fanno da barriere riflettenti contro le quali le onde vanno a sbattere provocando danni e trascinando via quella sabbia, quei sedimenti che sono la base per la formazione delle spiagge. La causa non è delle mareggiate (che ci sono sempre state) ma di chi ha consentito di occupare aree di pertinenza del mare». Legambiente sottolinea come questo non sia l’unico caso di urbanizzazione della fascia costiera spinta fin sulla battigia, aggiungendo che la pratica è assai diffusa sia sulla costa jonica che su quella tirrenica, e prosegue come se fosse il mare a doversi adeguare alla brama di occuparne gli spazi: «Dobbiamo accettare il fatto che l'azione distruttiva delle onde appartiene alla dinamica naturale - conclude l’Osservatorio erosione spiagge - e che i suoi effetti non si possono definire “calamità naturale" perché si tratta, invece, di una grave ed irresponsabile sottovalutazione di un rischio evidente e riconosciuto. Su quasi tutta la costa della provincia si è costruita una barriera rigida che impedisce l’espansione delle onde e quando si determinano queste condizioni il mare si prende comunque il suo. E’ l’uomo che deve adattarsi a questa realtà, con intelligenza e con rispetto per gli elementi naturali».