Limina festeggia San Filippo con le lacrime sul viso: la pandemia non ferma la devozione
di Filippo Brianni | 09/05/2020 | ATTUALITÀ
di Filippo Brianni | 09/05/2020 | ATTUALITÀ
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La statua del santo sul portale della chiesa
Una festa con lacrima sul viso quella che si appresta a vivere Limina per il suo San Filippo d’Agira. Eh sì, perché il Covid-19 ha messo in… quarantena pure il loro Santo, che quest’anno non “fiumerà” di corsa la via Garibaldi fino a “nto chianu”, non si arrampicherà sulle spalle sudate dei fedeli fino a Calvario, e non ci saranno i “giretti”, a simboleggiare la vittoria sul demonio, sulle note della “Bersagliera”. Sarà una festa che festa vera e propria non è. Ma comunque, in qualche modo, ci sarà. E grazie ad altoparlanti e Facebook consentirà a tutti di prenderne parte. Soprattutto agli emigranti, che hanno spostato le loro prenotazioni per agosto, quando si spera ancora di fare qualcosa in più. Già stamattina il primo atto, con San Filippo sul portale della propria chiesa, affacciato sull’omonima piazza, di solito stracolma fino all’inverosimile per la festa, stavolta spoglia e transennata come dopo una catastrofe. Ferita. Ci saranno comunque le messe, oggi alle 18.30, domani alle 11, lunedì alle 10 e martedì alle 11.30 e alle 19. A porte chiuse, però, trasmesse sui social network. Tanto spazio anche per la preghiera individuale in chiesa, ma con restrizioni già annunciate dal manifesto siglato dal parroco don Paolino Malambo: niente assembramenti sul sagrato, ingressi in chiesa individuali gestiti dal comitato, con mascherine e guanti e, soprattutto, divieto di toccare e baciare la statua e la vara. Uno sguardo, nostalgico, e via, dunque. Un clima surreale dunque, in un paese in cui San Filippo a maggio è qualcosa di una sacralità religiosa e popolare difficile persino da comprendere. In tre sole occasioni non è “uscito”: nel 1938, non si sa bene il motivo, e poi durante l’infervorarsi della Seconda Guerra mondiale, nel 1941 e 1942. Per il resto, nulla ha mai fermato la festa ed i liminesi dal celebrare secondo il loro copione collaudato: l’11 mattina la bomba ed il pellegrinaggio a Murazzo; il 12 la processione solenne in paese; la settimana successiva l’Ottava, con i riti particolarissimi carichi di simbolismo religioso. Anche nella vicina Roccafiorita, la festa sarà limitata alle funzioni religiose a porte chiuse ed alla preghiera individuale con restrizioni. I fedeli promettono comunque che dai balconi riecheggerà il motto legato al Santo: “cu cchiù beni lu voli, cchiù forti lu chiama, Viva San Fulippu!”. Anche se non sarà la stessa cosa…