L'omaggio di Casalvecchio e Letojanni a mons. Mario D'Amico: forgiò i fedeli per 60 anni
di Andrea Rifatto | 26/01/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 26/01/2020 | ATTUALITÀ
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La celebrazione nella chiesa di Sant'Onofrio
Per sessant’anni si dedicò incessantemente alla vita parrocchiale e sociale del paese, rappresentando un punto di riferimento e forgiando intere generazioni di casalvetini. E proprio i suoi parrocchiani hanno voluto omaggiarlo a 25 anni dalla dipartita, che lasciò un vuoto in tutta la comunità. Casalvecchio Siculo non ha dimenticato monsignor Mario D’Amico, nato a Letojanni il 2 marzo 1910 e parroco del piccolo borgo collinare della Val d’Agrò dal 1935 al 24 gennaio 1995, data della sua morte. Venerdì pomeriggio si è tenuta nella chiesa madre una commemorazione organizzata dalla Parrocchia di Sant’Onofrio Eremita e dall’Amministrazione comunale: a Casalvecchio è giunto anche il vescovo ausiliare, monsignor Cesare Di Pietro, che ha presieduto una solenne celebrazione eucaristica insieme all’attuale parroco, padre Alessandro Malaponte. Un momento per ricordare la figura di don Mario, come lo chiamavano i fedeli, che da arciprete prima e monsignore poi governò la Parrocchia lasciando un ricordo indelebile, impegnandosi anche per l’abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò. Una figura, come hanno sottolineato il parroco e il sindaco Marco Saetti, che rivestì grande importanza per il paese educando intere generazioni di ragazzi. Tante, ancora oggi, sono le testimonianze del suo operato. Alla celebrazione a Casalvecchio, dove erano presenti anche il vicesindaco Antonino Santoro, l’assessore Giuseppe Moschella, la presidente del Consiglio comunale Emanuela Triolo, il consigliere Carmelo Saglimbene e il comandante della Polizia metropolitana Antonino Triolo, ha partecipato pure l’assessore Teresa Rammi del Comune di Letojanni, luogo natio di monsignor D’Amico. Nell’occasione è stata presentata la ristampa di un libretto scritto dall’allora parroco nel 1970, “Vita di Sant’Onofrio re di Persia, glorioso patrono di Casalvecchio Siculo”, la cui riedizione è stata curata da Giovanni Di Bella. Da Casalvecchio a Letojanni, dove ieri mattina si è tenuto un momento di preghiera nel cimitero davanti alla cappella in cui è sepolto Mario D’Amico, con la partecipazione di una delegazione di casalvetini guidata dal sindaco Saetti e da padre Malaponte, alla presenza del parroco letojannese don Pino Gentile, dell’assessore Teresa Rammi e della vicepresidente del Consiglio comunale Francesca Gullotta. “Don Mario D'Amico gestì abilmente e tenacemente la parrocchia di S. Onofrio, dando spazio ai giovani che in quel periodo di ristrettezze economiche e difficoltà di ogni genere trovavano nell'azione cattolica il loro naturale "rifugio" spirituale – ricorda l’ex sindaco di Casalvecchio Nino Calabrò (dal 1990 al 1994) nel suo libro ‘Casalvecchio nei ricordi’ – fu uomo dai molteplici interessi culturali, latinista, cultore della musica sacra e del teatro dialettale, specialmente negli anni della rinascita socio-politica, dopo i dolori della guerra. Insieme al sindaco, al maresciallo dei Carabinieri, al medico condotto e al farmacista fu un punto di riferimento per l'intero paese. Il modo con cui don Mario si rivolgeva ai bambini, agli adolescenti e ai giovani era quello che faceva leva sulla ‘sperimentazione’: nessun discorso, infatti, fece mai in maniera astratta e slegato da concreti esempi di vita. Come tutti i preti di quel tempo non esitava a manifestare con eclatanza la sua avversione verso le novità dissacranti che provenivano dal mondo laico, per cui non ammetteva, almeno fino agli anni '50, che la domenica entrassero in chiesa donne che avessero abbigliamento un po’ più appariscente, oppure, ancora, che le canzonette si spingessero più in là di quello che stabiliva la "morale" cattolica. Quando, sessant'anni dopo il suo arrivo a Casalvecchio, ebbe su di lui sopravvento la malattia, un intero popolo lo accompagnò alle porte del paese, per restituire le sue spoglie all'amata Letojanni, dove oggi riposa nel piccolo cimitero, aperto verso lo Jonio e i lidi di quella Grecia classica che tanto lo appassionava, fino al punto da farlo distinguere come fine dicitore tra i fini dicitori, indagatore dell'etimologia della parola, cultore della Storia”.