Mafia, le mani di Cosa nostra si estendono su Jonica e Alcantara e inquinano l'economia
di Andrea Rifatto | 21/01/2020 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 21/01/2020 | ATTUALITÀ
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La mappa del clan
La presenza del clan mafiosi catanesi permane in maniera forte in provincia di Messina, condizionando molti settori inquinati da Cosa nostra. Il quadro aggiornato al primo semestre del 2019 è delineato nell’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, inviata al Parlamento. Nel territorio di Messina è documentata la sussistenza di legami tra la criminalità organizzata locale e quella catanese: gli esiti delle attività giudiziarie hanno rivelato, infatti, presenze della famiglia Santapaola-Ercolano nella città di Messina, consentendo di effettuare anche sequestri di importanti patrimoni riconducibili a personaggi considerati affiliati proprio al sodalizio catanese. Il territorio dove è più pervasiva l’influenza delle consorterie catanesi è comunque la fascia jonica, dalla periferia sud di Messina fino al confine con la provincia di Catania. È qui che le consorterie etnee, in particolare la famiglia Santapaola-Ercolano e i clan Cappello e Laudani, estendono i propri interessi grazie a personaggi del luogo fidelizzati. Secondo la Dia il primo clan, tramite Pietro Oliveri più noto come “Carmeluccio”, reggente del clan Brunetto dopo la morte del capoclan Paolo nel 2013, continua a esercitare la propria influenza nella valle dell’Alcantara e sui comuni di Giardini, Taormina, Letojanni, Gaggi, Francavilla, Malvagna e Castiglione (Ct); i Laudani, tramite Paolo Di Mauro, detto ‘u Prufissuri, hanno esteso la loro influenza su Malvagna, Mojo, Giardini, Roccella Valdemone e Taormina; il clan Cappello, il cui referente jonico è Antonino Cintorino, opera invece a Taormina, Gaggi, Francavilla, Malvagna, Letojanni e Giardini. Nel semestre in esame la Dia segnala alcuni elementi di novità, con riferimento all’estensione criminale e all’operatività dei sodalizi catanesi, rilevate in note località turistiche del litorale jonico, ossia Taormina e Giardini Naxos, come si è registrato nell’ambito dell’operazione “Isola bella” della Procura della Repubblica di Catania, che ha permesso di ricostruire le dinamiche estorsive e vessatorie perpetrate da affiliati alle consorterie catanesi dei Cappello e dei Santapaola-Ercolano, anche mediante propri emissari e alleati messinesi, ai danni degli operatori turistici locali che propongono le escursioni in barca e il noleggio di piccole imbarcazioni da diporto, finalizzate a limitare le loro attività a vantaggio di affiliati alle consorterie etnee che si erano inserite nel settore, interessate ai redditizi guadagni senza entrare in conflitto tra loro. Operazione che a giugno del 2019 ha portato la Guardia di Finanza a eseguire un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 31 persone, parte affiliate al sodalizio dei Cintorino, articolazione territoriale del clan Cappello, e parte affiliate alla famiglia Santapaola-Ercolano, responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intestazione fittizia, usura, rapina, detenzione e spaccio di stupefacenti. Con lo stesso provvedimento è stato sottoposto a sequestro preventivo un patrimonio societario del valore complessivo di oltre un milione di euro, tra cui un bar, due lidi di balneazione e attività per il noleggio di imbarcazioni da diporto. Le tradizionali attività criminali dell’estorsione continuano ad esprimere la tendenza ad esercitare il controllo del territorio: tra i dati del semestre, nel territorio della provincia, relativi ai danneggiamenti e incendi ai danni, in particolare, delle attività commerciali, vengono citati l’incendio di un furgone di un’impresa di produzione e distribuzione di gas in bombole avvenuto il 23 aprile 2019 a Taormina e l’incendio di uno stabilimento balneare verificatosi il 27 giugno 2019 a Giardini Naxos. Nella relazione si citano anche le operazioni “Good Easter” e “Fiori di Pesco” condotte dai Carabinieri della Compagnia di Taormina, rispettivamente nell’aprile e nel novembre 2017, mediante le quali sono emersi collegamenti tra il gruppo Brunetto e la famiglia catanese dei Santapaola. Nell’agosto 2018, inoltre, gli esiti di altre indagini hanno comprovato che il sodalizio dei Ragaglia-Sangani era una promanazione del clan Laudani e che il gruppo dei Cintorino è collegato ai Cappello di Catania.