Limina, da gioiello a campo di erbacce: lo stadio da calcio abbandonato nel degrado
di Filippo Brianni | 17/05/2020 | ATTUALITÀ
di Filippo Brianni | 17/05/2020 | ATTUALITÀ
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L'impianto sportivo sommerso dalle erbacce
Non sarà la Città Eterna, ma nel suo piccolo anche Limina ha ora il suo… campo dei fiori. È lo stadio (o tale fu) “Avv. Filippo Saglimbeni”, ridotto ormai ad un prato a vegetazione spontanea, variopinta e variegata, cardi compresi, peraltro ben chiuso da lucchetti, in modo da assicurarsi che nessuno entri a scerbare. Visto dall’alto, un vero spettacolo della natura, se non fosse che quella struttura, tra le più belle e ammirate della riviera, costò circa un milione di euro e dovrebbe servire per giocare al calcio. Oltre che per area utilizzata dall’elisoccorso in caso di necessità. Venne realizzato dalla prima Amministrazione comunale guidata dal sindaco Marcello Bartolotta, che scovò per l’80 per cento dei soldi necessari tra i residui dei fondi di “Italia 90”, grazie ai quali sorsero tribune per locali e ospiti, angolo bar, spogliatoi e soprattutto un campo invidiabile, con erba naturale, che l’allora assessore Albino Saglimbeni curava quotidianamente come fosse il giardino di casa. Un impianto adatto anche per i professionisti, tanto che Saglimbeni sognava di portarci squadre blasonate e magari ritiri; sognava, soprattutto, insieme a Joe Puglia, l’emigrato che dagli Usa ne aveva assunto la presidenza, di portare il Limina più in alto possibile. Del resto si era al culmine di una cavalcata sportiva, che Albino Saglimbeni aveva avviato negli anni ’80 , proprio con l’Avv. Filippo Saglimbeni – cui venne poi dedicato lo stadio – con quindicenni locali di cui ancora in paese si narrano le gesta. Dalle punizioni di Filippo Chillemi alle prodezze in porta di Sebastiano Occhino, passando per il funambolico Carmelo Puglia e la grinta di alcuni difensori dal calcio… robusto. E di uno di loro, Sebastiano Miano, le gesta si narrarono anche oltre Limina. Perchè quell’adolescente capitano dal senso tattico perfetto, che di testa anticipava pure i portieri e chiedeva varchi e riapriva contropiedi con le sue lunghe leve, salpò tra i professionisti, vestendo le maglie, tra l’altro, di Ancona, Sassuolo, Grosseto, Giulianova ed ancora oggi allena in Toscana. Quei ragazzini, vittoria dopo vittoria, campionato dopo campionato, issarono Limina fino alla Promozione. Insomma col nuovo stadio, Limina sembrava aver trovato l’impianto all’altezza dei sogni che aveva. Ciò anche quando la Ss Limina cedette il passo ad un nuovo sodalizio, la Liminese di Antonio Puglisi, che la domenica riempiva il “Saglimbeni”. Poi il risveglio. Traumatico. Niente più calcio in un paese in cui i bambini crescono a San Filippo e pallone. E così, là dove c’era l’erbetta, ora c’è quel desolante scenario che abbiamo fotografato proprio il giorno del compleanno di Albino Saglimbeni, certi di avergli fatto regalo sgradito. A completare il quadro, l’impianto di calcetto di via dei Martiri di Bologna, anche quello un fiore all’occhiello della prima Amministrazione Bartolotta che ora richiederebbe interventi. Per lo stadio, nel 2017, l’Amministrazione ha presentato un progetto di manutenzione straordinaria da 340mila euro, che è stato finanziato dal Coni: previsti interventi migliorativi in tutto l’impianto, la rigenerazione del terreno di gioco del campo da calcio in erba naturale, lavori nel corpo spogliatoi, negli accessi e nelle aree circostanti con adeguamento alla normativa vigente. Attualmente l’iter procedurale è giunto al 35% e dopo l’approvazione del progetto esecutivo lo scorso gennaio da parte della Giunta comunale, sono in corso le procedure per il rilascio della congruità tecnico-economica dal Coni per la stipula dell'accordo con il Comune e il successivo appalto dei lavori. In autunno, tolte le mascherine, a Limina ripartirà la campagna elettorale per il rinnovo delle cariche al comune. Certamente il calcio sarà al centro delle promesse dei vari contendenti: se sono fiori fioriranno, anzi sono fioriti già, se son palle...